Gianluca Cangemi, nato nel 1979, è davvero una ricchezza inesauribile di spunti ed esperienze, nonostante la sua giovane età. Il brano, incipit, che ha preceduto l’intervista ci apre alla complessa semplicità del compositore.
Quali difficoltà lavorative hai trovato nel nostro territorio?
Più che di “difficoltà” potremmo parlare di inesistenze o inconsistenze strutturali: difficoltà di essere inquadrati all’INPS, risposte vaghe negli uffici per l’igiene e l’edilizia per conformare alle norme vigenti la società che ho co-fondato. Ulteriori disavventure alla Agenzia delle entrate per la perdita della pratica, inoltrata ben tre volte, richiedente l’inserimento della Partita IVA negli archivi dell’Unione Europea visto che la nostra società ha relazioni continue con diversi Stati dell’Europa. In un contesto del genere lavorare con dignità diventa un’impresa titanica. Si dovrebbe invece lavorare solo per investire al meglio le nostre competenze, acquisite sempre e solo con sacrifici delle famiglie, e cosìcontribuire al rilancio e al miglioramento della nostra terra. In condizioni del genere, la famosa “vocazione” della Sicilia a uno sviluppo economico basato sul turismo, e quindi anche sul lavoro culturale, diventa solo una formuletta vuota. Un sistema mantenuto così malconcio è utile solo a quella minoranza di siciliani infami che cavalca rimpianti e piagnistei dei tanti validi e onesti, i quali finiscono per essere neutralizzati dalla fatica di affrontare ogni santo giorno mille e mille piccoli ostacoli. È un vero e proprio metodo, usato dai siciliani infami contro quelli validi: “grazie a ogni piccolo inghippo quotidiano che non risolvo e anzi perpetuo, ottengo il mio utile e posso farmi i miei interessi indisturbato…”.
A questo aggiungi la lotta contro i luoghi comuni secondo cui “con la cultura non si mangia”. Sono le parole d’ordine di un enorme danno economico, che viene fatto ogni giorno all’intera Italia dagli infami che temono ogni sviluppo che sia virtuoso per la collettività e non solo finalizzato agli interessi di pochi. A parte il diritto di ognuno di noi alla bellezza e pienezza di essere esseri umani, c’è anche il fatto pratico per cui ‘sta famosa “cultura”, dove è prospera e diffusa, genera lavoro per molteplici figure …tipografi, commercialisti, avvocati, tecnici, elettricisti, operai, trasportatori, artigiani, meccanici, informatici, operatori turistici, addetti alle pulizie… Così invece si continua a rimanere senza lavoro!
Quali riconoscimenti hai ricevuto all’estero?
Ho fatto musiche per film andate in prima serata nazionale, in Francia, contribuito a musiche che hanno vinto importanti premi di settore, e varie altre soddisfazioni professionali, ma vorrei che ci soffermassimo su una sfumatura differente della parola “riconoscimento”. All’estero vengo riconosciuto come persona normale, che lavora e viene pagata per quello che fa, il mio lavoro viene riconosciuto dalla collettività come utile sia per lo “spirito” che per la “pancia”, un servizio necessario alla società, e che contribuisce all’economia e quindi al benessere di tutti. Sì, questo è il riconoscimento più grande che ho ottenuto all’estero.
Dove lavori in questo momento?
La mia vita è un andirivieni tra Palermo e Berlino. Ma entro quest’anno mi stabilirò del tutto in Germania pur mantenendo vivi i rapporti con il mio team a Palermo, fatto da uomini onesti, profondi e coraggiosi, professionisti di alto livello, se non altissimo. La nostra terra è piena di giovani si propongono un rinnovamento di strutture mentali, economiche e sociali superate, nonostante il disastro generalizzato, e anche nonostante il fatto che l’appoggio di istituzioni e amministrazioni continui a risultare scarso, disorganizzato, poco o male informato, privo di una visione d’insieme, o al meglio con una visione troppo vecchia e striminzita per essere utile oggi, con risultati che spesso finiscono per essere d’ostacolo al processo di rinnovamento e sviluppo. Un rinnovamento che invece tutti questi giovani stanno portando avanti col solo appoggio del loro valore individuale e potendo contare spesso solo sulle risorse delle proprie famiglie e nient’altro.
Quando e perché hai deciso di cercare altrove uno sbocco lavorativo?
Gianluca mi mostra uno stropicciato biglietto aereo…22 agosto 2015.
In un pomeriggio estivo siciliano, meravigliosamente lento e intenso, ho preso coscienza del grande malessere che da tempo provavo. Mi sono reso conto di essere cresciuto e che i miei genitori non sono più dei ragazzini, e vedere me realizzato e contento è un diritto che non posso né devo negare né a me stesso né a loro, che hanno fatto grandi sacrifici per restare onesti e sostenermi in tutto il percorso di vita. Mio fratello è già in Germania da quattro anni, fa la sua musica con entusiasmo e apprezzamenti diffusi, e appena laureato gli è stato offerto un posto di lavoro come insegnante. Ho comprato così il mio biglietto di sola andata e da lì ho cominciato a rinascere sia come uomo che come musicista.
