“Io sono tra i familiari di vittima di mafia “Innocenti”. Distinguete le vere vittime da quelle che si fingono tali per speculare sull’antimafia”.
Claudio Burgio è il presidente dell’osservatorio per la legalità Giuseppe La Franca. È una vittima di mafia. Il padre adottivo, l’avvocato Giuseppe La Franca, cadde per la vile mano della mafia, alla quale non si volle piegare. “Si presentava davanti ai mafiosi con la gazzetta, per fare capire che rispondeva alle leggi dello stato, non a quelle dei malavitosi. E per questo venne ucciso”.
Il prof. Burgio si rivolge ai giovani, che rappresentano la speranza per la società futura, affinché cerchino di distinguere tra chi è stato realmente vittima di mafia da chi invece cerca di speculare sull’antimafia.
“Assistiamo a tante passerelle di forme becere di antimafia, che utilizzano falsi testimoni di giustizia, a loschi individui che fanno affari con la mafia attraverso processi farsa, che cercano di fare passare per buoni i loro familiari mafiosi”. Burgio stigmatizza soprattutto le associazioni che speculano sull’antimafia “e che si appropriano di beni confiscati alla mafia”.
Non lo possiamo accettare. Quest’anno ricorre il 40esimo anniversario dell’omicidio di Pio La Torre e di Rosario di Salvo, la morte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il trentennale delle stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Parlo alla politica qualunquista che presta il fianco a certi finti testimoni di mafia, che hanno devastato e inondato la terra di Sicilia di sangue innocente”.
Ma è soprattutto ai ragazzi che viene lanciato il suo messaggio. “Quando pensate ai familiari di vittime di mafia, cercate di fare una distinzione tra quelli innocenti e quelli che invece si fingono tali per scopi venali.
Vi dico che la migliore arma contro la mafia è la cultura, bisogna conoscere la storia. Non c’è futuro senza memoria. Bisogna conoscere il percorso storico delle vittime di mafia, come si sono opposte alla malavita, il loro modo di pensare, di vivere una vita legata ai veri valori, alla ricerca della verità. Fate memoria delle tante testimonianze delle vittime di mafia. Ci sono più di 1500 vittime riconosciute dallo stato, ma tanti sono i bambini non riconosciuti, che hanno perso la vita senza avere avuto giustizia.
Occorre farne memoria per un percorso di crescita sociale, per fare crescere la Sicilia come terra di amore e terra di bellezza”.