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#ILPOPOLODELLESNEAKERS, appello al voto

Siete consapevoli che quel mondo, quella comfort zone cui siete abituati, non possano mai esser messi in discussione? 

Contrariamente a quanto stanno facendo non pochi leader e candidati a tutti i livelli, non contravverrò all’obbligo di silenzio elettorale seppure mi preme parlare appunto delle elezioni cui siamo tutti chiamati a partecipare in questa prima Domenica di autunno.

Le mie considerazioni nascono dal basso, talmente basso che ….parlerò di scarpe! E tuttavia queste nascono da una riflessione che mi è nata diversi mesi fa, diciamo da epoca immediatamente successiva alla invasione russa della Ucraina.

Per quanto si possa, come il sottoscritto, esser costantemente dedito a una quanto più possibile ampia informazione, le immagini, dalla fine dello scorso febbraio al cospetto delle quali ci hanno messo tutti i servizi e le trasmissioni televisive, hanno suscitato in me delle sensazioni che sempre più, e vieppiù oggi alla vigilia dell’appuntamento elettorale, mi appaiono degne di ogni seria considerazione.

Conoscevamo poco, credo, dell’Ucraina e del suo popolo, dello stile o del tenore di vita, ma in qualche modo, complici le squadre di calcio o qualche giocatore militante in squadre europee o qualche gruppo musicale, ci eravamo fatti un’idea di un Paese abbastanza integrato nello stile di vita europeo scevro dalle logiche (!?) da dittatocrazia cui ancora Putin costringe il popolo russo. 

E quelle immagini cui facevo riferimento hanno confermato quell’idea che ci eravamo fatti. Strade, palazzi, negozi di griffe famose e non, ristoranti e bar all’aperto molto frequentati, automobili moderne di tutte le marche e tipi.

E poi la gente, i ragazzi specialmente, tanti ragazzi da far pensare che la crisi demografica non abbia coinvolto quella Nazione, vestiti come i nostri, Jeans sdruciti (si chiamano così o in qualche altro modo quelli con i buchi dappertutto?) e sneakers. Sì quelle che noi anziani chiamavamo scarpe da ginnastica e che pure noi di altra epoca siamo ormai abituati a indossare anche con abiti eleganti.

Non farò qui riflessioni sulla guerra che Putin ha portato lì in nome di una “operazione Speciale” che non ha mai – e come avrebbe potuto ? – spiegato cosa realmente significasse e che ci ha costretto e ci costringe a vivere una dimensione che mai ci saremmo immaginati di vivere.

E tuttavia oggi mi vengono in mente altre situazioni che fanno parte della terribile quotidianità internazionale.

La situazione in Iran con le proteste delle donne, a dire il vero aiutate anche da tanti giovani uomini, che si strappano lo hjhab dai capelli che si tagliano pubblicamente in piazza, l’assalto militare ai danni di una scuola nel Myanmar di due giorni fa dove sono rimasti uccisi dei bambini, la situazione libanese che è precipitata a tal punto dal registrare episodi di assalti armati alle banche da parte di privati e comuni cittadini cui non viene permesso di ritirare i propri risparmi in banca specialmente se in valuta estera, visto che la moneta libanese vale quanto la carta straccia.

Potrei continuare con Iraq, Libia, Congo e la lista purtroppo potrebbe continuare. Ma non pensiamo che queste situazioni coinvolgano sempre e solo Paesi lontani del Medio Oriente o dell’Africa o che patiscono la realtà di economie da sempre incerte. Scopriamo in questi giorni che  alcuni di questi Paesi sono produttori e venditori – anche all’Italia – di energia sotto diversi aspetti e forme, quell’energia che tanto ci crea preoccupazione e allarme per le conseguenze della guerra di Putin.

Per restare in Europa, basti pensare all’Ungheria o alla Polonia dove in nome di una tutela di confini o “razze” si conculcano alcuni di quelli che ormai consideriamo dei diritti acquisiti e inalienabili.

Consideriamo gli USA come la fucina di ogni democrazia, mentre in quegli StatiUniti si perpetra ancora il culto delle armi o – notizia di oggi – si è ripreso, dopo una pausa più o meno volontaria, con le esecuzioni capitali.

Per ultimo mi viene in mente l’immagine di molte prime pagine dei giornali di oggi che riproduce la povera Saman uccisa dal padre per recuperare l’onore perduto a causa della figlia che non voleva sposare il marito che le sarebbe stato imposto.

Ecco di nuovo mi ha colpito il fatto – ma come poteva essere altrimenti ?! – che Saman in quella foto che la ritrae mentre dà un bacio al suo ragazzo indossa le sneaker bianche di una nota marca.

Mi avvio a concludere e desidero con tutto il cuore rivolgermi ai giovani, ai ragazzi che pure come noi sono chiamati alle urne in questo momento e che, giustamente, legittimamente, allorché gli se ne offre l’occasione, vanno ripetendo quanto poco siano considerati dal panorama politico e quanto siano spinti verso l’astensione.

Agli astensionisti in genere e ai giovani in particolare rivolgerò una domanda: Ma siete così sicuri che il nostro Paese sia per sempre scevro da pericoli di ritorno indietro nel campo dei diritti, parlo di ogni diritto non solo quelli della persona? Siete consapevoli che, aldilà dei proclami elettorali e delle promesse, quel mondo, quella comfort zone cui siete abituati non possano mai esser messi in discussione? 

Ecco vi invito a pensare a quel popolo delle sneakers a tutte le latitudini che, magari a poco a poco e per mano di qualche autoproclamatosi tutore di qualcosa, ha visto la propria vita stravolta in un modo che non sarebbero neppure loro riusciti a immaginare negli anni venti del ventunesimo secolo.

Coltivo le mie idee, ma sarò naturalmente rispettoso del risultato delle urne cui vorrei e auspico che in qualunque modo vorrà contribuire il giovane popolo delle sneakers.

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