La necessità di assecondare il confronto mi costringe a fare della nota di oggi un’appendice di quella precedente. Già lunedì sera ricevevo un messaggio in privato dal fondatore dell’associazione ArteEos nel quale, con toni accettabili e sentimentalmente coinvolgenti mi scriveva: “Buona sera Sergio… ti scrivo in forma amichevole in quanto fb è una piattaforma social e spero tu non me ne voglia…. questo è quello che ti scrissi il 22 febbraio 2016…. sappi che io credo nel mio operato, ci metto l’anima, ho due figli di 12 e 7 anni e ogni giorno quando riesco a strappare un sorriso ad un pittore che ha voglia di esprimersi e si è dovuto imbattere in un mondo che è diventato anch’esso di squali, per me è come far felici gli stessi miei figli…. non ho mai fatto pagare una mostra e il tuo articolo una lapide al Monumentale, mi fa veramente male… con rispetto, ciao”. Pur rifiutando che il nostro Museo cittadino sia il luogo più adatto ove esporre opere di artisti vittime degli “squali” ai quali “strappare sorrisi”, mi sono immedesimato e ho tentato di rendere ancor più chiare le mie affermazioni. Ho ribadito la personalissima convinzione che “nessuno dei 33 artisti associati ad ArtEos sia destinato a saturare i saggi di Storia dell’Arte che i posteri daranno alle stampe”. Una certezza che indirizzo al mio stesso operato…, figurarsi se nel farlo posso celare intenti offensivi! Se i suoi artisti sono convinti del contrario, buon pro gli faccia! Ho precisato di non aver mai supposto che ArtEos lucri sulle quote associative e di considerare non inerente la sua spontanea discolpa. Ho ribadito, invece, il mio ritenere assurdo che gli spazi del Museo cittadino siano messi a disposizione di privati dediti all’organizzazione di attività finalizzate alla “vendita” di premi e riconoscimenti o al “noleggio” di pareti ove esporre le opere di artisti a caccia di illusori profitti. Questo l’ho detto, continuo a sostenerlo e spero che non se ne accorgano all’UNESCO! Insomma, ho risposto cordialmente e in modo pacato e circostanziato, fornendo persino il numero del mio cellulare, con l’invito a proseguire la conversazione di persona, magari per prendere insieme un caffè. Una risposta, la mia, la cui lettura avrebbe richiesto l’impiego di qualche minutino. Ma quando mai! A tappo, dopo qualche istante mi è arrivata la risposta (già pre-confezionata?): “Sarà cosa graditissima anche perché è mia intenzione coinvolgere artisti monrealesi di tutto rispetto… Noi siamo una associazione giovane ma con le idee ben chiare, involutamente mettendo il nostro nome in mezzo a questioni politiche che non ci riguardano, potresti mettere in cattiva luce la nostra totale buona fede… L’obiettivo è certamente creare i presupposti per eventi di spessore, ma se non si inizia da qualche parte è difficile dare credibilità e ti assicuro che progetti ambiziosi presenti nel nostro programma ce ne sono… Convogliamo le idee.. Cresciamo insieme e gli artisti di Monreale vorremmo tanto che fossero coinvolti… L’arte in piccolo e chiaramente in grande deve essere motivo di confronto e non di scontro. Noi con la politica non vogliamo entrarci, ti prego se puoi di rimediare in qualche modo o lo faremo noi, fermo restando che sederci davanti ad un caffè sarebbe cosa gradita… Ti lascio anche il mio cell solo per correttezza e per trasparenza, ci sentiremo presto.” Avendo letto con attenzione, sono in grado di trarre qualche conclusione. All’inizio mi si offriva l’allettante “carota”: “è mia intenzione coinvolgere artisti monrealesi”. E chi se ne fotte!, rispondo oggi, in modo volgare ma efficace, aggirando l’ammiccamento compiacente e il dubbio di essere stato percepito come soggetto concussibile. Subito