Il 7 gennaio riaprono le scuole fino al 15 gennaio, con il massimo del 50% delle lezioni in presenza. Il Governo intende riportare due milioni e mezzo di ragazzi in aula. Gli studenti tornano in classe ma è polemica, nelle varie regioni ci sono pareri contrastanti tra chi ritiene corrette le misure e chi teme la possibilità di nuovi focolai di Coronavirus all’interno degli istituti. Anche secondo Walter Ricciardi “si possono riportare i ragazzi in classe solo con una circolazione bassa del virus, non con quella attuale. Le scuole sono ambienti sicuri, ma è la situazione esterna a sconsigliarne la riapertura”.
In Sicilia la scuola si prepara per la riapertura il 7 o l’8 gennaio, con le superiori eventualmente al 50% fino al 18 gennaio. In Veneto e Friuli Venezia Giulia confermata la ripresa delle scuole elementari e medie dal 7 gennaio, invece, prosegue la chiusura delle superiori fino al 31 gennaio. I presidenti delle due regioni hanno firmato un’ordinanza in questo senso.
Il Comitato tecnico scientifico
“La questione non è riaprire le scuole ma verificare se ci sono le condizioni per poi mantenere questa decisione”. Lo ha detto il segretario del Comitato tecnico scientifico, Fabio Ciciliano, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei. “La cosa più importante – ha sottolineato Ciciliano – non è tanto riaprire le scuole ma cercare di tenerle aperte. Rischiare di riaprire le scuole e doverle poi richiudere tra una decina di giorni o tra due settimane. È una cosa che il Paese non si può permettere perché sarebbe la testimonianza provata del fatto che i numeri stanno aumentando”.
Sicilia
In Sicilia la scuola si prepara per la riapertura il 7 o l’8 gennaio (le date stabilite nel calendario regionale a inizio anno), con le superiori eventualmente al 50% fino al 18 gennaio, quando, se la curva epidemiologica lo permetterà, la percentuale salirà al 75%. Lo dice l‘assessore all’Istruzione della Regione siciliana, Roberto Lagalla, che conferma la decisione presa dalla giunta Musumeci il 31 dicembre. Sull’ordinanza firmata dal governatore del Veneto, Luca Zaia, che proroga la chiusura delle superiori al 31 gennaio, l’assessore afferma: “Comprendo le motivazioni di Zaia, in Veneto l’incidenza dei contagi è maggiore, con un Rt superiore”.
In Sicilia ieri si è assistito a un incremento dei ricoveri complessivo di 45 unità, e 1047 i nuovi positivi, così come riporta il bollettino quotidiano del Ministero della Salute. In terapia intensiva sono in cura 184 persone, mentre sono in degenza presso i reparti di malattie infettive 1137 pazienti. Il dato dei guariti è pari a 380 persone e 26 i decessi. Una situazione che getta delle ombre sulla riapertura delle scuole nell’Isola.
I sindacati: “Le 4.102 sedi sono tutte sicure? Il sistema dei trasporti è in grado di garantire quei parametri minimi di sicurezza?”
“Esprimiamo forti perplessità sulle condizioni di sicurezza delle 831 istituzioni scolastiche siciliane in vista dell’imminente riapertura”. Lo scrivono in una nota congiunta le organizzazioni sindacali siciliane di Flc Cgil, Cisl scuola e Uil scuola, tra l’altro escluse dalla quasi totalità dei tavoli prefettizi che si sono riuniti per decidere e valutare la situazione in cui si trovano le scuole in vista dell’imminente avvio delle lezioni previste per l’8 gennaio. “Chiediamo un immediato confronto con le istituzioni – aggiungono – col presidente Musumeci, con gli assessori all’istruzione, ai trasporti e alla sanità e con il direttore generale dell’Usr Sicilia, per approfondire le reali condizioni delle scuole, alla luce di un’emergenza sanitaria che è ancora altissima, considerato il numero elevato di decessi e di contagiati delle ultime giornate. In Sicilia gli studenti sono più di 700.000, di cui più di 240.386 delle scuole secondarie di II grado – continuano i sindacati – mentre 831 sono invece le istituzioni scolastiche articolate in 4.102 sedi. A tal proposito tante sono le domande alle quali bisogna dare una risposta: le 4.102 sedi sono tutte sicure? Il sistema dei trasporti, le cui criticità son ben note a tutti, è in grado di garantire quei parametri minimi di sicurezza che riguarderanno decine di migliaia di studenti? Siamo sicuri che l’articolazione dell’avvio e della fine delle attività in diversi turni, utilizzando tra l’altro gli stessi mezzi, sia la soluzione ottimale? Abbiamo il timore che si possa riproporre la stessa situazione dell’ottobre scorso – proseguono – quando l’avvio del nuovo anno scolastico, dopo la lunga pausa estiva, ha contribuito a generare la seconda ondata ancora oggi in corso. Molti esperti e addetti ai lavori prevedono, dopo il 15 gennaio, una terza ondata che pare possa essere ancora più aggressiva delle prime due. Attendere qualche ulteriore giorno prima di riaprire le scuole, attivare una cabina di regia regionale, oltre a dei tavoli di coordinamento provinciale con la presenza delle parti sociali – concludono – ci sembra una scelta coraggiosa e coscienziosa, non solo per non rendere vani tutti i sacrifici fatti in queste lunghe settimane, ma soprattutto per salvaguardare gli studenti, il personale scolastico e di riflesso tutte le famiglie che in qualche modo ruotano intorno al mondo della scuola”.
Politica, Figuccia (Lega): “La ripresa delle lezioni a scuola deve realizzarsi in piena sicurezza”
“Sarebbe intollerabile che si ripetesse quanto accaduto negli scorsi mesi dove le famiglie e la comunità scolastica tutta, sono state gettate nel marasma degli Usca e i docenti costretti a lavorare in una trincea di incertezze”, dice Vincenzo Figuccia deputato della Lega all’Ars e coordinatore provinciale del partito. “Il ministro Azzolina continua ad insistere circa l’urgenza di una ripresa delle attività curriculari. Siamo d’accordo soltanto nella misura in cui il governo equipaggi di tutti i servizi ogni singolo attore coinvolto. Corpo docenti, personale ata, famiglie e studenti, esigenze che si declinano nella rapida opportunità di vaccinare il personale, nell’urgenza di potenziare il trasporto pubblico locale e di garantire spazi e locali idonei. Le stesse mamme delle quali ho raccolto le preoccupazioni, vanno rassicurate in ordine ad una ripresa costante e sicura. Per cui, contro ogni forma di slogan governativo, chiediamo che la riapertura delle scuole assuma nella forma e nella sostanza queste priorità, altrimenti è strumentale parlare di diritto allo studio”.