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Teorie del complotto: innocue convinzioni o pericolo sociale?

Fin dall’antichità l’essere umano è affascinato dalle cospirazioni, ma attenzione a teorie pericolose che condizionano i nostri comportamenti

Già da parecchio tempo, navigando in internet, è facile imbattersi in blog e siti che riportano notizie o informazioni difficili da provare o basate semplicemente su ipotesi più o meno credibili e più o meno scientifiche. Informazioni che spesso lasciano supporre, quando non lo sostengono apertamente, l’esistenza di uno o più gruppi di persone che segretamente governerebbero il mondo controllandoci tutti attraverso avanzate tecnologie.

Si tratta del fenomeno sociale ampiamente conosciuto oggi come complottismo: i sostenitori delle teorie del complotto credono che tutto il mondo sia controllato da una élite di individui che, per portare a termine i loro loschi progetti, manipolano gli eventi, la realtà e le menti di tutto il resto della popolazione.

Ma perché queste teorie hanno avuta tanta fortuna? Senza dubbio nella storia dell’umanità le cospirazioni sono esistite e continuano ad esistere, basti pensare ai complotti messi in atto per eliminare avversari politici, al depistaggio delle indagini sugli attentati durante gli anni di piombo e, tornando indietro nel passato fino all’antichità, all’assassinio di Giulio Cesare. Ma mentre da un lato si tratta di fatti storici supportati da prove, fonti e testimoni, moltissime sono le teorie che si basano invece su fonti del tutto immaginarie.

È ormai celebre in tutto il mondo il movimento dei Terrapiattisti, secondo cui la Terra è in realtà piatta e un’élite di potenti cerca da secoli di manipolare l’umanità per farci credere che sia sferica. Ma la forma della terra non è l’unico argomento in questo dibattito pseudoscientifico: giganti, alieni, rettiliani, immagini modificate, prove falsificate, Illuminati e tutto ciò che può screditare la conoscenza della realtà per come la conosciamo sono il pane quotidiano di chi crede a queste teorie.

Nel corso della storia, l’umanità è sempre stata affascinata da fantasiosi complotti che spiegherebbero fatti apparentemente inspiegabili. E se alcuni individui trovano e trovavano la spiegazione nella religione e altri ancora la trovano e la trovavano nella scienza, altri ancora la cercano altrove, dando vita a queste teorie. Potremmo quindi dire che dove si annida lo scetticismo nei confronti della religione e della scienza —e, per estensione, dell’autorità —, lì trovano terreno fertile le teorie del complotto.

E, proprio a proposito di scetticismo nei confronti dell’autorità, basti pensare ai movimenti che vorrebbero sminuire la gravità del Covid-19 o che addirittura ne negano l’esistenza, per comprendere quanto questi fenomeni sociali siano vicini a noi e quanto possano condizionare la nostra vita e il nostro tessuto sociale.

Ma com’è possibile che teorie così fantasiose e inutilmente complesse attecchiscano tanto profondamente sull’essere umano? “Perché promettono un sapere negato agli altri” è la risposta prodotta da Umberto Eco nel corso della Lectio magistralis dal titolo “Conclusioni sul complotto. Da Popper a Dan Brown” tenutasi a Torino nel giugno 2015, e la risposta ci sembra abbastanza convincente.

Essere portatori di una conoscenza negata ai più è una fantasia seducente per la mente di chi, spinto da un forte scetticismo, vuole spiccare tra la massa e poter accusare gli altri di essere creduloni o, peggio, di avere interesse a mantenere lo stato delle cose.

Ma se da un lato potremmo essere portati a pensare che queste convinzioni siano innocue, è bene fare attenzione al dilagare di tali teorie: lo scetticismo estremo, che porta a mettere in discussione qualunque verità, anche quella dimostrabile, può avere delle ripercussioni sulla vita di tutti attraverso il progressivo abbandono della vita politica.

Convincendosi che il mondo sia governato da forze oscure, il complottista finisce per chiedersi “cosa posso fare contro i demoni, gli Illuminati, l’élite politica che governa il mondo, la Nasa?”; e la risposta non può che essere una: nulla. In questo modo si ha una drastica riduzione dell’impegno politico, dell’esercizio dei propri diritti e al contempo l’attenzione viene distolta dai problemi reali e rivolta a pericoli immaginari.

Le teorie del complotto quindi allontanano gli individui dalla realtà, li accolgono in un mondo immaginario fatto di paure e rassegnazione e impediscono di impegnarsi in maniera costruttiva e partecipativa alla vita della comunità.a

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