Monreale, 8 marzo – Ricordo Saverio Terruso (Monreale 1939 – Milano, 2003), ancora studente della scuola d’arte, al tavolo da disegno (nello studio da geometra di mio padre), impegnato a ripristinare i colori logori di un antico stemma. Non mi allontanai da lui per tutta la durata dell’operazione. La stessa cosa accadde, poco tempo dopo, nel vederlo all’opera per restituire visibilità all’icona, ormai quasi inesistente, di un’edicola votiva (in via Salita delle Croci a pochi passi da casa mia): una stazione della Via Crucis che, nel “ricomparire” dovette adeguarsi alla visione di Saverio Terruso, al suo modo di concepire la figura umana che, negli anni successivi, connoterà tutta la sua pittura in modo inequivocabile. Quella pittura andrebbe sottoposta a nuove cure e di ciò potrebbe farsi carico un altro giovane talento, al quale il destino, chissà …, potrebbe riservare uguale fortuna.
Completato il “Superiore”, accompagnato dal sogno di un futuro da pittore famoso, si trasferì a Milano, per proseguire la formazione all’Accademia di Brera e centrando in pieno l’appuntamento, fissato dal destino, con Domenico Cantatore (il maestro nato a Ruvo di Puglia nel 1906), del quale sarebbe diventato uno degli allievi prediletti. Saverio Terruso il suo sogno riuscì a realizzarlo fino in fondo, quando, nel 1979, ottenne da titolare la cattedra di Pittura nella stessa Accademia.
Nel 1963, con una serie di mostre personali e collettive in tutta Italia, inizia la sua crescita artistica, che lo vede esporre con artisti quali Renato Guttuso, Aligi Sassu, Salvatore Fiume e altri. Ha insegnato pittura anche all’Accademia di Belle Arti di Palermo e all’Accademia di Carrara.
Di seguito, in sintesi, il percorso artistico di Saverio Terruso, tracciato da Silvia Bottaro Aiolfi, in occasione della retrospettiva allestita a Savona, nel 2011, presso la sede centrale della Cassa di Risparmio:
“La sua arte è stata vista e considerata non solo in Italia, infatti, Terruso ha esposto moltissimo all’estero (in Messico, nel sud America, per esempio in Brasile da Rio de Janeiro a San Paolo, da Brasilia a Porto Alegre), in Europa (Germania, Svizzera, Francia a Parigi nel 1978), negli Stati Uniti (Chicago, New Jersey, Santa Monica e nel 1991 a New York), nel 2000 ad Hong Kong e nel 2003 nei Musei Vaticani nella Città del Vaticano. Artista di livello internazionale che ha saputo rapire l’osservatore con la sua pittura costruita con un lavoro attento, prezioso, infaticabile. Natura rigogliosa quella mediterranea a Lui così cara (indimenticabili i suoi ulivi); le sue processioni delle oranti ammantate come icone moderne nel silenzio di una forte fede e tradizione, l’amore per la musica e, quindi, le nature morte con gli strumenti musicali, la scomposizione geometrica con echi dal futurismo e dalle avanguardie del Novecento ma risolte con un segno personalissimo come nel timbro acceso del colore; i personaggi, le nature morte aperte sugli orizzonti di paesaggi veri, anche esotici ma sempre visti, vissuti, ascoltati nel rumore gradevole del vento e delle onde”.
Le edizioni Brixia di Milano, nel 1981, danno alle stampe il volume “Saverio Terruso e il Cristo di Monreale”. Un prezioso omaggio alla nostra Città, oggi custodito in numerose biblioteche sparse nel mondo, nel quale lo storico Massimo Ganci, con un lungo saggio (anche in lingua inglese), introduce il lettore “Attraverso una delle sei porte della cortina muraria costruita nel 1624, dall’arcivescovo Venero y Leyva, per isolare il centro della propria diocesi e preservarlo dal contagio pestifero che, in quell’anno, infuriava a Palermo, nel secolo XVII …” e lo accompagna nella rilettura degli eventi storici e dell’evoluzione dei riti devozionali a Monreale, dalla costruzione del Duomo per volere del Re Guglielmo II il Normanno, nel secolo XII, fino agli anni di Saverio Terruso. Il volume è impreziosito dagli scatti suggestivi (in bianco e nero e a colori) di Mimmo Dabbrescia, che documentano l’intero itinerario della Processione del 3 maggio 2000. Numerosissime riproduzioni delle opere di Saverio Terruso ispirate all’evento completano l’opera.
