PALERMO – “Ricordare è un gesto di resistenza di fronte alla semplicità delle mode globali”. Così l’autrice di “Storie siciliane” mette in guardia chi si appresta alla lettura del suo libro che non si troverà dinanzi a stereotipi e luoghi comuni che riguardano la storia della Sicilia. L’ultima fatica letteraria di Amelia Crisantino non è una sintesi di quanto si può trovare in altri testi che raccontano avvenimenti e personaggi che hanno segnato i percorsi storici della grande isola del Mediterraneo.
Il libro nasce dalla rivisitazione di una lunga serie di articoli pubblicati da lei nel corso degli anni nella pagina culturale dell’edizione palermitana di Repubblica. Articoli supportati da ricerche che hanno portato l’appassionata e studiosa della storia della Sicilia a presentare fatti e personaggi fuori da modelli e pregiudizi che hanno spesso connotato la storia della Sicilia.
Il libro (edito a marzo dalla casa editrice “Torri del Vento”, 288 pagine, 20 €) è stato presentato ieri pomeriggio alla libreria Feltrinelli di Palermo, davanti ad una platea particolarmente interessata ai misteri, ai miti, ai personaggi che hanno popolato e definito l’identità siciliana.
Stimolata dalle domande di due colleghi, i giornalisti e scrittori Alli Traina e Mario Pintagro che hanno condotto l’evento, l’autrice ha spiegato come il suo sforzo sia sempre stato quello di raccontare storie che rifuggono dai luoghi comuni, e di come si sia rifiutata di rappresentare una terra troppo spesso decifrata attraverso i soliti cliché.
Andare oltre alle solite categorie attraverso le quali viene rappresentata la Sicilia, quali il sottosviluppo, la mafia, i normanni, ci consente di scoprire e di esprimere quella grande ricchezza che risiede nella storia della nostra isola che, seppur inserita all’interno dell’Italia e dell’Europa, ha delle caratteristiche che la rendono particolare.
Il libro è un susseguirsi di racconti su personaggi, miti, tradizioni, episodi della storia siciliana, dai tempi di Dionisio, tiranno di Siracusa, fino ad arrivare alla fine del XX secolo, con l’intento di fare riemergere fatti e protagonisti sconosciuti o dimenticati.
Perché il ruolo che si affida la Crisantino storica è quello della divulgatrice. “Ripercorrere la tradizione coincide con l’opporsi al suo dissolvimento per collettiva smemoratezza. È un simbolico rifiuto a finire nell’omologante tritacarne postmoderno che restituisce poltiglie predigerite. Solo un piccolo gesto di resistenza”. Che ci permette di scoprire un’altra Sicilia, diversa, più interessante.
Mostra come ci posso essere altre visioni del mondo, Personaggi che danno un’altra impronta.