Monreale, 6 settembre 2017 – Un anziano signore tiene per mano un bambino, passeggiano per i viali alberati. Più in là, sotto l’antica quercia, attorno ad un tavolino di un bar delle signore chiacchierano allegramente gustando una fresca granita. C’è un’aria che profuma di fiori e un’affascinante panorama, la Conca d’Oro, è complice di promesse e frasi d’amore tra due giovani innamorati seduti su una panchina. Una piacevole musica di sottofondo allieta le calde sere d’estate regalando spensieratezza ai visitatori. Dei bambini si rincorrono attorno alla fontana dove guizzano numerosi pesci. Fa caldo ma fortunatamente c’è una fontanella da dove sgorga un’acqua fresca. Nell’antico giardino del Belvedere di Monreale.. da lì i confini sono nitidi e ben definiti.
Tra frammenti di passato appare malinconica la voglia di ri-vedere la Villa comunale splendere come o ancor di più di una volta. Nei racconti della gente e nelle foto ingiallite un giardino curato e gradevole contraddistingueva Monreale, una strana allucinazione che oggi svanisce ad ogni cedimento di muro. Dei secolari ficus nonostante tutto trovano la forza di restare in piedi. La villa vive nei ricordi ma anche nei desideri di cittadini, professionisti e amanti del bello in generale che vorrebbero riqualificarla. Interventi e soluzioni sono necessari per il recupero del contesto paesaggistico, naturalistico, sociale e culturale di un’area importante per l’identità del territorio.
La recinzione protettiva, innalzata dopo il crollo del muro nel 2011, non restituisce giustizia al posto ed ad oggi il belvedere è quasi inesistente. E pensare che un tempo l’antica muraglia normanna che fungeva da recinzione venne abbattuta così d’aprire la vista allo splendore e alla magnificenza del paesaggio offerto dalla Conca D’Oro. Alberi vennero piantati nel Giardino delle delizie e a partire dall’800 il giardino venne ulteriormente arricchito con palme, piante di ogni genere e con i maestosi esemplari di ficus magnolia.
Dar valore allo storico giardino pubblico ridarebbe allo spazio un recupero funzionale. Un pizzico di innovazione, ma anche ripescare quelle che erano le novità di un tempo come le arene donerebbero luce al posto. Una intensificazione delle attività culturali, immaginando anche un caffè letterario, renderebbe il luogo un salotto bello ed accogliente, così da fare venire voglia di scegliere Monreale. Ordine, decoro, valorizzazione delle testimonianze storiche e, perché no, contributi artistici che aumentino l’appeal della nostra prestigiosa città. Una rivoluzione culturale che contribuisca a scardinare un abbandono quasi radicato.
Inutile dire come la villa comunale è un bene di immenso valore sia sotto il profilo della fruizione culturale che economico. I ricordi parlano agli occhi ma cercano di parlare anche alle orecchie disvelando la realtà. Un’opera lasciata a perdere dove l’arte e la bellezza potrebbero avere un effetto concreto sul territorio.