Non so se possa definirsi un sentimento, ma di sicuro c’è una percezione forte che alberga nella mente della stragrande maggioranza dei siciliani ed è la INELUTTABILITÀ.
La convinzione che nulla che sulla carta potrebbe costituire una chance di lavoro, di riscatto, di crescita possa risultare vantaggioso per se stesso o per i propri cari. Cresciamo, i siciliani, nella indelebile convinzione che se apprendiamo di una possibilità, di quelle che vengono offerte al popolo italiano dallo Stato centrale o specificatamente al popolo siciliano dal Governo Regionale, questa resterà una promessa probabilmente non mantenuta, ma di sicuro, ove mantenuta, sarà appannaggio di qualche conterraneo che può godere di percorsi facilitati a cominciare da una informazione corretta sullo strumento offerto fino al conseguimento del risultato.
E a poco vale il livello culturale via via raggiunto da chi, prima adolescente che cresce ascoltando tra le mura domestiche quanto questa percezione sia vissuta dai propri genitori e poi adulto seppure mediamente o più attrezzato culturalmente, si convince di quella ineluttabilità che vive come una condanna inflitta forse a tutta la popolazione meridionale ma di certo ai siciliani.
Non sono personalmente scevro da questo sentimento che però, in epoca relativamente recente, ha fatto posto alla convinzione che questo tipo di percezione frustrante possa trarre origine nel tempo anche da una sorta di pigrizia, di abitudine a dar per scontato che nulla si possa cambiare.
Trovo anche che chi come il sottoscritto spende una parte – piccola o grande la si voglia considerare – della propria vita nell’impegno politico inteso come sforzo teso al bene comune, ha il preciso dovere di profondere altrettanto sforzo nel tentativo di estirpare questa percezione, cominciando con l’informarsi e informare quanti più cittadini è possibile circa le opportunità che il ceto politico rappresentato dai governanti di qualunque area politica offre via via ai cittadini.
La mancata crescita di un territorio, che sia una città di grandi, medie o piccole dimensioni o di un piccolo paese di provincia, dipende certo dalla legislazione penalizzante che da più di un decennio pone baluardi insormontabili o quasi agli Enti Locali, dipende altrettanto o forse più dalla mancata visione futuribile degli amministratori locali troppo spesso preoccupati di gestire l’ordinarietà foriera di facile consenso piuttosto che immaginare un futuro di sviluppo, ma trova terreno fertile in quel sentimento di ineluttabilità che spinge e costringe – quasi inconsapevolmente – soprattutto i giovani a pensare di non poter far nulla per elevare il proprio status e contribuire a realizzare il sogno di un territorio, quello in cui sono nati e sentono di appartenere, che sappia crescere, individuando una o più strade che possano condurlo fuori da quella situazione percepita, in forza della quale o si è destinati a un continuo degrado o a far le valigie, certi che durante le future periodiche visite ai parenti non resterà loro che constatare quell’imprescindibile degrado.
Mi viene in mente come nel territorio in cui vivo – che è il medesimo della maggior parte dei lettori di questo Giornale e di questa rubrica – una delle attività produttive preponderante è quella della agricoltura destinata alla produzione di frutta e ortaggi di assoluta eccellenza, quel tipo di produzione che oggi si definisce di eccellenza o di nicchia. E questa produzione di eccellenza non è razionalizzata nel senso da farne un volano di crescita per gli individui e per il territorio.
Rammento a me stesso come pochi anni fa cercai di coinvolgere e interessare alcuni giovani agricoltori conosciuti personalmente alle possibilità di crescita imprenditoriale che erano offerte dalla Legge nazionale conosciuta e anche adeguatamente pubblicizzata come “Resto al Sud”, legge che offriva possibilità di finanziamenti agevolati per giovani under trenta o poco più che volessero da soli o insieme ad altri coetanei – nel senso di rientranti nella fascia di età beneficiaria – allestire una attività imprenditoriale, e particolare attenzione era riservata dalla legge alle attività connesse all’agricoltura. L’attività consulenziale connessa non rientrava nelle mie competenze professionali, quindi mi limitai a suggerire e spiegare lo strumento e consigliare di rivolgersi a professionisti del settore. Credo riuscii a incuriosirne due o tre e probabilmente uno di loro ha realizzato il suo progetto.
Sono di questi giorni due notizie che hanno attratto la mia attenzione e di sicuro vanno nella direzione di sviluppo dei territori, auspicabile, in un momento storico che paradossalmente potrebbe rivelarsi più favorevole che mai, visto lo sforzo che l’Europa e l’Italia stanno indirizzando in quella direzione.
Il 20 marzo scorso, in occasione del convegno nazionale dei delegati e volontari del FAI il Ministro dei Beni Culturali Franceschini si è così espresso: “Ciò che prima poteva essere solo un obbligo, recuperare beni che rischiamo di perdere per sempre, oggi diventa una grande risorsa economica”. Con questo intento lo stesso Ministro si è impegnato a stanziare seicentocinquanta milioni di euro per il patrimonio costituito dalla cosiddetta Edilizia Rurale – casali, rustici, depositi agricoli in disuso – incoraggiando l’iniziativa privata senza particolari vincoli d’uso. Egli stesso ha ipotizzato la trasformazione in agriturismi, ristoranti, sedi aziendali, specialmente nel settore dell’agricoltura di eccellenza.
E questo nell’ottica appunto di rafforzare le economie rurali locali e tutelare un patrimonio culturale immateriale fatto di tradizioni e saperi contadini, incentivando la ripresa del turismo a partire dai piccoli centri (a un miliardo di euro ammonterebbe non a caso lo stanziamento previsto dal Recovery Plan per aiutare i borghi delle aree interne).
Nelle stesse ore l’ANAS ha pubblicato un bando per l’assegnazione gratuita di 100 case cantoniere in tutto il territorio nazionale che dovranno essere destinate ad attività ricettive di qualità e funzioni complementari come ristorazione, bar o punti di ristoro con un focus specifico sulla promozione di prodotti tipici locali.
Dal bando sono individuati in Sicilia solo tre siti, ma nelle intenzioni espresse dai responsabili di massimo livello dell’ANAS si legge chiaramente di come si intenda estendere quanto più possibile l’iniziativa.
Questi sono solo due esempi di quelle chances offerte e che i nostri giovani dovrebbero sfruttare per quell’obiettivo di crescita del proprio territorio che in un domani più vicino di quanto si pensi può render orgogliosi loro e offrire a tanti la possibilità di non trasferirsi altrove mantenendo radici e cultura.
È compito anche nostro, dei più grandi, di coloro che si impegnano per il bene comune e per lo sviluppo del territorio a partire dalle organizzazioni politiche e associazionistiche, indicare strade, percorsi e obiettivi attraverso una adeguata opera di informazione e sensibilizzazione e indicare la strada per uscire da quella percezione perversa.
Nella consapevolezza, da parte di coloro che in prima persona vorranno provare queste strade di sviluppo, che l’impegno quotidiano e costante è elemento imprescindibile come l’allenamento duro e senza troppi giorni di festa degli atleti.
L’altro ieri nell’arco di circa tre ore due atleti italiani straordinari Yannik Sinner e Federica Pellegrini (lui 19 anni e lei 32) hanno regalato all’Italia delle soddisfazioni straordinarie che sono il frutto di un impegno concretizzatosi per aver creduto un futuro migliore. Yes we can !