Amici lettori buongiorno. Oggi abbiamo con noi un architetto ch’io già considero come un mio grandissimo amico per tutto quello che rappresenta: Diego Leggio a cui do il nostro caloroso benvenuto.
Sono onorata di poterti intervistare Diego, ben sapendo di quanti impegni tu abbia. Ma per prima cosa, permettimi di presentarti brevemente a coloro che ancora non ti conoscono.
Sei nato a Palermo, classe 1965, laureato in architettura e in restauro lapideo, conservativo e paesaggistico, sei stato docente a Firenze di scenografia e comunicazione visiva, sei un musicista, scrittore. Non ci sarebbe modo né il tempo necessario perché sei molto di più, ma mi fermo qui. Altrimenti parlo solo io e non ci sarebbe tempo per le tue parole, e per fare questa intervista.
Sei, tra le altre cose, anche Presidente dell’Associazione Nazionale Cultura e Rievocazione “Croce Normanna di Ruggero II” e a questo monarca siciliano hai dedicato diverse attenzioni, e stai finendo di scrivere un libro dal titolo: “Il mio nome è Ruggero”.
Dicono ch’io fossi la reincarnazione di Ruggero. Ovviamente è un’assurdità. Si – sorride -, ho avuto modo di entrare in confidenza con lui. Abbiamo in comune quasi lo stesso carattere, e la mia indole da ricercatore tende a studiarne per bene le affinità, tanto che, immedesimandomi in Ruggero sto dando concretamente vita a tutto ciò che può essere scritto ancora, ciò ch’è stato omesso da altri, nel corso dei secoli, o a quello che può essere inteso tra le righe, a ciò che potrebbero essere stati i suoi pensieri; insomma il modus per ciò che può scaturire da un racconto che va ben oltre la storiografia conosciuta. Ecco: credo fermamente che i miei pensieri, i miei stati d’animo siano stati, per certi versi, anche i suoi. Ecco per cui mi appellano quale la sua reincarnazione.
Come mai ti sei appassionato a questo personaggio che tanto ha significato nella storia della nostra Sicilia?
È Ruggero l’uomo che voglio fare conoscere, tanto quanto il suo regno. Un Regno di Sicilia di lunga vita, che dal 1130 ha attraversato quasi otto secoli di storia. Un regno rigoglioso, felice; un regno ricco ed importante che ha avuto i fasti di un impero, odiato ed amato da tanti. E il personaggio di Ruggero è un personaggio scomodo per molti, un personaggio che non la dava vinta a nessuno. Generoso, furbo, astuto, diplomatico, valoroso… insomma, un personaggio molto influente, un faro di luce propria, che, ahimè, è stata oscurata volontariamente da tutti gli altri che, per invidia, hanno voluto fare bella propaganda di sé stessi (un esempio? Federico II), avendo ricevuto indegnamente un’eredità immane, che è finita nelle loro mani in malo modo ed immeritatamente. Ruggero ha conquistato il suo regno tassello per tassello, che condivideva con tutti, perché, ricordatevi: “La ricchezza sarebbe solo vanità se non fosse condivisa con i fratelli” (questo è ciò ch’egli sosteneva). Ecco, la mia è una Mission, alla riscoperta del personaggio ormai dimenticato da tutti. Basta fare una piccola ricerca per scoprire che di Ruggero se ne parla poco e niente, e nulli sono i rievocatori (tanto che la nostra Associazione è denominata quale Nazionale). E Ruggero era già scomodo nella sua stessa epoca, considerato un “…mezzo cristiano e mezzo musulmano” nelle stesse epoche in cui gli stessi cristiani gridavano alle Crociate: “… Dio lo vuole… mora, infidelis mora”. Un grande ecumenista, capace di far convivere Cristiani, Ortodossi, Ebrei, Musulmani… la vita di interi popoli era ai suoi piedi, e lui ne disponeva nel migliore dei modi: con le maestranze, con la cultura, l’arte ed il costume. Fenomeno di convivenza pacifica ancora valida, attualizzante, nell’intento di mortificare la guerra ed abbracciare la pace, la fratellanza; tutti argomenti che non si addicono al ben più comodo egoismo collettivo.
