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A Monreale si ricorda Joe Petrosino, l’integerrimo poliziotto che sfidò la Mano Nera

A Monreale il pronipote Nino Melito Petrosino: "Fu un uomo, un poliziotto, dotato di grande acume investigativo, di genialità, fantasia e creatività"

 

MONREALE – Ieri si è ricordata presso il Circolo di Cultura Italia, la scomparsa di Giuseppe Petrosino, detto Joe, che ha dato la vita, in senso letterale, nella lotta alla mafia. Presenti alla commemorazione Nino Melito Petrosino, pronipote di Joe Petrosino, i soci ed il presidente, Vincenzo La Manna, dell’associazione di Joe Petrosino, il vicesindaco di Padula, Caterina Di Bianco e Graziella Accetta, mamma di Claudio Domino, vittima undicenne di mafia.

Joe Petrosino nacque il 30 agosto 1860 a Padula, in provincia di Salerno, di famiglia modesta, non povera. Presto il padre, di professione sarto, decise di emigrare a New York per dare un avvenire migliore ai figli. Crebbe nel quartiere di Little Italy, ottenne la cittadinanza statunitense e dopo alcuni lavori fu assunto come netturbino dall’amministrazione newyorkese. “Un giorno, era in un bar, beveva il suo liquore preferito, l’anice – ha raccontato Nino Melito Petrosino, nel corso dell’intervista che ci ha rilasciato – dietro di lui c’era un gruppo di italo-americani che stava progettando un attentato contro il capo della polizia di New York. Zio Joe scoprì il piano, riferì tutto al capo della polizia, il quale gli affidò la missione. Fu un risultato vincente. Zio Joe si lanciò come un fulmine, con l’unica arma che aveva, la scopa, salvando la vita al capo della polizia. Questo gesto eroico gli consentì di entrare in polizia”. 

“Fu un poliziotto integerrimo, di grande acume investigativo – ha aggiunto Nino Melito Petrosino – dotato di grande fantasia, creatività e genialità. Fu il primo a creare la tecnica dei travestimenti, indossava parrucche, baffi, si fingeva ubriaco. Tecniche, ancora oggi, praticate dalle forze dell’ordine”.

Sfidò la Mano Nera, fu caposquadra quando la metropoli cominciò a popolarsi di emigranti italiani. La sera del 12 marzo 1909 fu assassinato con quattro colpi di pistola mentre si trovava a Palermo per seguire una pista che avrebbe dovuto infliggere un duro colpo alla Mano Nera. La sua missione, che doveva risultare top secret, era stata pubblicata dal New York Herald a causa di una fuga di notizie. 

“È fondamentale ricordalo, oggi, per il periodo che stiamo vivendo, – ha affermato il pronipote – un periodo di crisi economica ed umanitaria”. La sua storia è stata oggetto di film e fiction TV. L’ultimo film sarà girato a breve con Leonardo di Caprio.

“Un uomo giusto, incorruttibile, con un intuito particolare – ha dichiarato Claudio Burgio, presidente del Circolo Cultura Italia – siamo molto onorati di ricordarlo”.

 

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