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Gli indifferenti: il realismo immortale di Moravia

A distanza di 92 anni rimane un caposaldo della narrativa italiana

Qualche giorno fa è stato il momento di celebrare Alberto Moravia in occasione della sua nascita (28 novembre 1907). Parliamo di uno dei più importanti narratori della letteratura contemporanea italiana ed europea. Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista è stato tra i più lucidi analisti di due generazioni e di una complessa classe sociale. Il grande protagonista delle opere moraviane è la borghesia, una classe cementata tra opportunità sociali, politiche ed economiche. Moravia (che ne fece parte nel dopoguerra) però ne ha sempre sottolineato le debolezze, fragilità, contraddizioni striscianti. 

Il suo primo romanzo, pubblicato nel 1929 (lo cominciò a scrivere prima della maggiore età), è considerato un caposaldo della letteratura contemporanea italiana, il manifesto programmatico di quest’immenso narratore. Gli indifferenti (Bompiani, 336 pp., 13 euro) è il racconto spietato di una società borghese all’apparenza sicura del proprio ruolo ma in realtà piena di complessi. I protagonisti sono Mariagrazia e i due figli Carla e Michele. Mariagrazia, rimasta vedova, conduce una vita caratterizzata da una routine prevedibile di una borghesia stanca e autoreferenziale. L’unico sussulto è l’amore che però le procurerà drammi interiori ed esistenziali. I figli invece sono i perfetti custodi del titolo del romanzo: anaffettivi, incapaci di accettare e offrire affetto, vivono i tumulti esteriori ed interiori con un’indifferenza inquietante e allo stesso tempo angosciante. Le vicende caotiche che subiranno i tre saranno un’ulteriore prova a quella condizione di apparente tranquillità.

Parliamo degli anni Venti, il regime fascista che prende corso, un’era passata. Nonostante ciò i legami, tra quel tempo e quello che adesso viviamo, ci sono. Il senso di inquietudine, l’indifferenza al vissuto, la necessità di trovare sentimenti per spingersi più in là, la confusione dell’anima e del corpo. Tutte cose identificabili nel nostro tempo e in particolare con quel ceto medio produttivo alla ricerca di una propria verità per sentirsi viva. Moravia è immortale, i suoi lavori successivi (accusati di ripetitività) hanno tracciato una strada assolutamente veritiera: gli umani vivono nella menzogna di essere protagonisti in una società in cui tutto sommato si sentono solo delle cavie.

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