Alla presentazione del volume, svoltasi il 26 dicembre del 1981 nel salone del Circolo della Stampa di Milano, intervenne il Dottor Bino Li Calsi (da sindaco, l’anno prima, aveva firmato l’introduzione del volume) che tra l’altro ha detto: […]“Certo, affrontare i due termini dell’antinomia “Politica e cultura” in brevi cenni non è cosa semplice, direi sfiora i limiti dell’impossibile. Consentitemi, però, di tentarlo.
In questo momento della nostra storia in cui si sfaldano certezze giuridiche ed istituti tradizionali, si accavallano realtà sociali in evoluzione e problematiche tecnologiche, si scontrano tentazioni di egoismi sempre vivi ed esigenze di ordinato sviluppo, in questo momento in cui la sperequazione crescente, e, si direbbe incolmabile tra i troppi ricchi e i troppi poveri si pone accanto ad una esigenza di pace e di giustizia sempre più avvertibile fra tutti gli uomini, io sono convinto che sia l’occasione per un riavvicinamento tra cultura e politica.
L’avvertimento che ci dà la storia è che senza modelli culturali un paese rimane incapace di adottare e difendere un sistema pur minimo di valori di fondo e rischia inevitabilmente la disgregazione assuefacendosi ad ogni escalation di violenza e di caos.
Noi desideriamo e auspichiamo questa continua osmosi con il mondo della cultura, non certamente integrarlo. Non abbiamo bisogno, se vogliamo essere profondamente onesti, di manipolatori del consenso, ma abbiamo bisogno di un confronto e di un progetto di chi elabora cultura perché vogliamo fare politica e politica è anche lessicalmente espressione culturale.
Quella che non ricerchiamo è un’egemonia sulla cultura, che ci farebbe incamminare sulla china pericolosa della cultura di regime.” […]
Nello stesso anno l’amministrazione, guidata dal sindaco Dott. Castrenze Giangreco, perseguendo gli stessi obiettivi decise di ospitare una mostra personale dei lavori di Saverio Terruso (le tele donate, in quell’occasione, dall’artista alla sua Città ne offrono ancor oggi testimonianza). La mostra fu allestita nelle due sale della Galleria Civica che già accoglieva la prima donazione “Posabella”. Le opere esposte in permanenza cedevano (occasionalmente) gli spazi ad eventi di consistente spessore culturale.
Da quegli eventi sono ormai trascorsi trentacinque anni e sono cambiati i tempi e le relazioni tra politica e cultura!
La nota di Silvia Bottaro Aiolfi, trascritta in precedenza,indica i luoghi del mondo in cui sono custodite (con il dovuto rispetto e adeguata evidenza) le tele dell’artista monrealese, presso collezioni pubbliche e private. A Monreale, purtroppo, i fatti hanno avuto una diversa evoluzione e da ciò deriva l’imbarazzo che mi coglie all’improvviso. Per non pizzicare certe corde particolarmente suscettibili non dovrei scrivere che le opere donateci nel 1981 da Saverio Terruso non hanno ancora trovato, presso la pinacoteca intestata a “Giuseppe Sciortino”, un adeguato assetto: sostano per le scale (tra decine di cornici dai contenuti, a mio parere, indefinibili) in attesa (voglio sperare) che si faccia spazio nelle sale superiori. I visitatori, nel salire e scendere per l’angusta scaletta, le sfiorano con la spalle e possono osservarle soltanto nel dettaglio; la visione d’insieme gli è negata.
Rivolgo, quindi, un accorato appello al Prof. Salvatore Autovino, direttore della galleria e pertanto dotato della necessaria autorità, affinché l’imbarazzante emergenza trovi soluzione: potrebbe accadere (fantasticando) che un collezionista del New Jersey o di Hong Kong (per esempio) animato dalla volontà di donare al museo cittadino qualche tela di Saverio Terruso, possa essere definitivamente dissuaso dal trattamento riservato al Maestro nel suo luogo di nascita.
Sono certo che, una volta espletate le pratiche urgenti, il direttore Autovino farà mente locale.