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Passione, energia, entusiasmo, la Prof.ssa Patrizia Roccamatisi è uno dei “Volti di Monreale”

Il percorso formativo centrato sulla “cura della persona” che offre all’alunno la possibilità di essere protagonista del proprio cammino formativo

Passione, energia, entusiasmo sono termini che si ripetono in una conversazione con la Prof.ssa Patrizia Roccamatisi, e sono i sentimenti che negli ultimi dieci anni l’hanno portata ogni mattina ad assumere le vesti non sempre comode e di certo cariche di responsabilità di Dirigente Scolastica dei plessi monrealesi di Pioppo, San Martino delle Scale e Villaciambra dell’istituto comprensivo “Margherita di Navarra”.

“Uno dei punti cardini della mia scuola è l’ascolto di tutte le componenti che ne fanno parte a pieno titolo, verso una direzione comune che è quella di poter dare ad ognuno le stesse possibilità in base alla situazione di partenza che non può essere mai la stessa per tutti.

“Volti di Monreale”, assegnati i riconoscimenti a 12 personalità, calendario in distribuzione

L’Istituto “Margherita di Navarra” è una scuola che accoglie, è l’eccellenza per l’inclusione, intesa come attenzione per tutti gli alunni: da chi per famiglia e doti innate ha buone opportunità a chi, invece, vive situazioni di disagio.

Il percorso formativo è centrato sulla “cura della persona” che offre all’alunno la possibilità di essere protagonista del proprio cammino formativo.

La mission educativa del mio istituto è quella di accogliere, includere, formare e orientare tra esperienza e innovazione i nostri alunni, guidati da docenti appassionati che trasmettono il proprio entusiasmo per supportare il loro apprendimento. E sappiamo tutti che un docente appassionato può fare la differenza nella vita degli alunni, ispirandoli e facendoli sentire valorizzati. 

Di conseguenza, un buon Dirigente Scolastico deve supportare i docenti e il personale, incoraggiandoli sempre ad imparare, a formarsi continuamente, creando, pertanto, un ambiente in cui si può sperimentare, innovare e guidare in un clima positivo per tutti gli studenti per una crescita culturale e civica.

Prof.ssa Roccamatisi, le scuole oggi più che mai sono al centro degli interessi del mondo politico ma anche di chi ha a cuore la crescita del ns. Paese, quali pensa siano oggi le criticità più rilevanti e cosa crede si dovrebbe fare per rimediare? 

La politica e la scuola sono due settori molto importanti nella vita di tutti con un ruolo cruciale per lo sviluppo di una società sana e prospera.

Occorre, pertanto, una politica di sviluppo per una scuola migliore in quanto le criticità rilevanti sono molteplici e spesso insanabili e non mettono la persona al centro dei processi.

In generale, i problemi da risolvere sono sempre gli stessi: tassi di dispersione scolastica ancora elevati; livelli di competenze degli studenti non sempre soddisfacenti; inclusione scolastica che resta sempre e solo sulla carta; tempo scolastico inadeguato; insoddisfazioni del corpo docenti; eccessivo carico di burocrazia che pesa sulla scuola e sui Dirigenti Scolastici.

Avrei un lungo elenco di  interventi possibili: miglioramenti edilizi per adeguare spazi per ambienti di apprendimento inclusivi e innovativi; interventi e programmi di sostegno per genitori e alunni; attenzione e cura per i soggetti più deboli con incremento di risorse economiche e gestionali; rimodulazione  degli spazi esterni delle scuole; estensione del tempo normale; revisione di alcune norme tra cui quella della costituzione numerica delle classi per favorire una didattica di qualità e dedicare più tempo ai singoli alunni; revisione delle modalità di reclutamento dei docenti; potenziamento degli insegnamenti disciplinari di base; reclutamento di  psicoterapeuti per gli sportelli d’ascolto; revisione degli stipendi del personale scolastico.

