Sono solito stigmatizzare le esternazioni di chi, in questo momento in particolare, esprime sentimenti di rabbia diffusa nei confronti di chiunque e segnatamente dei rappresentanti delle Istituzioni a qualunque titolo e a qualsiasi livello. La terribile situazione contingente rende assai arduo il compito di chi è chiamato a decidere le sorti del Paese, di una Regione o di una città come quello di un Assessore o un Dirigente.
Trovo difficile tuttavia, da questa mattina, biasimare quanti tra i siciliani hanno inteso e intendono esprimere il loro sdegno per quanto emerso dall’indagine avviata dalla Procura della Repubblica di Trapani e dai provvedimenti giudiziari che ne sono seguiti.
Non sono fideisticamente portato a dar sempre e comunque ragione ai rappresentanti della parte politica cui aderisco e nemmeno a esprimere giudizi negativi per partito preso nei confronti della parte politica avversa.
Non sono un estimatore degli strumenti giudiziari messi in campo – in parte approvati dal Governo Nazionale precedente a quello in carica – che consentono con preoccupante facilità l’accesso e la divulgazione di intercettazioni telefoniche, persino quelle pubblicate oggi da parecchie testate giornalistiche.
Il fatto che l’ex Assessore Regionale alla Sanità Siciliana Razza sia stato raggiunto da un avviso di apertura indagini non ne fa un colpevole o peggio un delinquente. Esser garantista è qualcosa da cui non posso prescindere per formazione e convinzione di chi, perdipiù, ha per decenni frequentato le aule dei Tribunali italiani.
E non oso mettere in dubbio, sembrerà quasi un paradosso nella circostanza, la integrità morale dello stesso Razza.
Trovo che i suoi comportamenti siano stati dettati più che da una volontà deliberatamente criminosa da quella inadeguatezza ad affrontare la tragedia che stiamo vivendo che solo chi mente a se stesso potrebbe non provare.
Resta il fatto, i fatti che hanno determinato i Magistrati Inquirenti ad adottare delle misure restrittive della libertà nei confronti di alti funzionari regionali che, come parrebbe evidente dalle intercettazioni pubblicate, hanno deliberatamente nascosto o manipolato dati di morti, contagi, percentuali di contagiosità sul territorio o addirittura attribuito a una città invece che a un’altra alcuni di questi dati.
E di questo, sempre dalle intercettazioni pubblicate, era consapevole e “complice” l’Ass. Razza, colui che, parrebbe, fino a prova contraria (ma non esiste una sua smentita in proposito), ha proferito quel “…e spalmiamoli un poco…” riferito ai morti dei giorni precedenti quella telefonata che apparivano in numero eccessivo rispetto ai parametri che probabilmente avrebbero evitato provvedimenti restrittivi da parte del Governo Nazionale. O magari, ci sovviene sospetto, potevano nuocere alla propaganda musumeciana del momento.
Ci sono due aspetti della ignominiosa vicenda che appaiono tristemente e gravemente evidenti. E di questi uno ha rilevanza giuridica l’altro no, anche se questo secondo è per certi versi più grave.
Non so quanto fondamento risulteranno avere nel corso dell’indagine e dei procedimenti giudiziari che ne seguiranno le ipotesi di reato fondanti l’accusa nei confronti degli indagati. Se così fosse però le dichiarazioni del Sindaco della Città Metropolitana Orlando a proposito della intenzione di costituirsi parte civile sono assolutamente condivisibili.
Non serve esser giuresperiti per comprendere quale danno una notizia di questo tipo diffusa a livello globale e segnatamente in Europa e negli USA possa comportare per la ripresa turistica della Sicilia sulla quale si spererebbe – o si sperava – di poter contare fin dalla prossima estate. È fin troppo facile ahi noi intuire quanto sarà determinante l’accaduto per un cittadino europeo o americano che carezzava l’idea di fare le vacanze in Sicilia per convincerlo ad abbandonare il proposito o magari disdire la prenotazione già fatta. Persino il sito della BBC ha dedicato un articolo alla vicenda.
Questo danno è talmente grande in termini squisitamente economici dall’esser difficile da quantificare nei dettagli per come i meccanismi giudiziari impongono, ma credo sia indubitabile che si parli di svariati milioni di euro.
Il secondo aspetto o conseguenza che mi pare imprescindibile individuare riguarda la credibilità delle Istituzioni. In un mondo, non solo quello italiano, in cui agli occhi del cittadino è almeno sospetta qualunque azione o determinazione dei rappresentanti delle Istituzioni, l’episodio di cui ci occupiamo getta un discredito difficilmente recuperabile agli occhi dei cittadini siciliani e non solo.
Mi spiace doverlo sottolineare e non voglio mancare di rispetto nei confronti dell’Autorità democraticamente eletta, ma le dichiarazioni fatte in Aula questo pomeriggio dal Presidente Musumeci non appaiono solo nel merito come quanto di più inopportuno potesse elaborare. Ci sta, certo, la difesa d’ufficio del “suo” Assessore, il richiamo alla sua integrità morale, ma frasi e espressioni come quelle proferite “…voglio assicurare ai siciliani che il Governo non defletterà di un solo centimetro dal percorso finora fatto con l’Assessore Razza …Andremo avanti dritti, senza una tregua di un solo minuto…lo impone la volontà dei siciliani…” oltre che assai discutibili nel merito appunto (non deflettiamo neppure se, anche se risultasse fondata l’ipotesi investigativa che pure ha convinto gli Inquirenti a misure restrittive della libertà?), il tono e l’uso di quelle parole e espressioni sembrerebbero più degni di una scena di un film comico sul Duce.
È di questi minuti la notizia che l’ex Assessore si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Non esistono credo scorciatoie o rimedi. Per rispetto di se stesso e dei siciliani troppo spesso nominati a sproposito il Presidente Musumeci si sforzi di portare in porto la Legge di Stabilità nel più breve tempo possibile e poi SI DIMETTA. I Siciliani gli saranno infinitamente grati di aver risparmiate altre sortite di cui vergognarsi.

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