dopo, il fondatore di ArtEos, altro non ha fatto che confermare la sostanza del mio precedente articolo: “ma se non si inizia da qualche parte è difficile dare credibilità; e ancora “L’arte in piccolo…”. Mi confermava, praticamente, che l’imminente evento di ArtEos al Monumentale non è altro che “un modo per iniziare” in piccolo e non “una grande mostra” come promette, mentendo, l’urlante locandina della mostra. Di seguito, il mio interlocutore, si è sperticato per prendere le distanze dalla politica e dai politici. Ma come ha fatto ad ottenere le chiavi del Complesso Guglielmo II? È stata l’intera Giunta a portargliele fino a casa a sua insaputa? Per concludere, il leader dell’associazione di artisti, mi indirizzava la minacciosa “bastonata”: “ti prego se puoi di rimediare in qualche modo o lo faremo noi”. Rimediare io? E come? Se avessi i poteri del Divino Otelma potrei tentare di infondere in lui e nei suoi associati i requisiti necessari per renderli credibili aspiranti all’ingresso nella futura Storia dell’Arte, ma, purtroppo, non li ho! Continui il presidente ad impegnarsi con la sua associazione e se anche il Sindaco di Parigi dovesse portargli fino a casa le chiavi del Louvre, potrà dire di avercela fatta!
Ma non era ancora finita. Gli eventi si accavallavano e, mentre mi si concedeva una chance per rimediare (“cerca di rimediare in qualche modo o lo faremo noi), loro lo avevano già fatto. Appellandosi al diritto di replica, avevano già instaurato un fitto scambio epistolare con la redazione di Filodiretto. La corrispondenza, così avviata dal presidente dell’ArtEos – “Gentile redazione / Chiedo, in merito all’articolo del dott. Sergio Mammina dal titolo “una lapide al Monumentale”… – proseguiva con contenuti simili a quelli che ho già trascritto in virgolettato e così veniva conclusa: “… e risparmio tutte le considerazioni personali sulla modalità di ricerca e l’assenza di richieste in merito che fanno la differenza tra un blogger e un giornalista”. Non ho altro da aggiungere, se non puntualizzare qualche piccolo dettaglio. Mai più, il presidente, anteponga alla mia identità il titolo di dott.; non ne posseggo i requisiti, non ho mai detto di possederli e chi me li attribuisce rischia di incorrere nel reato di «millantata facoltà di conferire diplomi di laurea». I leaders di movimenti, di correnti e di associazioni artistiche, non essendo equiparati ai Magnifici Rettori, non possono farlo. In relazione all’affermazione secondo la quale, il non avergli chiesto se i suoi associati fossero già maturi per essere accolti dai libri di Storia dell’arte del terzo millennio, è più da blogger che da giornalista, intendo smentirlo radicalmente: né l’uno, né l’altro. Mi consideri semplicemente un cittadino, contribuente ed elettore (in parte anche ex elettore), che ama non esimersi dall’esternare, ironizzando copiosamente, quel che pensa e che, però, si prende cura nel contenere le azioni nell’ambito della verità, della correttezza, della ragionata motivazione e dell’altrui rispetto. Insomma, un cittadino sensibile al fascino dell’Arte, quella “vera”, e incapace di tollerare che il “rilancio” del Complesso monumentale Guglielmo II e l’impinguamento dei suoi miseri incassi, possa essere affidato ad artisti indiscutibilmente meno titolati di Morandi, Carrà, Guttuso, Marini, Music, Levi, Sironi, Casorati, tanto per citarne alcuni. Tutto qui! Un modo di esprimere me stesso che nulla ha a che fare con la pratica professionale del lecchinaggio, finalizzato alla ricerca di profitti personali (di qualsiasi genere) e alla conquista di “spazi” (fisici o virtuali) nei quali poter mettere in evidenza se stessi, gli amici e gli affiliati, anche se a titolo gratuito!
