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Il razzismo spiegato a mia figlia: educare alla diversità

Una sequenza di domande-risposte sul fenomeno del razzismo

Immagino che molti avranno seguito il Festival di Sanremo. Per compiacersi delle canzoni (a proposito, quella di Mahmood e Blanco è vittoria meritatissima), per criticare l’intera confezione, per far finta di schifarlo ma in realtà lo si è visto con attenzione maniacale. Nella seconda serata, ad affiancare Amadeus, c’era Lorena Cesarini; è un’attrice di padre italiano e madre senegalese, ha 34 anni e si sta affermando come tra le più promettenti del panorama nostrano. Durante il suo monologo di denuncia su alcuni commenti razzisti per la sua partecipazione alla serata sanremese, commuovendosi, ha preso in mano un libro. Quel libro in poche ore ha scalato le classifiche, nonostante sia stato pubblicato quasi venticinque anni fa.

Il razzismo spiegato a mia figlia (La Nave di Teseo, 294 pp., 13 euro) è un libro dello scrittore franco-marocchino Tahar Ben Jelloun che è strutturato come una sequenza di domande-risposte sul fenomeno del razzismo, sul perché il diverso rappresenti per una fetta della popolazione mondiale come un affronto più che una ricchezza. Le domande sono formulate dalla figlia di dieci anni dello scrittore, le risposte naturalmente dal padre. Lo scrittore è conscio del fatto che ciò che scrive sotto forma di risposta è un messaggio diretto alle nuove generazioni, ai coetanei della figlia, agli adolescenti. La figlia è così sorpresa e perplessa sul fatto che possa esistere un fenomeno del genere. Perché solo le anime pure possono fino in fondo capire quanto sia aberrante giustificare certe scelte politiche, sociali, culturali contro chi è straniero. C’è anche il tema delle religioni, che dovrebbero unire e contribuire ad evidenziare la crudeltà del fenomeno. Le guerre hanno creato divisioni pure su quel lato. La lotta per i diritti dei neri, epoca lontana sì ma nulla è conquistato definitivamente.

Lorena Cesarini a Sanremo decide di leggere una piccola parte di un libro intenso e vero, come è il rapporto tra padre e figlia. La frase simbolo letta da lei, che incarna perfettamente lo spirito di questo dialogo, è senz’altro questo: “è trattando gli altri con dignità che si guadagna il rispetto per sé stessi”. Essere razzista infatti significa ripudiare il genere umano, disconoscere la carne, il sangue, il respiro e tutto ciò che ci fa donne e uomini. Oggi, dove i social e la mancanza di pudore la fanno da padrone, non bisogna sottovalutare il fenomeno del razzismo. Dire no a questo non è sufficiente ma è assolutamente necessario. 

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