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Niente di vero: la tragicommedia in famiglia

Veronica Raimo inquadra una situazione riconducibile alla famiglia media italiana

La famiglia rientra tra quegli argomenti che, volente o nolente, affrontiamo. Non siamo più negli anni cinquanta in cui l’entità familiare rappresentava qualcosa di sacro, in cui i difetti dei componenti e le incomprensioni non dovevano essere anteposti a favore dell’unità. Siamo in un periodo in cui cerchiamo di distruggerla per renderla moderna, vogliamo emanciparci da essa ma tanto torniamo sempre lì (mamma, papà, fratelli, sorelle, senza dimenticare zii e cugini vari). Dalle famiglie possono nascere sussulti, positivi o negativi. La famiglia (ed è il caso del romanzo di questa settimana) può rappresentare uno stimolo a cercare nuove strade, per fuggire.

Niente di vero (Einaudi, 163 pp., 18 euro) è il nuovo romanzo di Veronica Raimo. Scrittrice tra le più talentuose del panorama italiano, traduttrice oltre a pubblicare articoli culturali sempre arguti. Raimo decide di raccontare la sua crescita, quella di bambina poi ragazza poi donna che osserva il mutamento di sé tramite le mille sfumature della sua famiglia. Un gruppo familiare fatto di tic, routine particolari e legami. C’è il padre che è ossessionato dall’igiene e dal senso del dovere, una madre che è onnipresente sino alla completa angoscia ansiogena verso i figli ed un fratello considerato genio e prediletto. E la giovane Veronica osserva, studia e si confronta con quelle diversità. Maturerà in sé la consapevolezza che il modo migliore per poterne uscire è usare un’altra lingua e un altro codice comunicativo: la scrittura. Una giovinezza in cui deve confrontarsi con il suo essere donna, scoprirsi per riconoscere se ha le risposte giuste alle sue domande.

Con una scrittura ironica, spiazzante e mai banale, Veronica Raimo inquadra alla perfezione una situazione che può essere ricondotta alla famiglia italiana media. Quella in cui ci sono figli che crescono con genitori che vivono in una modalità di perfezione (in realtà non tale) da gettare sopra i figli imperfetti, come modo per farli progredire. I figli cercano allora una rivincita perché tante volte la famiglia non è solo un freno ma anche un acceleratore con cui rischi di sbattere e farti malissimo. E lì entra in gioco la propria personalità, quella che si domanda “ma io chi sono?”. Dopotutto basterebbe essere sinceri, almeno con sé stessi. 

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