I nuovi assessori hanno ormai un’identità ben definita e, non appena saranno assegnate le deleghe, si metteranno subito al lavoro. Intanto hanno partecipato, per la prima volta, ai lavori del Consiglio comunale che, grazie a qualche clamorosa autorete, ha aggirato i paventati rischi di una possibile catastrofe. Il nuovo organo amministrativo avrà, quindi, l’opportunità di procedere lungo il percorso di rinnovamento annunciato, i cui contenuti speriamo di conoscere al più presto. Il Sindaco, nel frattempo, continua ad occuparsi di tutto ed è grazie al suo personale impegno e alle sue profonde amicizie che il titolo di un quotidiano online può dare il seguente annuncio al popolo della rete: “Ecco come il verde pubblico di Monreale cambierà volto”. Entrando nel dettaglio, però, si apprende che si tratta, ancora una volta, di una presuntuosa e incauta promessa, al momento del tutto priva di reali contenuti. Sarà anche vero che l’esimio Prof. Francesco Maria Raimondo, esperto di botanica tra i massimi del panorama non soltanto nazionale, sia venuto a farsi un’idea e avrebbe promesso di redigere una relazione, ma da qui al cambiamento del volto, probabilmente, saranno necessari numerosi altri cicli amministrativi. Lo sottolineo senza alcuna vena polemica; lo faccio perché è stato messo in mezzo il Prof. Raimondo, nei confronti del quale dichiaro di nutrire infinita stima e con il quale, tra l’altro, ho avuto la fortuna e l’onore di collaborare durante le fasi preliminari all’edizione di circa una decina di libri. Sono allergico ai grandi annunci (tipo quello del Monreale Film Festival che avrebbe dovuto porre la nostra città alla pari di Venezia, Cannes, Roma e Berlino) privi anche del più infinitesimale embrione di fattibilità e non riesco a trattenere le reazioni. Si dedichi, piuttosto, maggiore attenzione al verde che non ci dovrebbe essere; le erbacce spontanee che infestano scalinate e marciapiedi ai margini delle strade cittadine e delle “viuzze” lungo le quali a chi commette infrazioni al codice della strada si appioppano soltanto le cordialissime “multe rosa”! Non mi esimo dal tornare sull’argomento della “radicale ripulitura” della panoramica Rocca-Monreale, perché tale non è stata. È vero che un’abbondante spuntatina ai cespugli che invadevano la carreggiata è stata data, ma è pur vero che tutto il resto è rimasto dov’era. Le erbacce, le sterpaglie e i rifiuti di cui è ancora colma l’ampia cunetta, posta alla destra di sale verso Monreale, continueranno a frenare il deflusso delle acque piovane, che già nel momento in cui scrivo stanno arrivando copiose. Sono gli effetti di un intervento raffazzonato o si tratta, invece, di una misura abilmente calibrata per evitare che i coinquilini del percorso arabo-normanno disegnato dall’Unesco, residenti nella parte alta di corso Calatafimi, subiscano l’alluvione?
Per uscire dall’argomento in modo propositivo e rimanendo con i piedi per terra, pubblico, grazie al prezioso ausilio di Photoshop, l’elaborazione di una mia idea: l’allestimento di floride aiole lungo la rampa che dalla caserma dei Carabinieri porta al centro abitato. Un allestimento pensato alla maniera della splendida villa catanese intestata a Vincenzo Bellini. Anche nel nostro caso per l’eventuale intestazione si potrebbe rendere onore a una musicista: all’autrice della parte musicale del nostro inno cittadino.
La settimana scorsa ho dato il benvenuto ai nuovi assessori e sarebbe irriverente non rivolgere qualche riflessione di commiato a quello, tra gli assessori non riconfermati, che più mi è stato a cuore da quando ho iniziato a svolgere quest’attività su Filodiretto Monreale. Mi riferisco, come qualcuno avrà intuito, al carissimo Ignazio Zuccaro che, appena ufficializzata la sua estromissione, si è precipitato a rilasciare l’ennesima intervista corredata, per l’ultima volta, dalla foto del suo volto in primissimo piano. Con un mal celato filino di falsa modestia ha ricordato a tutti quanto è stato bravo nel praticare la respirazione bocca a bocca alla “Settimana di musica sacra” e a rilanciare la Festa del SS. Crocifisso, pur se con qualche umana distrazione. Ha prontamente colto l’occasione per glorificare suo fratello, chiarendo che oltre a essere tale ha altre qualità e anticipando le doti e l’esperienza che consentiranno al germano di onorare alla grande la successione alla poltrona assessoriale di famiglia. Per ricordarne il meritorio operato pubblico, per l’ennesima volta, la dichiarazione contenuta nel comunicato stampa, pubblicato il 21 gennaio 2015 da tutti i mezzi d’informazione cittadini, nel quale l’esordiente assessore, dopo un incontro da egli stesso entusiasticamente organizzato, dichiarava: «Sono soddisfatto e ringrazio tutti coloro che hanno partecipato ed aderito con entusiasmo a questo primo incontro; – affermava l’assessore ai beni culturali – si tratta di prestigiosi rappresentanti della vita culturale ed artistica della nostra città, professionisti seri, ed è grazie alla loro esperienza ed al loro contributo che si potrà dare inizio ad un nuovo percorso. È chiaro che siamo al punto di partenza ma questo rappresenta per tutti, come stabilito, il “punto ZERO” che mira a ridare lustro e prestigio agli spazi espositivi e culturali della nostra città.» Chi ha seguito, anche distrattamente, questa mia rubrica sa perfettamente che di quella dichiarazione, già qualche giorno dopo averla rilasciata, l’assessore Zuccaro si è altamente infischiato. Al contrario, da subito, ha spalancato le braccia e i portoni della Civica Galleria a taluni privati, per consentire loro di esercitare la compravendita di partecipazioni a mostre o proporre l’acquisto di premi e riconoscimenti, subdolamente pre-avvolti da infondato prestigio. Chi ha letto le mie note ricorderà che ho rivolto all’allora assessore un caloroso invito al fine di promuovere un confronto sull’argomento e con l’intento di renderne pubblici gli esiti della conversazione, in questo stesso spazio. Esiti ai quali mai si è pervenuti, considerato che l’incontro non è mai avvenuto perché l’oberatissimo delegato ai beni culturali si è ben guardato dal recepire la reiterata sollecitazione. E, qualora l’incontro fosse avvenuto, avremmo parlato anche della telefonata da lui promessa e mai pervenuta all’illustre concittadino che, in mia presenza, aveva manifestato all’assessore la volontà di indirizzare all’intera città un gesto di solida generosità. Ne avremmo parlato pur se il generoso concittadino quell’omessa telefonata non era più in grado di riceverla. Adesso che si è svincolato dai gravosi oneri assessoriali ed è molto più libero, rinnovo l’invito. Dal confronto, se deciderà di accettare, potrebbero venir fuori indicazioni utili a chi impugnerà il testimone e, da ora in poi, dovrà occuparsi del necessario progetto di rilancio della Galleria Civica e della più consona gestione delle attività “collaterali”.

