Disabilità, abusi sessuali, emigrazione, rapporto tra genitori e figli e soprattutto tra nonni e nipoti, utilizzo del teatro e in particolare dell’opera dei Pupi quale terapia contro la pazzia. Sono tanti i temi trattati all’interno dell’ultima fatica di Maria Sapienza, “Ayman, Il bambino ritrovato”, che è stato presentato ieri pomeriggio presso il Circolo di Cultura Italia, a Monreale.
La professoressa Daniela Balsano ha condotto l’evento, alla presenza dell’autrice, dello psicologo Gianni Ferraro, di Biagio Cigno, segretario di un’associazione di famiglie di persone affette da disturbi mentali, di Benedetto Rossi, figlio del puparo monrealese Enzo, e del puparo palermitano Piero Scalisi che insieme hanno regalato un breve intermezzo ai numerosi ospiti.
Il romanzo, un giallo con una trama ricca di colpi di scena e di sorprese, si snoda lungo la vita di 4 figure femminili. “In tutte c’è qualcosa di me – ha spiegato l’autrice -. Sono donne forti, resilienti, capaci di non abbattersi dinanzi alle difficoltà, perché dotate di una ricchezza, quell’amore che consente loro di rialzarsi”.
Il romanzo è ambientato a Palermo, con una breve digressione anche su Monreale, e proietta il lettore in luoghi a lui familiari, quasi facendoglieli vivere in prima persona.
Il protagonista è Ayman, che nella lingua africana significa fortunato, protetto. Ma ogni personaggio del racconto farà un percorso a ritroso, per ritrovare quella parte ancestrale, pura, vera, del bambino che è in ognuno di noi. “Senza ritrovare l’essenza di noi stessi è impossibile vivere in armonia l’uno con l’altro”, spiega Maria Sapienza. Ma probabilmente ciascuno di noi può riconoscersi in uno dei personaggi del libro.
Tanti gli spunti di riflessione proposti dall’autrice in questo romanzo che, come ha dichiarato Daniela Balsano, assume una valenza catartica per chi lo legge.