SEGESTA – “Le Troiane” è andato in scena ieri, al teatro antico di Segesta, sotto le stelle di una piacevole serata settembrina. Uno spettacolo coinvolgente ed intenso che per circa 80 minuti ha tenuto sospeso il fiato di un pubblico numeroso e attento.
Tutto merito della compagnia teatrale de “I Policandri” che in occasione delle Dionisiache (partecipando nella sezione “Teatro al Territorio”, proposta quest’anno per valorizzare le nostre radici) ha portato sul palco un dramma già apprezzato, nello scorso mese, a Sambuca e a Sciacca, caratterizzato da personaggi indimenticabili e magistralmente interpretati.
Donne, soprattutto troiane fatte prigioniere in seguito alla disfatta della propria città per mano degli achei; mercificate come bottini di guerra e marchiate con una fascia al braccio che le stringe come in una morsa di dolore. È un’Atena bambina (interpretata da Simona Schiera) ad aprire il racconto. Capricciosa e vendicativa, impegnata a giocare coi suoi pupazzi come fossero pedine, passa presto dalla parte delle sconfitte vestendo i loro panni e le loro preoccupazioni. Poi un’Ecuba (Rosetta Iacona) sconvolta dai singhiozzi e lacerata dal tormento della perdita, in un crescendo di sciagure senza fine. Andromaca (Gloria Alfano) tenera e regale nella sua fierezza di moglie e madre, impotente davanti alla barbara uccisione del suo bimbo – chissà che un giorno non possa diventare più forte del padre. La febbricitante Cassandra (Martina Cassenti), persa nei furori vaneggianti, seppur veggenti, accesi in lei dal Dio Apollo, che si è conquistata, al termine del suo monologo, l’applauso degli spettatori ammaliati. La bella Elena (Marzia Coniglio) accusata di aver scatenato, col solo sguardo, il sanguinoso conflitto, intenta a persuadere il marito Menelao (Roberto Matranga) affinché la risparmi; e poi Taltibio (Domenico Bravo), infausto araldo degli achei, temuto e odiato dalle troiane perché portatore di nuove disgrazie.
Le protagoniste sono donne diverse, sì, ma vittime di una guerra decisa da uomini e dei, da forze ineluttabili e passioni distruttive. E quando alla fine, ricevuto il verdetto, si stringeranno le une alle altre avvolgendosi in un lungo peplo funebre che copre i loro volti, saranno accomunate da un destino cieco che tuttavia, invece di annientarle, ne rivelerà tutta la dignità.
Gli attori hanno recitato senza l’ausilio dei microfoni sfruttando, proprio come accadeva in antichità, la conformazione e l’acustica del teatro greco: una scelta che ha reso ancor più suggestiva l’esperienza del pubblico. Con la regia di Maurizio Carlo Luigi Vitale (e Giuseppe Casarubea come assistente alla regia), l’amalgama sapientemente adattata da Euripide, Seneca e Sartre assume a tratti un taglio delicatamente contemporaneo anche grazie alle musiche di Satie, Berio, Penderecky.
M. C. L. Vitale ha anche curato e diretto, negli scorsi anni, i laboratori teatrali promossi dal liceo E. Basile – M. D’Aleo di Monreale. Alcuni dei membri de “I Policandri”, come Gloria, Martina e Simona, hanno mosso i primi passi nel mondo del teatro proprio grazie a quei laboratori e, come abbiamo visto, continuano a coltivare con perseveranza e sacrifici una passione dalle mille soddisfazioni.