Per richiamare in modo adeguato l’attenzione di chi sarà delegato a governare le manovre all’interno del Museo cittadino, dedico la nota di oggi a GIORGIO MORANDI ((Bologna, 1890 –1964), l’artista che, in maggior misura rispetto ad altri, conferisce indiscusso prestigio alla collezione donata dalla pittrice Eleonora Posabella alla comunità monrealese. A far bella mostra di se (quando non la occultano per porre in primo piano opere esposte a pagamento) è un preziosa acquaforte di circa cm 40 x 30 datata 1931, il cui soggetto, una natura morta, è testimonianza sostanziale del codice creativo del Maestro, caratterizzato dalla personalissima scelta di assegnare alle “cose” il ruolo fondamentale. L’opera, che se offerta al mercato troverebbe l’acquirente nell’arco di dieci minuti, nella nostra galleria è stata esposta alla fruizione dei visitatori, ma anche al grave rischio di essere vandalizzata. La cornice che accoglie l’incisione di Morandi, così come per le altre opere di grafica, è stata privata (almeno per un certo periodo) del vetro di protezione. Ciò in applicazione della radicale teoria, genialmente messa in atto alla Galleria civica, in base alla quale, essendo insopportabili i riflessi, i vetri andavano eliminati! Spero si siano ravveduti ed abbiano provveduto al ripristino dello stato quo ante.

Cenni biografici (Fonte Wikipedia)
Giorgio Morandi (Bologna, 20 luglio 1890 – Bologna, 18 giugno 1964) è stato un pittore e incisore italiano. Fu uno dei protagonisti della pittura italiana del Novecento ed è considerato tra i maggiori incisori mondiali del secolo. Celebri le sue nature morte olio su tela, dove la luce rappresenta il fondamento delle sue opere. L’apparente semplicità dei contenuti (vasi, bottiglie, ciotole, fiori, paesaggi) viene esaltata dalla qualità pittorica.
Giorgio nasce da Andrea Morandi e Maria Maccaferri il 20 luglio 1890. Fin da ragazzo dimostra grande passione per l’arte figurativa, e si iscrisse all’Accademia di belle arti di Bologna. Tra i suoi compagni di corso vi sono anche Severo Pozzati, Osvaldo Licini, Mario Bacchelli, Giuseppe Vespignani. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1909, Morandi divenne capofamiglia, assumendosi tutte le responsabilità.
Morandi, pur vivendo quasi sempre a Bologna, era fin da allora informato sulle opere di Paul Cézanne, André Derain e Pablo Picasso. Dedicò grande attenzione ai grandi artisti del passato, come Giotto, Masaccio, Piero della Francesca e Paolo Uccello.
Espose con i futuristi, diventando nel 1918 uno dei massimi interpreti della scuola metafisica con Carrà e de Chirico. Nel 1920 si accostò al gruppo “Valori plastici”, recuperando nelle sue opere la fisicità delle cose. In seguito intraprese una via personalissima, ma sempre calata nella realtà del mondo e delle cose. La sua prima esposizione personale avvenne nel 1914.
Fu titolare della cattedra di Incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Alla Quadriennale di Roma del 1939 Morandi ottenne il secondo premio per la pittura.
La fama di Morandi è legata alle nature morte e in particolare alle “bottiglie”. I soggetti delle sue opere sono quasi sempre cose abbastanza usuali: vasi, bottiglie, caffettiere, fiori e ciotole, che, composti sul piano di un tavolo, diventano i veri protagonisti della scena. La sua opera include anche ritratti e paesaggi. Di grande importanza nel lavoro di Morandi sono le acqueforti, eseguite da autodidatta, che risolvono poeticamente molti problemi espressivi di questa tecnica. Fin dagli esordi del suo percorso artistico portò avanti la passione per le incisioni. Le opere, realizzate con grande cura, sono caratterizzate da segni sottili e rettilinei in un intreccio molto complesso di tratti, con cui raggiunge dimensioni prospettiche di grande efficacia.
Nella sua casa di Bologna, dopo un anno di malattia, Giorgio Morandi muore il 18 giugno 1964.
Per un efficace approfondimento si suggerisce l’accesso al sito ufficiale www.giorgiomorandi.it