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Maxi risse e assembramenti al tempo del covid19

Quando i bisogni evolutivi inespressi deragliano in comportamenti devianti

Destano particolare preoccupazione i recenti fatti che hanno visto numerosi giovani coinvolti in episodi di violenza collettiva, accaduti per futili motivi ed in barba alle norme di contenimento anti-Covid, all’apice della seconda ondata. Parliamo di scene di elevata gravità sul piano dell’incolumità e della salute pubblica e collettiva, a breve distanza dall’omicidio del povero Willy a Roma, massacrato da delinquenti lo scorso settembre, e che ripiombano prepotentemente sul pieno dell’emergenza pandemica odierna. 

Venire a conoscenza di nuovi fatti di violenza accaduti qualche mese fa, come le risse che hanno visto coinvolte diverse persone nelle località di Reggio Emilia, Chieti e Bergamo, ha risuonato forte alle corde sensibili della nostra comunità che recentemente ha dovuto apprendere con apprensione della grave violenza fisica subita dal giovane concittadino Alex. 

Eclatante e grave la maxi rissa scoppiata sabato pomeriggio scorso nel centro di Roma: centinaia di ragazzi e ragazze ammassati, privi di mascherine e inosservanti delle dovute misure di distanza di sicurezza si sono dati appuntamento al Pincio della Capitale per mettere in atto l’ennesimo scontro fisico finalizzato ad uno squallido regolamento di conti, istigato ed organizzato attraverso i social e che ha richiesto l’ingente intervento delle Forze dell’Ordine. 

Non sono mancati nella stessa giornata ulteriori episodi di disordini e assembramenti, con l’arresto di numerosi soggetti implicati, che si erano riversati in massa e senza alcuna attenzione alle misure protettive anti-covid e che sembravano urlare “ci riprendiamo il centro, la città è nostra, aridatece Roma!!”. Inevitabili le prese di posizione da parte delle istituzioni locali che hanno registrato un vero e proprio allarme sicurezza e sanitario in tutta la città, una sorta di “liberi tutti” misto ad atteggiamenti di insurrezione, la cui pregnanza merita maggiore attenzione e non solo a livello governativo e repressivo.  

Questi episodi di violenza accaduti indistintamente in tutto il territorio italiano ci inducono a riflettere sugli effetti emotivi del lock-down a livello comunitario, sulle ricadute che le seppur doverose restrizioni, messe in atto per il contenimento del rischio di contagio dal Covid-19, possono avere determinato; occorre dare una lettura interpretativa che tenga conto della complessità del disagio giovanile odierno e del suo manifestarsi attraverso episodi di violenza.

Sicuramente il restringimento delle occasioni di socializzazione ha influito pesantemente sul senso di costrizione e limitazione vissuto soprattutto dai più giovani, contribuendo pesantemente al determinarsi di ulteriori e meno arginabili fenomeni di deviazione e conseguenti risse; se da un lato la chiusura degli istituti superiori ha sicuramente contribuito al contenimento del rischio di contagio da Coronavirus, dall’altro ha fortemente accentuato il disagio giovanile per l’improvvisa passivizzazione subita e la mancanza di occasioni socializzanti sancite dalla continuità e dalla quotidianità.

L’impossibilità di vivere pienamente i riti di passaggio all’interno del gruppo dei pari, rappresenta un pesante limite nel delicato processo di separazione-individuazione tipico della fase adolescenziale. La messa alla prova tipica dell’età giovanile trova oggi un forte limite che rischia di compromettere le dimensioni relazionali che accompagnano il superamento dei compiti evolutivi implicati nel processo di formazione della propria personalità. 

L’improvviso impoverimento della vita di gruppo sta pesantemente sottraendo tempo e spazio alle occasioni di scambio e confronto, dimensioni fondamentali nel delicato processo di rispecchiamento alla base dello sviluppo affettivo ed emotivo, limitando le forme espressive tipiche dell’adolescenza indispensabili nel passaggio all’età adulta; inevitabili i vissuti di frustrazione, dettati dall’impossibilità di affermarsi più liberamente all’interno del gruppo dei pari per sperimentare il proprio vero sé e l’autodefinizione della propria personalità in divenire. Occorre dare voce a questi bisogni evolutivi, perché è in gioco la costruzione dell’identità del soggetto con tutta la sua complessità. L’ascolto dei vissuti dei nostri ragazzi oggi più che mai si configura quale dimensione fondamentale, onde evitare il perpetrarsi di condotte a rischio per se stessi e per l’altro. 

È sulla scia della consapevolezza dell’importanza del gruppo di condivisone e dell’ascolto reciproco che occorre costruire spazi protetti ma altrettanto efficaci per raccogliere bisogni e vissuti tipici dell’età giovanile; in tal senso il ruolo dei social network sta seppur marginalmente tamponando il bisogno di socialità violato, offrendo contesti paralleli che ci consentono di rimanere in contatto con l’altro seppur in osservanza delle misure protettive; il virtuale ancora una volta ci arriva in aiuto, attraverso dispositivi interattivi capaci di gettare ponti relazionali che possono essere implementati anche all’interno dei gruppi classe e in seno alle piattaforme didattiche in uso nei vari istituti superiori. 

Chiaramente occorre pensare ed implementare nuovi strumenti e modalità di incontro fattibili, affinché le fasce di età più delicate possano trovare spazi e tempi da dedicare al processo di socializzazione coi pari; la dimensione dell’ascolto dei bisogni evolutivi più che mai deve trovare oggi accoglimento soprattutto all’interno dei contesti famigliari, in attesa che gradualmente l’intera comunità possa tornare a stili di vita più sani ed idonei alla crescita ed alla piena espressione di sé.  

Dott. Giovanni Ferraro

Psicologo Psicoterapeuta

Dottore di ricerca in Psicologia

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