Qual è il fine che perseguite nella vostra associazione?
Noi (e non io), ci consideriamo un team di persone talentuose e di cultura, capaci di sviluppare tematiche e problematiche nelle diverse forme espressive d’arte. Ognuno di noi ha un suo compito, un suo carisma, necessario e disponibile alla cooperazione. Fino a cinque anni fa, il mio impegno culturale consisteva nel promuovere conferenze, tavoli tematici, seminari e varie trattazioni su temi storici di ordinaria importanza; mi accorgevo, però, che parlavo di cultura a gente che di cultura ne aveva da vendere. Il mio pensiero andava oltre, andava a tutte quelle persone che avevano poche conoscenze culturali. Ed ancora: i miei sproloqui non venivano percepiti da persone di lingua madre diversa dall’Italiano. Qual era quindi la Koiné Dialectos? Pensai subito, da buon architetto, che il linguaggio comune a tutti non poteva essere che la Comunicazione Visiva. Quando il Ministro Franceschini annunciò che Palermo sarebbe stata la Capitale italiana della Cultura nel 2018, ecco che il nostro gruppo di neo-associati fece il suo primo debutto nella società palermitana: lo stesso 6 gennaio di quell’anno (quindi ancora nel periodo natalizio), rappresentammo teatralmente, ed in pieno centro storico, la prima edizione de: “l’Incoronazione di Ruggero II” (avvenuta in Palermo nel Natale del 1130). La nostra prima esperienza culturale quindi, fu il racconto diretto, rivolto a gente di qualsiasi estrazione sociale, di qualsiasi età e di qualsiasi provenienza linguistica, che per la prima volta veniva a conoscenza di qualcosa che era accaduta a Palermo già 892 anni fa. Dal 2018 ad oggi molte sono state le nostre esperienze nel racconto visivo ed in vari siti di rilevanza artistica, proponendo diversi aneddoti riguardanti la vita di Ruggero, e molti gli impedimenti, come quello della Pandemia, le delusioni, le incomprensioni, ma non ci siamo mai abbattuti, tenaci nei nostri sforzi. Oggi la nostra associazione persegue tanti altri progetti: uno tra i maggiori è la creazione di ambienti tipici, come il Thiraz e il Rakam per la visura museale dei manufatti riprodotti (un grande museo dell’opera rogeriana) – opifici e maestranze per la lavorazione della seta, del cotone e della lana, per la creazione di costumi, oggetti preziosi (abbiamo tantissimo ma, ahimè, non abbiamo ancora i locali)… quante promesse mai mantenute. Vi è gente di professione ortodossa che sa scolpire, dipingere icone bizantine, ebrei che sanno riprodurre pergamene decifrabili e riproponibili dall’originale, musulmani che sanno riprodurre mugarnas, scrittura parietale con linguaggio cufico, altri che sanno ricamare, riproporre arti e mestieri di un tempo, di usi e costumi ormai scomparsi, creare terrecotte ed oggettistica tipica. Tutto questo ha un solo obiettivo: emulare lo spirito di Ruggero, mirando alla fratellanza fra i popoli, tanto professata. Un altro progetto in seno alla nostra associazione è quello di promuovere danze e musiche orientali, medievali, il ballo della cordella; con l’ausilio di strumenti musicali dell’epoca, di costumi tipici d’Odalische per la danza del ventre e quant’altro.
Una mia Vision è quella di estendere la nostra comunicazione visiva alla creazione di docufilm, lungometraggi e rappresentazioni teatrali in ambienti chiusi. Altro, rappresentato dalle tecniche di studio per l’uso delle armi bianche, corsi d’equitazione per la formazione di cavalieri, lotta con il bastone siciliano, uso dell’arco Long-Bow inglese per la formazione di arcieri, etc. Formazione di musici, trovatori, trombettieri, tamburieri, sbandieratori, chiedendo risorse umane alle scuole ed istituti palermitani. Altri progetti sono volti alla creazione di ambienti tematici, come la creazione di un villaggio medievale, in un contesto territoriale più consono, dove possono partecipare artisti ed artigiani in genere, ove si potranno riprodurre tende, pozzi, ed infrastrutture tipiche, nel modo comune di una fattoria didattica, fruibile a tutti. Altro progetto è quello di promuovere cortei e giostre di vario genere, come quello del “Palio di San Giorgio” ove sarebbe possibile il riutilizzo del parco del Castello a Mare di Palermo, facendo capire alla cittadinanza palermitana che per vedere questo genere di cose non bisogna per forza andare alle sagre e alle feste di Paese.
