Il libro di questa domenica non è un romanzo, non un racconto, neanche un saggio; trattasi invece di un libro d’ore in cui sono raccolte una serie di frammenti che riguardano pensieri che vanno ad indagare le amicizie, i luoghi incontrati e il senso interiore della propria quotidianità. Biglietti agli amici (Bompiani, 144 pp., 10 euro) si presenta così: pagine scandite da giorni segnati, appunti contemplativi della forza metafisica del giorno e della notte, oltre ad iniziali che indicano la persona al quale è rivolto il pensiero.
L’autore è Pier Vittorio Tondelli (1955-1991), uno degli scrittori più apprezzati e rimpianti nel panorama letterario. Rispetto ai suoi primi tre romanzi e agli articoli scritti precedenti al 1986, qui c’è un abbandono forte sulla questione esistenziale. L’intimità delle pagine si concentra in particolare sul sentimento dell’amicizia che emerge come l’elemento che accompagna ogni singolo passo dello scrittore. Ci sono i momenti di lucida introspezione, dedicati all’evoluzione del proprio io. Qui si inseriscono gli amici che diventano testimoni, se non addirittura sostenitori del processo di accettazione di sé.
Più le pagine, gli appunti e la prosa malinconica si nutrono d’intensità, sempre più emerge un dettaglio: la consapevolezza che l’amicizia è un elemento sì importante ma che non può scardinare o snaturare quel senso di solitudine che fa parte della natura stessa dell’autore. Questo libro d’ore quindi si concentra sull’esistenza, sull’anima e sul peso dell’amicizia e serve all’autore (e potenzialmente anche al lettore) a tentare un percorso interno di accettazione. Un cammino in cui scorre un flusso di informazioni, parole, abbracci, baci, sguardi che diventano piccoli tasselli di una crescita. Una crescita che non possiamo mai sapere totalmente che scadenze, intermediazioni e conseguenze abbiano.