Ricorre stanotte un dolorosissimo anniversario per la Comunità Monrealese e di Pioppo in particolare. Saranno sei anni da quando quella maledetta notte del 2016 portò via Angelo, Giosuè e Giacomo all’esito di un pauroso quanto assurdo incidente che lasciò in vita solo Gabriele dei quattro amici che rientravano in paese dopo una serata fuori.
In queste ore la mente non può non andare alle loro vite spezzate in una assurda dinamica mortale e ai loro cari che vivono nella condanna perenne dello strazio inarrivabile.
E tuttavia quell’indelebile ricordo si incrocia nella mia mente con quanto pubblicato dal nostro giornale un paio di giorni fa a proposito dei ripetuti episodi di vandalismo a vario livello che sempre più spesso vedono protagonisti giovani e giovanissimi per le strade di Monreale, anche le più centrali e trafficate come Via Palermo o Via Veneziano per citarne solo due.
Gomme tagliate, specchietti rotti, scritte volgari, vandali in azione nel centro storico di Monreale
Ripetuti atti di vandalismo che sono arrivati ai danneggiamenti alle auto, ai disegni osceni davanti le scuole, per non tacere degli insulti o bene che vada delle derisioni indirizzate verso chi, qualche adulto, è capitato rivolgesse a qualche autore delle bravate un rimprovero.
L’escalation non sembra arrestarsi anzi parrebbe destinata, in assenza di adeguati rimedi, a crescere in modo esponenziale.
La rabbia unita alla rassegnazione si scorgono nei commenti sui social all’articolo del nostro Direttore Gullo di due giorni fa, ma pure la constatazione che in città appare palese la mancanza pressoché assoluta di controlli adeguati da parte di tutti coloro che sarebbero investiti dell’onere di tutelare il buon vivere comune nel rispetto reciproco delle regole.
Il quieto vivere, il rispetto della quiete e tranquillità altrui, ma pure dei loro beni materiali, hanno un valore imprescindibile che va difeso e vale almeno quanto il rifacimento di una strada o il nuovo basalto in Piazza piuttosto che l’allestimento del distributore dell’acqua potabile, ma pure quanto l’orgoglio di essere la città che ha dato i natali a illustri componenti delle FF.OO. che hanno perso la loro vita qui o altrove durante e per l’esercizio delle loro funzioni.
Ritengo non sia più procrastinabile un intervento che serva a ripristinare il comune quieto vivere, ma anche porre un attento sguardo a queste generazioni di giovani che non nascono certo con spiccata propensione alla delinquenza seppure – speriamo – di basso profilo, ma che esigono ascolto e soluzioni.
Non ricorrerò a ricerche demografiche, ma appare evidente, guadandosi in giro tra la città e le frazioni, come la Comunità Monrealese non contribuisca alla decrescita demografica almeno in termini di natalità; basta notare quanti ragazzi/e si vedono in giro. In giro letteralmente!
Una problematica che pure personalmente mi sono permesso di evidenziare anche in sedi istituzionali, relativa al fatto incontestabile che quei giovani non hanno alcun centro di aggregazione cui far riferimento. E sappiamo bene che l’età adolescenziale e post è quella più difficile per la ricerca di uno svago purchessia che serva pure ad aggregare, con la ineludibile voglia di raccogliere notorietà e ammirazione anche attraverso comportamenti non consoni alle regole, seppure a volte in modo quasi inconsapevole.
Questi sono gli stessi giovani che purtroppo andranno a rinfoltire però la schiera di coloro che lasceranno la città o il Paese Italia allorché avranno finito gli studi o anche prima, contribuendo, questa volta sì, a quella decrescita demografica.
Non va sottaciuto quanto responsabili possano essere i genitori cui, seppur senza voler loro attribuire soverchie responsabilità, avrebbero e hanno, riteniamo, gli strumenti per valutare e scoprire qualche comportamento o atteggiamento che andrebbe – ma siamo coscienti che gli strumenti adeguati non sono facili da avere e acquisire – censurato; e non possono non venirci in mente rimbrotti e non solo dei rigorosi in tutti i sensi genitori di qualche generazione fa.
Non è più procrastinabile un intervento che non può non passare attraverso una concertazione estesa tra tutte le Autorità e le FF.OO. interessate in seguito alla propulsione indifferibile della Amministrazione cittadina che deve farsi carico della iniziativa, dirigere le operazioni di confronto e distribuzione di incarichi in generale, ma onerarsi anche di una attenta sorveglianza a ché le regole condivise vengano rispettate. A cominciare dai controlli ovviamente.
Ma pensiamo che la stessa Amministrazione, magari di concerto con Associazioni varie e la Curia Arcivescovile, debba profondere ogni sforzo per creare luoghi di aggregazione per i ragazzi che dovrebbero e potrebbero da una parte essere attratti da possibilità di svago o intrattenimento (a cominciare dall’utilizzo di qualche PC di ultima generazione) e dall’altra esser destinatari di qualche iniziativa “culturale” che riesca a captare la loro attenzione (penso solo a mo’ di esempio a rassegne cinematografiche).
Senza dimenticare che, per reperire i locali destinabili all’uso si potrebbe e si dovrebbe far ricorso all’elenco dei beni confiscati alla mafia e destinati o destinabili alla fruizione del Comune.
Nessuno può tirarsi fuori da responsabilità che non sono soltanto di quei ragazzi cui è ovviamente indirizzato tutto il nostro disappunto e disapprovazione.
E si faccia in fretta perché poi non ci si rammarichi che un crescendo inevitabile degli episodi violenti ci procuri una vittima su cui piangere per qualche assurdo episodio come quello ricordato sopra.