Qual è il nome della società in cui lavori?
Almendra Music. “Almendra” in spagnolo vuol dire mandorla. La mandorla è un seme speciale: se lo mangi è ricco di nutrienti, ed è anche una eccellenza della Sicilia, che rimanda al gusto forte, complesso ma diretto, delle nostre tradizioni.
Di che cosa si occupa nello specifico?
Almendra Music è un vivaio creativo fatto da giovani musicisti, artisti, produttori e tecnici, tutti con formazione ed esperienze di ottimo livello. Siamo quasi tutti siciliani, ma collaboriamo molto con l’estero, spesso proprio coi siciliani all’estero. Abbiamo avviato un catalogo discografico ed editoriale, composto dalle musiche che realizziamo e caratterizzato dalla attenzione alle dialettiche attuali tra la musica classica, elettronica, nuovo jazz e rock e le musiche d’improvvisazione. Inoltre mettiamo le nostre competenze al servizio di tutto ciò che necessita di suono allo stato dell’arte: dalla produzione musicale e discografica all’audiovisivo, la TV, la radio, il cinema, il videogame, i videoclip e i set fotografici, il teatro, fino alla direzione artistica e tecnica di eventi, dal piccolo concerto privato fino al grande festival.
Quando torni a Monreale cosa senti?
Un paesaggio sonoro – fisico, interiore e collettivo – brutto e assordante, stuprato per decenni dalla pochezza e corta visione di chi in passato non se ne è curato. Sento languire le energie di talenti straordinari lasciati qui a morire, senza più forze, schiacciati dai debiti economici e “spirituali” lasciati da intere generazioni chiuse, ignoranti, egoiste e ottuse, quando non scopertamente mafiose o colluse con un sistema mafioso, un sistema appena mitigato dal volontariato di pochi individui, che però spesso sono stati solo usati dai mezziuomini di cui sopra come paravento, a benevola consolazione delle vittime della loro condotta infame. Poi, di notte, dal balcone della mia casa d’infanzia, nel quartiere Carmine, sento l’eco degli antichi canti, le processioni, il respiro e la vibrazione della luce tra i mosaici d’ oro. Ma è un’eco sempre più disturbata e debole, e ogni volta che torno devo fare uno sforzo di memoria e fantasia per ricreare in me la bellezza , oggi stuprata, della nostra Monreale.
Quando vai via cosa ti manca e cosa preferisci dimenticare?
In realtà non mi manca nulla, né cerco di dimenticare alcunché. Tra le varie utilità sociali e competenze di chi fa il mio lavoro c’è proprio la elaborazione della memoria per conto della collettività, la trasformazione della memoria in visioni ed emozioni pronte alla bisogna, lì, per quando dovessero tornare utili a un individuo o alla collettività. Quindi non dimentico, perché ci sono, al lavoro, concretamente.
Seduto al tavolino del bar della piazza Gianluca sorseggia il suo caffè, si sofferma a guardare i merli della torre e tra una domanda e l’altra chiacchiera con parenti e amici. La sua musica è un perfetto connubio tra la memoria del tempo lineare Kronos e il tempo della memoria kairos. Il suo pensiero vive tra gli spazi neri e bianchi del pentagramma, è voce, sussurro. È vita! Gianluca non ha messo a disposizione il suo tempo in questa intervista per apparire come una star autoctona che ha successo all’estero. Il suo messaggio è già insito nel suo linguaggio musicale, e vuole arrivare all’orecchio dei piccoli, dei ragazzi che non devono assolutamente essere succubi di un sistema che non apprezza l’espressione artistica. Lavora alacremente, e senza fantasticare usa la fantasia come mezzo che attraversa il tempo, non perdendo mai di vista la realtà, un pianeta fatto di persone che mai devono essere pensati come mezzi ma come risorse. Gianluca apre il suo mondo possibile ai ragazzi che amano la musica e che vogliono portare avanti la passione per un sentire che nasce e si pasce dalla memoria di ciaramedde, bande e marranzani e la mette in connessione con il nuovo ed il moderno. Tutto ciò che non è condiviso è sterile, e la musica è un linguaggio universale per “persone” che nell’eternarsi del suono, ripetibile e ripetuto nei secoli, saranno vicine non nel tempo lineare ma nel battito fugace del tempo scandito su un pentagramma.
Vi lascio all’ascolto dei brani di cui il nostro musicista ci ha fatto dono e ogni qualvolta sentiremo la necessità di tenere stretto Gianluca alla nostra terra lo riporteremo qui attraverso la sua musica, mezzo che annulla ogni divisione spazio temporale, che rende nulle le distanze e vanifica la morte.
Per scoprire le giovani eccellenze siciliane e non, con cui Gianluca lavora ogni giorno, vi invito all’ascolto delle pubblicazioni Almendra Music, che trovate nel sito http://almendramusic.bandcamp.com
Per stare in contatto con Gianluca e i suoi giovani colleghi musicisti, potete seguire le pagine facebook http://facebook.com/AlmendraMusic e http://facebook.com/GCangemiMusic