Sempre rimanendo sul tema caratterizzante dei Normanni in Sicilia e, nella fattispecie, della stirpe normanna (e non Sveva, perché oggi spesso si travisa con Federico II, giusto perché Costanza, sua madre, era una Altavilla), il rivalorizzare un territorio ultra-rogeriano, ancor testimonianza arabo-normanna, riserva un posto anche all’unico figlio rimasto in vita ed erede Guglielmo I (detto il Malo), ed il nipote Guglielmo II (detto il Buono). Come non ricordare La Zisa, San Giovanni dei Lebbrosi, ed il Castellaccio presso Monreale. I tre siti, dati in concessione al figlio Guglielmo, esprimono la continuità del Regno di Sicilia negli ultimi anni del Primo Regnante. Ed ancora: il sito di Monreale e del magnifico Duomo di Guglielmo II come il prolungamento della Metropolitana Palermo, nel continuum spirituale della Legathia Apostolica (di Urbano II), simbolo del potere temporale dato in concessione ai Regnanti Siciliani. Questi i pretesti nel prolungare la vita a Ruggero II come estensione nei valori culturali, come assioma, proponendo attente esperienze, come il racconto figurato nei vari siti, nelle cerimonie di consegna, da parte di Ruggero II verso il figlio Guglielmo, e di Guglielmo verso il proprio. Saggia intuizione sarebbe il rappresentare coreograficamente questi aneddoti da “Piece Trionfalistica”, pieni di prelati, Vescovi, Cardinali, Laici, cantori del Gregoriano, in un contesto, si, ormai trasformato, ma che serva ancor più come Epifania nella Grandezza di Dio.
Come si è ben capito la nostra associazione persegue il fine della rievocazione storica in tutti i campi rappresentativi ma, diversamente dai comuni rievocatori, il nostro è più un gruppo di ricercatori, che lasciano i libri non in maniera drastica, per trasmettere visivamente ciò che un libro non può fare.
Credi che di iniziative come la tua ce ne siano a sufficienza e soprattutto a quale obiettivo si deve puntare per riuscire al meglio?
Di rievocatori ve ne sono e a bizzeffe. Sto constatando che questi, essendone molti nel settentrione e pochi nel meridione, negli ultimi 10 anni stanno sviluppandosi a macchia d’olio e a vista d’occhio in Sicilia, via via sempre più perfezionando la consistenza. Ma, ahimè, non tutti sono artefici di un racconto, non tutti conoscono a fondo la storia del nostro territorio. Molti inventando, creano semplici cortei, meramente legati alla festa del Santo Patrono, oppure, per sentito dire, non si attengono alla storiografia. Poi anela spesso l’idea di unicità tra questi, sviluppando egoismi ed invidie tra le varie associazioni; antagonismi assurdi… v’è il tentativo da parte di comitati organizzativi di accomunare gli eventi culturali semplicemente proponendo cortei multiepocali, creando confusioni mentali da parte dei fruitori, rischiando cioè di riproporre cose inventate, generando pseudo storie da “Fantasy” tra “Cosplayer” (niente di più negativo), il Fantasy non è storia, il Cosplayer non è uno storico.
Il mio consiglio è attenetevi legittimamente ed in maniera intelligente ad un’epoca, ad un racconto vero (non inventato), ad un racconto coerente, che trova riscontri storiografici, di modo che il visitatore debba riconoscere costumi della società concreta, mirata alla ricerca coerente del passato, che si lega alle tradizioni d’origine. Non importa quanti eventi si fanno in un anno, ne basta uno, ma fatto per bene. Cesare Brandi Diceva: “Siamo noi indegni eredi di un passato che dobbiamo proiettare nel futuro”. Aggiungo: “…e lo dobbiamo fare nel migliore dei modi”.
Quali sono i prossimi eventi culturali previsti nel vostro calendario?