Non è la prima volta che mi imbatto in situazioni di questo tipo, ed è una delle cause del sopraggiungere di una certa stanchezza. Da quando, in questo spazio, mi espongo da cittadino pensante e scrivente, ho dovuto vederne e viverne di tutti i colori! Ho incontrato persone che, avendo letto le mie note, incontrandomi, mi invogliano (divertite o solidali) a continuare. Altre che mi hanno detto – “Ti leggo, ma sei troppo lungo” – e alle quali ho risposto: “Leggine soltanto metà” – tanto cosa cambia! Ho aderito all’invito rivoltomi da un assessore, cordiale e gentile, con il quale ci siamo incontrati senza aver capito, sino ad oggi, perché lo abbiamo fatto, tranne l’aver intuito che a promuovere l’incontro era stata l’impiegata solerte e disinteressata. Ho più volte incontrato chi, sentendosi vittima di un’aggressione personale, ha sempre rifiutato il pubblico confronto, e che però, anche recentemente, ha continuato a farfugliare, con la salivazione azzerata, sempre la stessa solfa: “Basta con questa persecuzione personale, mi hai rovinato troppe domeniche!”. Mi sono imbattuto in tanti che, sui social, hanno commentato pubblicamente, ma anche altri che lo hanno sempre fatto in privato; probabilmente per non compromettersi più di tanto, non si può mai sapere…!
A far afflosciare il vaso già quasi vuoto ci si mette anche la cronaca cittadina, inesauribile fonte d’ispirazione per i miei voli a bordo della fantasia, durante i quali osservare, da sopra, la realtà. Siamo arrivati decisamente alla frutta! Le news più recenti raccontano dell’«inaugurazione di un cancello» (lasciato chiuso per un decennio), classificando l’episodio quale rilevante «evento». Adeguarsi a questo stato di cose è assai deprimente e un tantino autolesionistico. Credo sia opportuno fissare uno standard e cestinare tutto ciò che, al disotto di esso, rappresenta soltanto il ridicolo! Ho infruttuosamente tentato di fare la mia parte e ne prendo atto. Continuare a pestare l’acqua nel mortaio sarebbe come voler emulare, ostinatamente, Don Chisciotte: lui con la lancia e io con la penna in lotta contro l’arte a “stento”, quella sospinta dal vento dell’incompetenza e dell’incapacità. Meglio concedersi una pausa, tanto l’esito è ormai scontato: Teomondo Scròfalo (il pittore kitsch inventato da Ezio Greggio per i suoi sketch nella trasmissione televisiva degli anni ’80 Drive In) qui, a Monreale, avrà decisamente la meglio su Leonardo Da Vinci.
A costruire efficaci rimedi ci sta già pensando la «buona scuola», quella affidata dal Capo di governo alla Ministra “pronto corsa”. La Ministra scelta con lo stesso “marchio” della casa automobilistica specializzata, sin dal 1927, nella preparazione di auto da competizione: la “Giannini”. La Ministra che a gran velocità, addirittura a due mesi soltanto dall’inizio dell’anno scolastico, riesce a trovare un docente cui assegnare la cattedra, per esempio, di Storia dell’Arte. Il docente appena arrivato in classe, assecondando i ritmi inculcati dalla “casa”, assegna le prime 60 pagine, senza neanche spiegarne i titoli, per poi risultare assente alla lezione successiva. Assenza questa volta non dovuta al godimento dei sacrosanti diritti elargiti dalla legge 104, sia chiaro, bensì alla «velocità della buona scuola». Il docente, arrivato come un razzo, ha superato la sua scuola, quella buona, indirizzandosi speditamente verso lo stadio successivo, quello della «scuola buonissima»: il luogo ideale in cui si sta già alacremente lavorando per forgiare gli assessori del futuro.
Che ci pensino loro. Io preferisco allontanarmi per un po’… forse! Potrei anche tornare, qualora dovesse valerne la pena! Ora scusatemi ma devo proprio andare…! Compermesso!