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Speriamo che questo nuovo anno sia femmina

Hanno lottato per i diritti, dato un contributo alla Scienza e alla politica, hanno sofferto e gioito, il mio bilancio del 2020 è dedicato alle donne

Fare bilanci non è proprio il mio forte.

La frenesia di cogliere per iscritto i nodi salienti di un periodo più o meno ampio e di tradurli in parole mi imbarazza parecchio inducendomi a privilegiare il mero elenco di dati rispetto a una riflessione più circostanziata.

Quando poi il bilancio deve setacciare un anno tragico e complesso come è stato il 2020 la tentazione di elencare gli eventi secondo uno schema da via crucis diventa pericolosamente reale.

Sul 2020 si possono riversare fiumi d’inchiostro e sarebbero sempre piuttosto riduttivi, ma io cercherò di essere abbastanza parca di parole e di focalizzare il mio interesse su un aspetto importante, ma tra i meno battuti in quei bilanci “copia-incolla” che si leggono alla fine di ogni anno. In buona sostanza vorrei rendere onore alle donne che si sono contraddistinte in questa annata bisesta così malefica e difficile.

Dall’Italia agli Stati Uniti, dall’Argentina al Sudan, moltissime donne non sono rimaste inermi, paralizzate dinnanzi agli eventi devastanti di questa assurda pandemia, ma sono andate avanti, hanno lottato, hanno studiato, hanno dato un contributo importantissimo alla Scienza, hanno conquistato posizioni di rilievo in ambito politico, hanno sofferto, hanno gioito, hanno vissuto.

Agli albori dell’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle, quando il covid 19 iniziava ad impattare sulle nostre vite, tre scienziate italiane dello Spallanzani di Roma sono riuscite ad isolare il virus. Un primo fondamentale gradino per riuscire a intravedere nuove strade terapeutiche e preventive.

Le lotte femministe in tutto il mondo hanno contribuito ad ottenere, durante l’anno appena trascorso, diritti mai concessi: la messa al bando dell’infibulazione in Sudan, il diritto all’aborto gratuito e in strutture sicure in Argentina, la revisione della Costituzione in Cile scritta finalmente da uomini e donne. Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, vinte da Biden, ci hanno riservato la soddisfazione di vedere la vice-presidenza affidata a Kamala Harris, donna, nera e combattiva tutrice dei diritti umani e civili.

Da pochi giorni il vaccino contro il covid 19 è approdato in Italia e in altri stati europei ed extraeuropei.

Ed ecco ancora una volta una donna protagonista, la giovanissima infermiera dello Spallanzani a cui è andata la prima inoculazione relativa al nostro Paese.

Grandi conquiste di donne volitive e determinate fanno, però, da contraltare a tante altre situazioni decisamente meno felici. Esiste purtroppo, in ogni parte del pianeta, un’ampia porzione del mondo femminile che rimane sottomessa, vittima di sfruttamento, segregazione e violenza ed è per queste vite, per questi corpi e per questi cervelli negati che i traguardi raggiunti dalle altre “sorelle” più volitive o semplicemente più fortunate assumono un valore prezioso oltre che simbolico.

Una cosa è certa: qualsiasi progresso sociale si riesce a leggere meglio solamente attraverso la collaborazione paritaria di cervelli, sia maschili che femminili, soprattutto nei periodi più bui e complicati come quello che abbiamo vissuto e che ancora stiamo vivendo. Questo lo insegna il buon senso, il rispetto dei fondamentali diritti umani e lo confermano le neuroscienze.

Gli uomini e le donne sono identici nella scala dei diritti e nei doveri, diversi strutturalmente ma del tutto complementari, pertanto insieme riescono a osservare più chiaramente e a progettare con maggiore accuratezza in ogni ambito del progresso scientifico, politico e sociale.

L’integrazione equa di presenze maschili e femminili nelle varie “stanze dei bottoni” rappresenta davvero il bene di una società evoluta e giusta, una società capace di superare qualsiasi ostacolo.

Per questo motivo vorrei ipotizzare una sorta di speranza/previsione: che il 2021 possa esordire con lo stesso slancio, la stessa determinazione e la stessa flessibilità che è propria delle migliori personalità femminili.

Infine, parafrasando il titolo di un film, vorrei azzardare un augurio a bassa voce, che spero venga condiviso anche da molti uomini: “speriamo che questo nuovo anno sia femmina”.

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