Tutto ciò potrebbe essere fatto, ma ritengo che qualunque confronto politico e culturale sul futuro della scuola si debba svolgere ascoltando chi la scuola la vive ogni giorno e ne conosce i bisogni.

“La Cultura ci Salverà” è una frase ricorrente persino sui social, essendo certi che Lei la condivide, come crede che la scuola possa contribuire a ché si avveri la agognata salvezza? 

La cultura può svolgere un ruolo importante nella società e può contribuire a costruire una comunità più sana e coesa. Può fornire un senso di appartenenza e identità, favorire il dialogo e il rispetto per le diverse opinioni e culture e incoraggiare la creatività e l’innovazione.

Tuttavia, a mio avviso, non è corretto affermare che la cultura da sola può salvare la società perché svolge sicuramente un ruolo fondamentale, ma è necessario anche l’impegno e il lavoro di tutti gli altri settori della società per affrontare i problemi e costruire un futuro migliore.

La scuola diventa luogo privilegiato per la promozione di una società nella quale ciascuna persona ha le stesse opportunità indipendentemente dalla condizione di partenza.

E la soluzione è quella dell’integrazione della formazione nella cultura, cioè attraverso la scuola creatrice di cultura.

Spesso, però, la finalità del processo educativo rischia di ridursi perché, piuttosto che a proporre contenuti, valori, esperienze significative, si mira ad insegnare agli alunni a muoversi agilmente nella complessità della società, utilizzando tutto senza mai impegnarsi con nulla.

Viviamo in una società sfarzosa le cui difficoltà dipendono dall’eccesso delle opportunità, degli stimoli, dei messaggi: da qui il profondo senso di insicurezza dei nostri ragazzi che non riescono a fare valutazioni critiche.

Ed è con questa sfida che oggi il compito educativo della scuola deve misurarsi.

E’ necessario, pertanto, investire sulla cultura come motivo di rinascita, come strumento di elevazione sociale e di conoscenza della propria identità, che permette di contrastare tutti quei fenomeni di disgregazione sociale e culturale.

Conosciamo le Sue iniziative come quelle sul cyberbullismo o il cinema e l’opera lirica, crede si possa far altro? E in che modo le Istituzioni governative di ogni livello potrebbero e dovrebbero contribuire per la crescita del mondo scuola?

Sono tante le iniziative che nella mia Istituzione ogni anno vengono svolte per l’ampliamento dell’offerta formativa: seminari e conferenze per alunni e genitori sulle tematiche del bullismo e del cyberbullismo; attività e laboratori teatrali con varie associazioni; proposte cinematografiche; progetti curriculari ed extracurriculari; PON FSE;  mobilità Erasmus + con soggiorni all’estero per docenti e alunni; iniziative con il Consultorio di Monreale; rilascio di certificazioni informatiche gratuite Eipass e certificazioni linguistiche Oxford; laboratori musicali; attività sportive; Campus estivi.

Progetti e attività che hanno a fondamento l’inclusione scolastica perché la qualità della scuola è data dalla sua capacità di sviluppare processi inclusivi di apprendimento, offrendo risposte adeguate ed efficaci a tutti e a ciascuno. La scuola non è dei Governi, ma di chi la vive.

L’analisi delle nostre buone prassi inclusive si muove partendo dall’inclusione dei ragazzi diversamente abili e di quelli più svantaggiati per il raggiungimento del successo formativo di tutti.

Il riconoscimento della diversità come valore e risorsa lancia una sfida e impone un grande cambiamento alla scuola: superare modelli didattici e organizzativi uniformi e lineari in favore di approcci flessibili adeguati ai bisogni formativi speciali dei singoli alunni.

Quanto per la Sua esperienza diretta il Covid ha influito sulla vita dei ragazzi e come sono cambiati dopo la pandemia? Vivono criticità superabili a Suo avviso o no? E se si quali strade percorrere sia a scuola che fuori per recuperarli?

Il Covid ha avuto un impatto significativo sulla scuola: il passaggio dalle lezioni in presenza alla Dad ha sconvolto in modo importante la vita dei nostri alunni e delle loro famiglie.

