Si tratta di un esordio letterario per Raven Leilani, trentenne afroamericana già giornalista per alcune riviste. Un esordio che mette in evidenza ciò che è lei: una ragazza di colore al centro delle contraddizioni e del desiderio di riscatto in un paese, gli Stati Uniti, da sempre artefice di contraddizioni interne. Contraddizioni che riguardano la difesa dei diritti di una fetta di popolazione, gli afroamericani, che ancora oggi soffre una sorta d’insofferenza nell’attraversare la strada del riscatto totale visto l’aumentare di episodi di intolleranza e pregiudizi. Chiaroscuro (Feltrinelli, 240 pp., 17 euro) affronta questo contesto così denso dal punto di vista di Edith, una giovane dipendente afroamericana di una casa editrice.
Edith vive nei pressi di Brooklyn, condivide un appartamento. Il lavoro rappresenta un buon strumento di emancipazione ma nonostante tutto trova un senso d’incompletezza e insoddisfazione. Quel senso lo riempie chattando. Tra una chat e un’altra conosce Eric che è un archivista digitale. Un americano quarantenne e bianco. Un uomo sposato in crisi con la moglie. Una persona totalmente diversa da lei. Dopo i primi tentennamenti Edith diviene di fatto l’amante dell’uomo. Una serie di eventi cambierà quel piccolo equilibrio precario costruito dalla ventitreenne. Si troverà senza appartamento, senza prospettive, un’allucinante illusione di aver perso tutto. In quel momento interviene la persona che meno avrebbe pensato di sentire: Rebecca, la moglie di Eric. Le offre di venire a vivere in una lussuosa zona del New Jersey. Però non è tutto: Rebecca non offre soltanto un’ospitalità disinteressata. Vuole che lei stia vicino e supporti Akila, una ragazzina afroamericana adottata da Eric e Rebecca. Starle vicino, farle capire la difficoltà di essere un’afroamericana in balìa del rischio di non essere accettata da una certa società.
Chiaroscuro è un percorso virtuale e fattuale verso una resistenza. La resistenza a non subire più passivamente, ogni singola particella del futuro è imprevedibile, non esiste il concetto di destino scritto. La possibilità di aiutare significa capire sé stessi, nei propri pregi e difetti. Per Edith aiutare Akila significa fare pace con quella parte dentro sé ancora intollerante nelle difficoltà, rancorosa per quella giustizia che pare non esistere. Tutto diventa parte di qualcosa di più grande, più immenso, qualcosa che va oltre alla semplice esigenza di accettarsi. C’è un desiderio di non subire, di lasciarsi trascinare da un senso di libertà, di superamento di ostacoli emotivi, rompere barriere che hanno spaccato società e ucciso anime. Essere consapevoli è d’altronde la sfida del millennio, forse.