Segnala a Zazoom - Blog Directory

La nostra recensione su “La luna e i falò”: sbattere con il passato e il presente

Un tentativo di riassumere quel che era una matassa senza soluzioni all’orizzonte

Qualche giorno fa mi sono imbattuto in una discussione social. L’età dei partecipanti era tra i 18-30 anni. La domanda era di quelle semplici “cosa stai leggendo in questo momento?”. Sorprendentemente, tra i titoli menzionati, quello che tornava spesso era La luna e i falò (Einaudi, 174 pp., 12 euro) che rappresenta l’ultimo romanzo scritto da Cesare Pavese. Tra i più importanti scrittori e poeti del Novecento italiano, Pavese ha sempre raccontato le ambiguità del vissuto, la sofferenza nel cercare la verità del mondo. Questa ricerca si sintetizzava nella scrittura (verso i lettori, verso gli amici). Un tentativo di riassumere quel che era una matassa senza soluzioni all’orizzonte.

Il romanzo in questione racconta di Anguilla che, all’indomani della Liberazione, ritorna nel suo paesino delle Langhe dopo molti anni vissuti negli Stati Uniti. Il ritorno sul suolo italiano è uno stimolo continuo a cercare di collegare i punti che intercorrono tra passato e presente, spiegare questi due periodi, interrogarsi e trovare risposte. Un romanzo che cerca, nel suo essere poetico e asciutto, una speranza di sapere. Il protagonista, in questo esame tutto personale, troverà l’aiuto dell’amico fidato Nuto. Tornare dove è cresciuto significa ripercorrere la sua infanzia, analizzare la scelta di fuggire, individuare quegli elementi che hanno contribuito a cambiare o lasciare inalterati il suo paesino e l’Italia.

Perché Cesare Pavese, un uomo vissuto nella prima metà del Novecento, attira così curiosità e fascino, soprattutto nel pubblico giovanile? Probabilmente perché è una persona che si fa tante domande nei suoi racconti e poesie. Le domande che si fa la generazione giovanile oggi: quella che si pone quesiti sulla propria infanzia, sul rapporto con la propria adolescenza, sul proprio futuro. Domandare e tentare di darsi risposte è un primo e necessario passo per l’incertezza, nonostante essa possa mangiare il cuore. Il passato e il presente non moriranno mai, al massimo sopravvivono nella nostra coscienza.

Commenta la notizia

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.