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Il cinema Imperia, quando la domenica proiettavano film per tutta la famiglia

La sera, mentre guardavo il film, ogni tanto alzavo gli occhi per guardare le stelle, visibili attraverso i portelloni aperti del soffitto

MONREALE – In questi giorni, mediante articoli su giornali on line di Monreale, ho saputo che il cinema Imperia finalmente dopo 30 anni circa sarà restituito ai cittadini monrealesi. Sono già iniziati i restauri dopo tante lungaggini burocratiche che sembravano non avere mai fine.

Ancora non ci credo…

Quando mi capitava di passare davanti questo edificio, vederlo chiuso con tutte le impalcature che lo circondavano giro giro senza nessuna maestranza al lavoro, mi assaliva tanta tristezza e mi chiedevo che fine avesse fatto il vecchio cinema Imperia che ci aveva donato tanti bei momenti di spensieratezza. 

Monreale nel secolo scorso non offriva molte alternative di divertimento, anzi proprio niente, e il cinema era l’unico sfogo per rilassarsi la domenica e potere affrontare un’altra settimana di lavoro.

I miei ricordi risalgono agli anni ’50/’60 quando ero piccolina e non c’era una domenica che mio padre non mi ci portasse. Il giorno scelto era la domenica perché proiettavano film opportuni alla visione di tutta la famiglia. 

Ricordo che mio padre voleva risparmiare sui biglietti e ogni volta chiedeva al bigliettaio: 

“A picciridda puru avi a pagari?” (“La bambina pure deve pagare?”) 

E  quello che lo conosceva si alzava dal suo posto e sporgendosi dal bancone faceva finta di cercare questa “picciridda” inutilmente. Ero già alta quanto mio padre: a volte non lo faceva pagare, a volte si, dipendeva dal suo umore. 

I posti a sedere, sia fossero in platea o in galleria, si esaurivano presto, ed era quasi la norma assistere allo spettacolo stretti gli uni agli altri.

In quei tempi per arieggiare la sala che si riempiva di fumo di sigarette aprivano le porte laterali, così da rendere l’aria più fresca e respirabile. Ma se era sereno aprivano anche due portelloni che erano situati sul soffitto.

La sera era bello perché mentre guardavo il film ogni tanto alzavo gli occhi per guardare le stelle che attraverso quei portelloni aperti erano visibili.

Per chi non ne fosse a conoscenza, a quei tempi nei locali pubblici si poteva fumare: la legge che lo impedisce arrivò solo nel 1975.

Le luci della sala si spegnevano gradualmente, così da abituare l’occhio alla visione e alle nostre spalle un buco si illuminava e il fascio di luce che veniva proiettato sul telone bianco davanti a noi dava vita a tante bellissime immagini che componevano il film.

Finito il primo tempo passava un venditore di “ascaretti” e bibite e quello era il momento per piccoli e grandi di refrigerarsi.

I primi film che io ricordi erano proiettati in bianco e nero, successivamente, dopo il 1955, arrivò in Italia il cinemascope e si passò gradualmente al colore.

Ho assistito a tanti bei film storici, western, commedie e comici. Mi è rimasto soprattutto vivido il ricordo dei film La Tunica, I Gladiatori e i tanti film con Totò che buffo com’era ci faceva divertire tanto.

Durante la visione dei western se un indiano veniva ucciso, che fosse cheyenne o sioux, il pubblico esultava, io pure: indecorosamente tifavamo per gli americani che li volevano fuori dalle terre che in seguito avrebbero occupato.

La Sicilia della mia infanzia era filo americana e, non conoscendo la triste storia degli indiani e della loro sofferenza, quell’esultanza all’arrivo dei soldati blu della cavalleria mi pareva normale, credendoli dei liberatori.

Ogni tanto il locale veniva usato attorno agli anni ‘50/’70 per manifestazioni strumentali e canore, come nel 1953 per il concerto vocale-strumentale tenuto dal soprano Maria Caniglia, e poi per il “Chiostro d’Oro” o per spettacoli organizzati dalla FUCI o da qualche altra organizzazione.

Poi, all’improvviso, verso la fine degli anni ’70/’80, forse per la  diffusione della televisione, la gente iniziò a diradare la frequentazione della sala cinematografica, preferendo restare a casa e seguire gli sceneggiati o gli spettacoli di varietà. 

Ciò portò i proprietari del cinema, che molto risentirono economicamente dell’assenza di spettatori, a trasformare la sala alla visione a luci rosse.

Ricordo che le locandine venivano mostrate al pubblico anche accanto al bar Granà, oggi Mirto, di conseguenza la Chiesa che non poteva tollerare la mancanza di rispetto per la scioccante esposizione proprio di fronte alla Cattedrale, reclamò, e dopo un po’ di tempo il Cinema Imperia chiuse i battenti.

Oggi pare che i locali che ospitavano il cinema sono in buona fase di restaurazione e probabilmente il suo uso sarà destinato a manifestazioni culturali e forse alla visione di qualche film importante. Quel che conta è che finalmente, anche diversamente, torni a vivere.

Una cosa che mi lascia perplessa è che è stata fatta la richiesta per cambiare la vecchia denominazione del cinema Imperia intestandolo a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, i due siciliani comici che grazie alla loro comicità hanno dato tanto lustro al cinema italiano e in particolare alla Sicilia, loro amato luogo di nascita. 

Perplessa perché sono particolarmente affezionata al nome Imperia, un nome che non muore nella mia memoria e in quella del paese.

A mio parere potrebbero abbinare le due intestazioni.

Concludendo, finalmente la riapertura dell’Imperia imminente non è più un’utopia,a e per questo voglio ringraziare il nostro caro Sindaco Alberto Arcidiacono, che finalmente dopo tanti anni di inerzia si sta adoperando per la nostra bella cittadina.

Un abbraccio virtuale a tutti i miei concittadini e al mio amato paese.

1 Commento
  1. Andrea scrive

    Io preferirei che il cinema di Monreale si continuasse a chiamare “Cinema Imperia”, molti ricordi mi legano al suo nome. Ricordo le domeniche quando con mio nonno ci recavamo al cinema Imperia per visionare i film western, oppure film su Ercole, Maciste, Totò, la Ciociara con Sofia Loren, e quello che non dimenticherò mai in assoluto “I Dieci comandamenti”, io e mio nonno lo abbiamo visto per sette giorni di seguito. Un caro saluto a tutta la redazione.

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