Da due settimane, e non mancherò certo la prossima, se gli impegni vari me lo permettono, non manco di vedere in Tv la tappa del Giro d’Italia 2021.
Domani, lunedì 24 maggio, sarà la volta della tappa con arrivo in alta montagna a Cortina d’Ampezzo. I corridori saranno chiamati a affrontare una ennesima immane fatica con previsioni meteo che parlano di pioggia durante buona parte del percorso e pioggia mista a neve negli ultimi chilometri prima dell’arrivo. Passo Pordoi, Cima Coppi, nomi di luoghi che evocano un ciclismo eroico, ma che ancora oggi vestono di epicità le imprese dei giovani atleti professionisti che danno gambe, cuore e anima per vestire anche per un solo giorno la maglia rosa.
Quest’anno più che mai risultano emozionanti le immagini del Paese che scorrono sul video ogni giorno, sia che si tratti di normali tappe di pianura che di quelle impegnative in altura. Minimo comune denominatore la meraviglia. La meraviglia di un Paese che è riduttivo definire meraviglioso.
Inevitabile che lo sguardo dello spettatore vaghi tra le immagini dei corridori alle prese con fatica e tattica e lo splendore di paesaggi che siano di pianura verde, di laghi, fiumi, città d’arte o piccoli borghi più o meno famosi.
Nel tratto non breve di vita vissuta, ho avuto la fortuna di visitare parecchi posti nel mondo anche molto belli, ma niente di paragonabile alla ricchezza paesaggistica, monumentale e culturale dell’Italia. E che dire dei racconti dei commentatori Rai che riguardano appunto le storie di cultura ambientate nei posti attraversati dal Giro; quando apprendi incredibili aneddoti e pezzi di vita vissuta da Dante o Virgilio, da Michelangelo o Leonardo da Vinci, oppure scopri che la meravigliosa città di Mantova nel XII secolo fu dotata di un sistema di difesa che allora, mediante artificiose deviazioni del fiume Mincio, fu (ri)creata come un’isola artificiale per difenderla dagli assalti dei nemici e oggi resta in parte circondata da specchi d’acqua di origine antica ma in larga parte artificiale.
Non si può, almeno credo, assistere a questo spettacolo, seppure dal divano di casa, senza provare, oggi più che mai, una emozione enorme che ci spinge a realizzare una forma di pensiero ottimista per il nostro Paese chiamato alla prova durissima che lo aspetta, che ci aspetta per produrre e realizzare quella auspicata ripresa che dovrebbe condurre l’Italia verso un nuovo Rinascimento.
Quegli attrezzi di cui l’Italia, unico Paese al Mondo, dispone: Mare, fiumi, laghi, montagne, paesaggi, Monumenti, teatri, basiliche, anfiteatri, templi antichi, ma anche la musica classica e operistica, non possono che proiettarci verso un futuro migliore del passato che ci lasceremo alle spalle, quello vissuto da ciascuno di noi e che, specie negli ultimi decenni, ha fatto diffondere il senso di impotenza e sfiducia nei confronti di qualunque cosa o peggio di chiunque.
Di qualunque cosa si parli, che sia un’opera strutturale o l’evoluzione digitale, un risanamento idrogeologico o un ripensamento di tematiche che attengono la scuola, sono sempre più le voci a dir poco critiche se non disfattiste che non quelle possibiliste o ottimiste.
Per formazione culturale e credo politico in senso lato, maturato dall’epoca del Liceo, attraverso il sessantotto, l’Università, l’epoca del terrorismo fino ai nostri giorni, mai sono stato attratto dall’idea del cosiddetto “uomo forte al comando” e nemmeno adesso lo sono.
Constato però che le vicende politiche italiane in contingenza pandemica hanno portato alla Costituzione di un Governo che da poco più di tre mesi è guidato da una persona come Mario Draghi cui si potranno certamente muovere alcune critiche sul suo operato in passato, ma non si può non considerare l’enorme autorevolezza e competenza – unita al costante basso profilo – che Egli rappresenta in Europa e nel mondo.
Tutto questo, al netto delle enormi difficoltà di tenere insieme una maggioranza a dir poco eterogenea, mi porta a esser fiducioso per questo futuro straordinario che ci aspetta.
Certo perché l’Italia, è bene che se ne sia consapevoli, non sarà più la stessa nel breve volgere di pochi o pochissimi anni.
È essenziale che tutti i cittadini ne siano consapevoli e si profondano ognuno per il pochissimo, poco o tanto che potranno, per far sì che ai nostri figli o nipoti si lasci un Paese migliore di quello che abbiamo vissuto noi e che di certo potremo pure noi godere se il nuovo Rinascimento sapremo contribuire a crearlo in un Paese che, forte proprio di quelle ricchezze citate prima, parte con un vantaggio, cui va unita la creatività di un popolo unico per questo, incolmabile per qualunque altra Nazione e che potrà fare raggiungere all’Italia delle vette oggi inimmaginabili. E la consapevolezza e il ruolo che ciascuno potrà ricoprire parte dall’evitare di diffondere messaggi sempre e soltanto di imminente disastro.
Nel giorno della commemorazione del Dott. Falcone – che ebbi il privilegio di conoscere – della Sig.ra Morvillo e degli uomini della sua scorta, mi piace immaginare che lui, il Dott. Giovanni, prova oggi a incoraggiare gli Italiani, giovani, meno giovani e vecchi a abbandonare inutili lamentele e disastrosi presagi, lanciando quel tipo di messaggi che gli furono propri anche nel periodo in cui era consapevole dei rischi per la sua vita che l’impegno profuso gli procurava.
Proviamo a unirci nello sforzo di realizzare ora #whtaeverittakes.

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