Il brusco cambiamento nell’ambiente di apprendimento e le limitate interazioni e attività sociali hanno generato una situazione insolita che ha imposto anche una diversa organizzazione scolastica.

Il distanziamento sociale, la mancanza di routine, l’ansia e l’incertezza, l’inefficacia “iniziale” della didattica a distanza, hanno destabilizzato la vita di tutti, modificando gli stili e i ritmi di vita precedenti, con esiti psicologici gravi, soprattutto sui ragazzi più fragili.

Occorre, pertanto, operare per mettere in campo azioni intese a contrastare gli effetti negativi, investendo ulteriormente nella scuola e nelle infrastrutture educative; garantire continuità educativa; contrastare la dispersione e sostenere soprattutto chi è in condizione di vulnerabilità, ampliando l’offerta educativa fin dalla prima infanzia.

La nostra scuola è ritornata a vivere con la ripartenza di tutte quelle attività extracurriculari che caratterizzano l’ampliamento dell’offerta formativa di cui ho già detto prima.

Nota un aumento di rilievo nei comportamenti violenti dei ragazzi? Superiore a quanto si registrava prima della pandemia?

La pandemia ha accelerato processi già in atto e la violenza tra i giovani assume connotazioni nuove e complesse derivate sicuramente dall’imposizione di drastiche misure di isolamento che hanno interrotto la quotidianità e che sfociano in forme di violenza che vanno dal bullismo al cyberbullismo.

È un fenomeno in continua evoluzione sociale e le nuove forme di comunicazione rapida rendono immediata la fruizione di ogni cosa. Allora urge l’obbligo educativo del corretto utilizzo di questi strumenti per cui è di fondamentale importanza il ruolo dell’adulto, genitore o docente, chiamato ad accompagnare i giovani e a comunicare con loro.

Se le nuove tecnologie possono essere considerate potenzianti per gli adolescenti, seppur con rischi e insidie, è anche compito degli adulti valorizzare questi mezzi, aiutando i ragazzi ad interagire in maniera corretta, non lasciandoli soli ad affrontare questo periodo delicato che, sicuramente, nella loro vita, lascerà un segno indelebile.

– E’ recente una polemica diffusa sull’uso degli smartphone in classe. La questione è partita da una Dirigente di una scuola bolognese che ha imposto di lasciare i telefoni fuori dalle classi. Lei cosa ne pensa? E negli Istituti che dirige quale regola vige in proposito?

L’uso di dispositivi elettronici sia con un approccio byod ovvero forniti dalla scuola non può più essere una scelta; ciò che ritengo doveroso è, invece, educare al loro corretto utilizzo; i nostri alunni, nativi digitali, devono saper riconoscere le opportunità che vengono offerte dalle tecnologie digitali. In questa direzione, il mio istituto si è dotato di una Politica d’Uso Accettabile (PUA), un documento condiviso con i genitori ed i docenti che mira a fornire le linee guida per un uso corretto e responsabile dei dispositivi elettronici. I miei docenti educano al corretto utilizzo dei dispositivi, i miei studenti sanno che l’uso dello smartphone in aula è finalizzato esclusivamente all’attività didattica proposta dal docente. 

Nel corso degli ultimi due anni, la mia scuola si è dotata di moderni strumenti tecnologici, monitor interattivi, iPad, dispositivi per la fruizione della AR/VR, abbiamo lavorato per l’allestimento di aule multimediali in ciascun plesso della scuola secondaria, i mei docenti hanno elaborato un curricolo verticale per le competenze digitali, secondo le indicazioni del curricolo DigiComp 2.0. 

Per tutto questo, per quanto ancora siamo orientati ad attuare, per essere una scuola che nell’innovazione tecnologia riconosce uno strumento attraverso cui accrescere le competenze degli alunni, nella considerazione che è compito della scuola promuovere l’esercizio della cittadinanza attiva, che si attua anche mediante un uso corretto dei dispositivi digitali e della rete, la mia scuola non può che cogliere opportunità dall’uso degli smartphone in aula. 

