Sta per giungere al termine il 2021. Un anno più che buono per l’editoria mondiale con interessanti pubblicazioni (in Italia i numeri sono incoraggianti). Nei meandri delle classifiche dei libri dell’anno, tra saggi e romanzi americani, spunta sempre un titolo dell’autrice britannica Tabitha Lasley. Qualche accenno su di lei: anni movimentati, porte bussate agli editori e sbattute, qualche collaborazione poi lo scorso anno la svolta. Viene accettato questo suo lavoro che è quindi l’esordio. Questo libro è un po’ memoir, un po’ inchiesta. Forse questa formula così densa ha reso l’opera talmente interessante da affascinare il mercato estero e, quindi, anche italiano.
Lo stato del mare (NR edizioni, 219 pp., 18 euro), tradotto per l’Italia da Raffaella Menichini, racconta di una giornalista che decide di dare una svolta totale alla propria vita. Annoiata e delusa dalla sua vita abbastanza certa da collaboratrice presso una rivista culturale londinese, decide di licenziarsi e di prendere un alloggio in Scozia, precisamente Aberdeen. A 34 anni vuole realizzare una particolare inchiesta giornalistica intorno alle piattaforme petrolifere. Non vuole essere solo un’analisi sotto il profilo economico ma anche sotto il profilo psicologico su questi uomini e questa mascolinità che penetra in settori lavorativi come questi. Tabitha è anche una donna uscita da una relazione tossica e che in quelle lande trova nuovi stimoli per innamorarsi di nuovo. Quel luogo diventa il posto che la fa sentire libera di poter essere ubriaca, sognatrice, ballerina improvvisata in qualche locale, ritrovare il gusto di conciliare vita e lavoro.
Più va avanti l’inchiesta-memoir e più si intuisce il perché sia riuscito questo libro a convincere molti critici letterari, con recensioni di tutto rispetto. Per quanto oggi il genere della nonfiction presenti una vastità di argomenti e analisi, in un certo senso qui si può dire che non c’è la semplice argomentazione fine in sè. Quest’ibrido ad esempio ha un perfetto equilibrio. Libro godibile e scorrevole. Non c’è quella forza malsana dell’egocentrismo a rompere la magia. Un inno alla capacità di conciliare la sfera dell’intimità e della verità, quella della velocità e della smania, quella in cui ruotano affetti, lavoro e passioni personali. Non sarà questo libro a cambiarci la vita ma è un interessante punto di vista.