La mattina o la sera, durante il tragitto in macchina che mi conduce al lavoro o a casa, ascolto la radio e puntualmente negli ultimi giorni sono tentato dal desiderio di telefonare in diretta al/ai conduttori di turno per rivolgere loro qualche domanda.
Il quesito di fondo sarebbe sempre lo stesso: se cioè questi personaggi, tipo la Lucarelli su Radio Capital o Bottura e Marianna Aprile (giornalista che peraltro apprezzo purché fuori dal contesto del duetto con Bottura appunto su Rai1) o i miei preferiti Buffoni/Cacciola del Tg0, siano consapevoli del messaggio direi perpetuo che trasmettono, ora vestito da riflessione sull’argomento del giorno, ora da facili battute, ma pure attraverso il modo di condurre interviste all’esperto di turno.
E il messaggio viene perpetuato in continuazione, o se volete in anticipo, sulle conversazioni serali dei talk show nei quali sono invitate e coinvolte sempre le stesse persone, gli stessi giornalisti, ormai più abituati al ruolo di opinion leader (leggi depositari di verità assolute) che di cronisti.
È lo stesso messaggio, quello a proposito del quale sarei tentato di interloquire con i conduttori radiofonici durante quella mezz’ora di strada che mi conduce in studio o a casa, che si traduce in un totale discredito del mondo politico e parlamentare.
Nel mio ultimo intervento ospitato su questo giornale stigmatizzavo l’abuso di una allocuzione che recita più o meno e con poche varianti: “…se fossimo in un Paese normale..”, abuso cui i media non si sottraggono, anzi.
Ho sostenuto e rivendicato che noi siamo e viviamo in un Paese normale anche se ce ne dimentichiamo facilmente, presi come siamo a immaginare complotti spesso orditi dal politico o politicante della parte avversa a quella cui pensiamo di appartenere in qualche modo.
Non è dubbio che la classe politica italiana è di un livello che così basso, a memoria di chi come me ha seguito le legislature dagli anni settanta in poi, non è mai stato.
E qui si dovrebbe aprire un capitolo già in parte, ma non abbastanza, esplorato sulle cause che hanno determinato la vertiginosa discesa culturale – e l’aggettivo culturale è fin troppo generoso – dei rappresentanti politici.
È fuor di dubbio che la porta sulla abissale discesa l’ha aperta il noto comico genovese che ha sparso per anni benzina su un fuoco che covava sotto le ceneri dello spirito molto italico di un popolo che storicamente mal digerisce le regole che gli vengono imposte, salvo inveire contro chi quelle stesse regole infrange.
Il personaggio in questione ha iniziato una dozzina di anni fa a diffondere, attraverso gli strumenti social a quel tempo non di uso diffuso come oggi, ma in forte crescita, i fuorvianti “concetti” secondo i quali tutto è semplicisticamente riconducibile a facili scelte e/o decisioni, qualunque sia l’argomento.
Fino a direi un mese addietro è stato risparmiato dalla “gogna mediatica” il solo Draghi, ma pure lui negli ultimi giorni è stato fatto oggetto di larghe discussioni sul suo operato, non ancora sulla di lui credibilità personale, ma si è cominciato a discutere sulla sua incisività strettamente politica.
Registro poi che conduttori e opinion leader sono gli stessi che levano voci scandalizzate e preoccupate alla visione di risultati elettorali (gli ultimi in ordine di tempo sono stati quelli del seggio suppletivo di Roma) che registrano un astensionismo ben superiore persino al preoccupante 35/40% riportato solitamente dai sondaggi sulle intenzioni di voto.
Ribadisco, se ce ne fosse bisogno, che la mia personale considerazione della attuale classe politica è ben lungi dall’essere neppur lontanamente benevola nei confronti di tantissimi che occupano gli scranni parlamentari.
Circa le cause che hanno provocato questo scadimento facilmente riscontrabile da chi come il sottoscritto segue gli eventi politico-parlamentari da qualche decennio, ho avuto modo di far cenno sopra, ma non è quello suddetto l’unico dei tanti che individuerei. Citerei a mo’ di esempio solo un altro: quello relativo alla abolizione del finanziamento ai partiti.
La riflessione e l’invito che qui consegue si rivolge – non mi si voglia attribuire atteggiamento messianico che mi è totalmente estraneo – ai cittadini; da quelli di Milano, Roma, Pisa, Napoli fino a Monreale e oltre.
E la riflessione consiste nel far rilevare che quella gente, di cui non abbiamo nessuna o pochissima considerazione, in Parlamento ce la mandiamo noialtri col nostro voto. Osservazione semplice quanto tremendamente esiziale per il buon andamento della ns. Nazione, specialmente in un frangente storico che non esiterei a definire epocale.
E allora l’invito che rivolgo a me stesso prima che a quanti vorranno e riterranno di raccoglierlo è: nei pochi mesi che ci dividono dalle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento cerchiamo di prestare la dovuta attenzione alle evoluzioni o involuzioni di stampo elettoralistico.
Cerchiamo di discernere chi tra i leader dei vari schieramenti, ma pure tra i candidati del territorio “metropolitano” (aggiungerei pure a uso e consumo degli abitanti il ns territorio che numerose quanto ovvie interrelazioni ha con la città Metropolitana di Palermo) esprime e lancia messaggi e propugna propositi che siano credibilmente tesi a un miglioramento in tutti i settori del Paese e della vita reale delle persone e che questi propositi siano verosimilmente realizzabili.
Non posso non pensare a “qualcuno” che in questi giorni ha vantato come una vittoria del “paese reale” il ritorno al limite massimo di €2000 per l’uso del contante.
Il libro dei sogni siamo tutti capaci di scriverlo e nell’ambito strettamente politico è sempre estremamente facile fare opposizione, terribilmente più difficile governare.
Attribuisco, per quanto osservato sopra, gravissima responsabilità ai media e agli organi di informazione in genere e cioè quella sopra accennata circa l’inveterata abitudine e direi quasi il compiacimento nel sottolineare sbagli e deficienze della classe politica aprendo così la strada ai prossimi populisti dai quali dicono voler rifuggire o al popolo degli astenuti.
E in questo contesto non mi meraviglia il declino che si appalesa in termini di copie vendute sempre in minor misura dei Giornali di carta stampata.
Compito di sorveglianza e conseguente invito non a facili proselitismi della serie “…vutamo pi me cucino…” assegnato precipuamente ai meno giovani e più esperti che sappiano con parole e modi adeguati spingere soprattutto i più giovani a uscire dalla perversa logica del “tanto sono tutti uguali” o all’altra “..ma tanto è facile ché ci vuole!?..”.
Non dimentichiamo e rammentiamo ai giovani come in un passato non lontanissimo il girarsi dall’altra parte della popolazione e soprattutto della borghesia italiana ha aperto la strada al periodo più buio della storia.
E nel clima di perenne caccia al ladro mi viene in mente il povero Prof. Crisanti che in questi giorni deve giustificarsi perché si è comprato una bella casa. Non c’entra? Per me c’entra. Auspico ovviamente che gli opinion leader di cui sopra, muniti di intelletto e preparazione di cui sono certo, sappiano presto tirarsi fuori dal gioco della gogna.