Cosa pensa a proposito degli orari di scuola vigenti? Crede si dovrebbero aumentare le ore? Attuare un tempo pieno anche nelle secondarie? E quanto crede possa positivamente influenzare la diffusione nel nostro territorio del tempo pieno nelle primarie?

Il tempo pieno non può più essere rinviato. La scuola, quale punto di riferimento educativo-culturale nel territorio e per il territorio, ha il dovere di offrire alle famiglie l’opportunità di un tempo scuola prolungato. Se ciò è già possibile nella scuola dell’infanzia e in parte nella scuola secondaria di primo grado, grazie al corso ad indirizzo musicale, manca del tutto alla scuola primaria. Un tempo scuola di 40 ore settimanali apporterebbe un grande beneficio per il territorio e i primi a trarne beneficio sarebbero proprio i nostri studenti; più tempo scuola vuol dire più tempo per il potenziamento delle competenze di base, più tempo per lo sviluppo delle soft skills, competenze fondamentali per l’esercizio della cittadinanza. Nel territorio delle frazioni di Monreale, privo di centri di aggregazione culturale, la scuola, unica agenzia educativa, può diventare riferimento per tutti gli studenti; una scuola aperta al territorio è una scuola che ha a cuore il futuro dei propri giovani; la scuola con il tempo prolungato è la scuola che supporta le famiglie e certamente le famiglie saprebbero cogliere questa opportunità. Certamente sussistono difficoltà, già date dalla mancanza di spazi adeguati, ma è la collaborazione con gli enti locali e con le famiglie che permetterebbe di affrontarle, mediante un lavoro di sinergia, cruciale per assicurare il benessere dei nostri alunni. Quindi, sì: credo fortemente nel tempo pieno, in tutti gli ordini scolastici, non soltanto nella scuola primaria. La scuola che dirigo è destinataria dei fondi PNRR Scuola 4.0, una misura che prevede la trasformazione degli spazi scolastici  in ambienti di apprendimento innovativi, flessibili, adattabili, ma la trasformazione non può limitarsi a modificare l’assetto didattico: è un processo di trasformazione che naturalmente interessa la revisione di un modello pedagogico che sia in grado di coniugare l’utilizzo degli spazi, , le metodologie didattiche e l’organizzazione del tempo. Questa è la direzione verso cui ci muoviamo, e ciò non può che generare beneficio.

Qual è l’iniziativa che Le piacerebbe realizzare per i Suoi ragazzi e che fino a ora non ha avuto possibilità di fare per mancanze di qualche tipo, fossero pure di ordine economico?

La mia è una scuola complessa: abbraccia tre frazioni del comune di Monreale, Pioppo, Villaciambra e San Martino delle Scale, ma non tutti gli alunni godono delle medesime opportunità. Tutte le attività extracurricolari proposte sono suddivise tra i vari plessi, l’acquisto delle attrezzature didattiche è ben distribuito, così come tutte le iniziative didattiche; però garantire le medesime opportunità a tutti i miei alunni non è sempre possibile, non sempre è attuabile. 

Creare una comunità di studenti è uno dei compiti più difficili da perseguire. L’utilizzo di strutture adeguate per l’attività motoria, o anche la possibilità di fruire di laboratori scientifici, di spazi adeguati per le STEM, o di spazi per la lettura non sempre è possibile. Pur avendo colto tutte le opportunità di finanziamento, pur avendo dotato tutti plessi di strumenti e dispositivi ed aver optato per dotazioni tecnologiche mobili, ciò che ancora non si è potuto realizzare è proprio la creazione di questi spazi  nei plessi in cui le condizioni strutturali ne limitano la realizzazione e nei quali è più sentito il disagio generato dalla distanza dal centro cittadino. Proprio in questi plessi più disagiati è forte è il bisogno degli alunni e grande è la necessità che la scuola e l’ente locale diano risposte. 

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