La scrittura di Emanuele Trevi è insidiosa. Insidiosa perché ha sempre un senso di amore, incertezza, tenerezza e un’amarezza di fondo. L’amarezza di ciò che rimane incompiuto, potremmo definire. Due Vite (Neri Pozza, 128 pp., 12 euro) è un libricino e ciò potrebbe far pensare che sia un’opera minore. Tutt’altro; questo libricino è una delle più belle e piacevoli rivelazioni della narrativa italiana di quest’anno. Le due vite raccontate sono quelle di Rocco Carbone e Pia Pera. Cari amici di Trevi, scrittori come lui, tormentati come la maggior parte degli autori, testimoni tra loro di gioia e tristezza. Una tristezza feroce quella di Emanuele Trevi poiché deve raccontare le storie di due persone che non ci sono più, un tempo andato in modo così devastante ed esaltante.
Rocco Carbone è l’amico più tormentato, apparentemente scontroso, un carattere duro per dure situazioni. Produce diversi racconti, pubblica, vive con la sua scrittura. Si sente perennemente insoddisfatto, incompreso. Vive la costante esigenza di condannarsi, forse per migliorarsi, quasi una routine quotidiana. La scrittura per lui è un modo per vivisezionare la vita, il racconto come strappo. Rocco che spinge su ogni singola virgola, ogni sintassi. Rocco che conclude la sua vita, schiantandosi con il suo motorino contro un’auto parcheggiata in doppia fila.
Pia Pera invece apparentemente sembra quella più delicata ma priva di banalità. Trevi la racconta come capace di slanci di curiosità. La curiosità che ti stimola nello scrivere, nel dare un nome ad ogni movimento vitale. Pia anch’ella tormentata, persa talvolta in uno stato d’incertezza che è quasi una tassa per ogni scrittore. Un tormento più subdolo arriva nella sua vita. Si chiama SLA. Un sentiero oscuro che si incrocia con la nuova passione, la botanica. La natura è la medicina che può alleviare un percorso doloroso, quello che la conduce alla fine della sua esistenza.
Ed Emanuele, l’amico di mezzo, indaga e scruta quelle persone che adesso si fanno personaggi del suo racconto. L’amarezza di non poter più confidarsi con loro, di abbracciare la delicatezza di Pia e comprendere la schiettezza di Rocco. I ricordi sono gli unici testimoni delle nostre emozioni. La scrittura è un lavoro artigianale, lo scrittore è un falegname di parole. Prova a scavare, levigare e ripulire. Non è l’unico modo ma è uno dei tanti per conservare il buono di un rapporto, l’immensa fortuna di aver avuto a che fare con persone che ti hanno arricchito. Un momento amaro di consapevolezza, con un retrogusto dolce.