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Il Tribunale dà torto al comune di Monreale, il Circolo di Cultura Italia non va sfrattato

Burgio: "Avevamo ragione, riconosciuto il valore culturale del Circolo"

MONREALE – Forse è stata detta la parola fine ad un lungo contenzioso che ha visto protagonisti il comune di Monreale e l’associazione culturale “Circolo di Cultura Italia”.

Il Tribunale di Palermo ha respinto il ricorso per sfratto per morosità e per finita locazione presentato nel 2018 dal comune di Monreale nei confronti del Circolo di Cultura Italia. 

La vicenda risale a fine 2017 (amministrazione Capizzi), quando il comune aveva emesso un’ordinanza con la quale sfrattava l’associazione dai locali di Piazza Vittorio Emanuele 2, 4 e 6. Al circolo culturale veniva anche richiesto il pagamento di € 24.734,35 più interessi legali. 

I locali erano stati concessi a titolo oneroso nel lontano 2001, con un contratto che prevedeva la durata di nove anni, con scadenza il 31/12/2009, al costo di lire 6.00.000 (euro 3.098,74).

Successivamente, nel 2009, il presidente dell’associazione, Claudio Burgio, ne aveva richiesto il rinnovo alle stesse condizioni. Ma il comune aveva risposto riquantificando il canone annuo in € 24.000,00.

Da allora, secondo gli uffici comunali, l’affitto non sarebbe stato pagato e il debito, già iscritto tra le voci in entrata nel piano di riequilibrio pluriennale (segretario comunale era la dott.ssa Domenica Ficano) sarebbe maturato. E i continui solleciti di pagamento rivolti all’associazione non avrebbero avuto alcun seguito.

Il comune aveva quindi adito le vie legali contro l’associazione, che per la difesa si era affidata all’avvocato Giuseppe Mammina.

Nella sentenza emessa il 2 novembre 2020, il Giudice monocratico del Tribunale di Palermo, la dott. Maria Rosalia Grassadonia, ha dichiarato inammissibile la richiesta del comune. Secondo il giudice non si trattò di atto di locazione bensì di concessione di un bene patrimoniale utilizzato ininterrottamente fin dal 1898 per attività sociali. 

Nell’atto di citazione, notificato in data 10/04/2018, il Comune di Monreale, rappresentato dall’avvocato Salvatore Mercadante, sosteneva di avere concesso in uso al Circolo di Cultura “Italia” l’immobile sito in Monreale piazza Vittorio Emanuele nn. 2, 4 e 6, piano terra, con contratto stipulato in data 28/03/2001 per la durata di nove anni con decorrenza dal 01/01/2001 e scadenza il 31/12/2009. Il legale richiedeva lo sfratto dato che dal gennaio 2010 l’associazione non aveva più versato il canone di locazione e che risultava morosa al 30-11-2017 per la complessiva somma di euro 24734,45 oltre interessi.

Il Giudice ha però contestato che il contratto stipulato fra le parti, in data 28 marzo 2001, fosse una locazione. Si tratterebbe invece di concessione, in quanto nella fattispecie i locali si configurano come “bene patrimoniale indisponibile, in quanto destinato, in forza di un atto di volontà amministrativa concretamente attuato, a svolgere in via immediata e diretta un servizio pubblico”.

Secondo il giudice il bene gode del doppio requisito che gli conferisce il carattere pubblico proprio dei beni patrimoniali indisponibili, in quanto destinati a un pubblico servizio. Esiste la manifestazione di volontà dell’ente titolare del diritto reale pubblico (e, perciò, un atto amministrativo da cui risulti la specifica volontà dell’ente di destinare quel determinato bene a un pubblico servizio) e l’effettiva e attuale destinazione del bene al pubblico servizio.

“Il contratto stipulato fra le parti – si legge nella sentenza – è relativo ad un bene che fa parte dell’edificio comunale, avendo ad oggetto una attività da svolgersi all’interno di locali facenti parte di una struttura immobiliare destinata a pubblico servizio, perciò rientrante tra i beni patrimoniali indisponibili”.

“Il bene oggetto del giudizio – riconosce il giudice nella sentenza – appartiene all’ente territoriale, e risulta che il Circolo Italia lo abbia utilizzato ininterrottamente fin dal 1898 per attività sociali”. 

Ed ancora, “l’uso ultrasecolare ed ininterrotto dimostra la piena collaborazione con l’ente concedente per la promozione e lo svolgimento di attività sociali e culturali, come risulta anche dal riconoscimento esplicito di tale ruolo nella nota del 12 marzo 2013 trasmessa dal Segretario Generale e depositata in giudizio.
Risulta, e comunque non è mai stato contestato dal ricorrente, che all’interno dei locali siano conservati e curati diversi quadri di grande valore e che il Circolo organizzi manifestazioni culturali anche con il patrocinio del Comune”.

“Il Giudice ha riconosciuto l’alto valore culturale delle attività svolte dal circolo nel corso degli anni”, ha dichiarato a caldo il presidente del circolo, Claudio Burgio (in foto con il precedente presidente, Lillo Aricò), appena avuta notizia della sentenza. Una tesi sostenuta nel corso di questi anni, a fondamento delle sue ragioni.

“Il circolo che nell’anno in corso si appresta a celebrare 120 anni dalla sua fondazione – dichiarava nel 2018 Burgio -, avvenuta più di un secolo fa nel lontano 1898, è stato frequentato da illustri Professori, filosofi, artisti, scultori, poeti, pittori, medici, artigiani e tantissimi altri professionisti che hanno contribuito con il loro operato e la loro passione a fare crescere non solo il sodalizio ma l’intera comunità monrealese”.

Burgio aveva in passato sostenuto la validità di un documento che avrebbe rescisso il contratto di locazione, consegnando l’immobile all’uso del circolo, onerandolo della pulizia, del pagamento delle utenze, della manutenzione sia essa ordinaria che straordinaria, facendolo rimanere nella piena disponibilità del comune di servirsene per manifestazioni culturali.

Il Circolo nel 2016 aveva rilanciato una proposta per sanare la querelle: un nuovo contatto di locazione al canone di € 200.00 mensili, prevedendo la compensazione dei debiti pregressi con le spese già effettuate dal Circolo negli anni per il mantenimento dei locali.

Proposta non accettata dalla giunta municipale che aveva invece deciso di procedere per le vie legali per il recupero del debito maturato e per sfrattare l’associazione.

Il Giudice ha ritenuto di compensare fra le parti le spese del giudizio, “considerato che non si è entrati nel merito, tenuto conto della materia trattata, considerato che la resistente non versa alcuna somma al Comune di Monreale da tanti anni”.

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