Maria Grazia Scognamiglio poco più di 14 anni fa si è trasferita in Sicilia dalla Campania. Già adulta, è riuscita comunque a integrarsi perfettamente a Monreale, dove ha trovato una nuova famiglia fatta da amici e colleghi. Forte del suo lavoro dentro le scuole d’infanzia del paese, si è sempre impegnata non solo all’interno dell’istituzione scolastica, ma anche diventando parte attiva delle associazioni cittadine.
Negli anni ha dimostrato il suo impegno facendosi conoscere e amare da chi l’ha incontrata nel suo cammino, compresi i suoi alunni, che la conoscono come la “maestra Grazia”.
Nonostante Monreale non sia la sua città e la Sicilia non sia la sua terra d’origine, Maria Grazia Scognamiglio la ama e la sente propria.
Le abbiamo chiesto di raccontarci da cosa nasce il suo impegno per il paese e in che cosa consiste.
«Arrivo in Sicilia, a Palermo, 14 anni fa insieme ai miei due figli adolescenti, per ricongiungermi con il mio compagno. Ero già un’insegnante di ruolo; i primi due anni sono stata a Palermo in assegnazione provvisoria, e poi sono arrivata a Monreale, che è diventata la mia sede stabile. Sono un’insegnante di scuola dell’infanzia che si è innamorata di quest’ordine di scuola, nonostante sia abilitata anche alla scuola primaria. Una volta arrivata in paese, per i miei primi tre anni ho insegnato alla scuola Morvillo, mentre da nove anni insegno all’ICS Guglielmo II di Monreale; sono ormai ben 12 anni che sono monrealese di adozione.
Vengo da Torre del Greco, un paese vesuviano. Mi sono ritrovata subito a Monreale perché ho riconosciuto la mentalità del paese vicinissimo alla città. Posso affermare che mi sono dedicata al territorio, così come facevo nella mia terra d’origine. Ovviamente, per chi fa il mio mestiere, è molto più semplice entrare immediatamente a contatto con le famiglie e con il contesto territoriale. Ho seguito le vicissitudini e i problemi che ci sono stati a Monreale in questi anni. Per me Monreale adesso è come se fosse davvero il mio paese e lo amo come ho amato il mio luogo d’origine.
“Volti di Monreale”, assegnati i riconoscimenti a 12 personalità, calendario in distribuzione
Io sono stata molto fortunata, ho trovato fin da subito persone che mi hanno accolta, forse anche perché hanno avvertito una mia esigenza di creare legami forti. Non mi sono mai sentita sola qui.
Sono arrivata che non ero più una ragazzina, avevo già quarant’anni, non credevo che sarebbe stato semplice, invece mi sono integrata da subito! Certo, ho provato e provo nostalgia per la mia famiglia, per il mio paese, per la terra in cui sono nata, ma non ho mai sentito la solitudine.
Mi è successo di fare la guida a persone siciliane di paesi limitrofi che si stupiscono di quanto bene io conosca Palermo e Monreale. Questa conoscenza delle bellezze locali e della palermitanità nasce soprattutto dalla mia curiosità innata e dal fatto che questa terra abbia voluto scoprirla fin da subito. All’inizio l’impatto con la lingua siciliana è stato molto forte, una sorta di amore-odio, ma adesso è entrata nella mia quotidianità e ne apprezzo la bellezza.
Ho conosciuto la Pro Loco grazie alla mia collega Amelia Crisantino; con lei c’è stato un “colpo di fulmine”. Quando mi ha proposto, due anni fa, di iniziare una collaborazione con la Pro Loco, ho immediatamente accettato. Ho iniziato occupandomi quasi esclusivamente della parte che riguardava l’educazione alla salute, per poi allargare il mio interesse anche ad altro. Il mio primo impegno di volontariato a Monreale è stato in realtà con la Casa delle Gioie di Enza Cangemi, con cui tuttora continuo a collaborare nelle varie attività che organizziamo tra associazioni.
Per indole non riuscirei a non dedicarmi a queste cose. Per esempio, quest’estate ho continuato a collaborare con l’amministrazione, anche se ero in ferie, per le attività proposte ai bambini al Savoia.
Facendo questo tipo di attività, purtroppo mi accorgo dello scarto abissale che c’è tra chi professa di amare il territorio e chi realmente lo salvaguarda. A parole è tutto meraviglioso: il paese, la Cattedrale, le iniziative, l’albero di Natale… però è nei piccoli gesti che si vedono le differenze.
C’è un pensiero diffuso secondo il quale il bene comune non è mio, tuo o dell’altro. La comunità non lo sente veramente proprio, ma se ne ricorda solo quando vengono i turisti e allora ecco che ci si fregia della bellezza del Duomo… Credo che anche la più piccola aiuola possa diventare un orgoglio per il quartiere che se ne occupa.
Come insegnante me lo devo porre il problema: perché chi poi compie atti contro il territorio è passato dalle nostre scuole e oltre alle famiglie ne siamo responsabili noi. Mi auguro che riusciremo a fare un lavoro capillare su questo territorio e sui suoi ragazzi.
Nella mia scuola sono referente di Educazione Civica all’infanzia. Negli anni ho portato avanti, con le mie colleghe, tantissimi progetti per sensibilizzare alunni e famiglie sull’importanza del prendersi cura del territorio, come se fosse casa nostra. La scalinata San Gaetano, dove è ubicato il plesso Badiella della mia scuola, ne è un esempio. Noi ormai ci occupiamo da più di sei anni di questa scalinata, che almeno due volte all’anno viene purtroppo vandalizzata. Noi insegnanti, insieme alle famiglie imperterrite, anche di tasca nostra, ripristiniamo puntualmente il danno, ripiantumando le piante, curando l’aiuola che abbelliamo in primavera e addobbiamo nel periodo di Natale. Per noi è un progetto di service learning: è la scuola che si mette al servizio del territorio e che collabora con l’amministrazione per salvaguardare un bene comune. Da campana so che è la medesima problematica di molti paesi del meridione d’Italia, dove i ragazzi annoiati trovano in giro pochi svaghi e finiscono per trovare divertente anche solo vandalizzare delle piante.
Vorremmo mandare un messaggio ai ragazzi che vandalizzano la scala: proteggete con noi il lavoro dei bambini, collaborate con noi, potreste imparare qualcosa di bello dai più piccoli!