Ci stiamo impegnando nel pianificare un calendario degli eventi annuali in diverse edizioni annuali. Il racconto visivo più importante per noi, mi ripeto, è l’incoronazione di Ruggero II che avvenne nel Natale del 1130, oggi proponibile in diverse edizioni. Abbiamo purtroppo dovuto interrompere la continuità annuale per colpa della pandemia, proponendo nei primi tre anni solo tre edizioni. Quest’anno intendiamo riproporre la quarta edizione in “Pompa Magna”, cioè con l’aiuto di diverse associazioni presenti a Palermo e con l’ausilio della Sovrintendenza dei Beni Culturali, del Comune di Palermo e della Curia Arcivescovile. Altre rappresentazioni, come il “Villaggio Medievale”, strutturato come una vera e propria “Fattoria Didattica”; la giostra della quintana progettata per rivalorizzare, nel giorno della festa di San Giorgio, il Parco del Castello a Mare di Palermo; ed altri eventi ancora.
Cosa bisogna fare per far parte della tua associazione storico-culturale?
Basta tesserarsi e perseguire le indicazioni dello Statuto e del Consiglio Direttivo, incanalarsi nei settori che più interessano, che più si addicono, ma soprattutto calarsi bene in un personaggio specifico dell’epoca; il nostro team è in grado di suggerire, di cucire il costume più adatto, più idoneo, ma soprattutto sentirsi della famiglia, di questa grande famiglia, dando dei consigli, suggerimenti, facendosi incaricare di alcuni compiti sin da subito, senza voler prevalere, prevaricare, entrando con umiltà e disponendosi alla cooperazione; con la possibilità, ogni quattro anni, di essere eletto come Presidente, Vice Presidente, ovvero membro del Consiglio Direttivo, purché si abbiano almeno due anni di iscrizione.
Adesso la domanda spinosa, perdonami. Cosa suggerisci a coloro che come te amano la storia e vogliono rappresentarla in questo nuovo modo didattico?
Sarei presuntuoso nel dire che il mio profilo, il mio cellulare, sono a vostra completa disposizione, ma ho già detto che, fondamentalmente, a mio parere, non bisogna inventare, piuttosto riaprire vecchie tradizioni non esagerando, non fantasticando, ma proponendo vera cultura, letta prima sui libri, e non su Wikipedia. Ecco, questo è un ottimo canovaccio per il racconto concreto, vero, legittimo ed autentico. Poi, altra cosa buffa è: cercare la perfezione nei costumi, quindi non facendo sfoggio di occhiali, orologi, scarpette di gomma, sigarette, telefonini; sembra retorica ma, se fate questo non siete dei veri revocatori; cercare di essere più perfetti possibili, nella ricerca di una costumistica non alla buona, ovvero da Carnevale. Certo, il grosso problema è il costo dei materiali, ma con una buona ed oculata ricerca, nel riciclo, nel riuso di oggetti di valore ormai dismessi, potete far di un pezzo di legno uno scettro, una croce, un oggetto di tutt’altro valore simbolico. Vorrei concludere dicendo a voi donne: per favore, non salite sui cavalli con un costume da dama del Medioevo come fanno i cavalieri, piuttosto usate una sella da amazzone (ad orecchie d’asino) di modo che le gambe restino da un solo lato della sella. Se non da sole, fatevi accompagnare da un cavaliere come se foste su una Vespa Piaggio degli anni ’60. Poi, sempre a voi dame: non usate copricapi anacronistici, come il Mazzocchio Rinascimentale in un costume del Basso Medioevo, o dei collettoni tipo Strega Cattiva di Biancaneve… Credo di essere stato già odioso abbastanza – sorride -. Un grande saluto ed un abbraccione, stile Porticato del Bernini.
Grazie mille Diego, sei stato molto gentile. Ma questa intervista purtroppo è giunta al termine. Spero di averti ancora come ospite in un’altra intervista. A presto.
GRANDE senso del dovere al carissimo Diego, nell’informare doverosamente e nel pieno delle realtà storiche!
Sia a noi associati, sia a coloro che nutrono amore delle realtà Storiche, che la Sicilia e Palermo ci hanno tramandato( anche se poco conosciute dai molti)!