“Il libro ha una storia particolarmente divertente. Illustra i finti tentativi dello Stato italiano di arrestare il cattivone. È possibile che dal 1993 un singolo, nonostante i suoi sodali, si faccia beffe dello Stato?”
Così Nicola Morra, presidente (uscente) della commissione parlamentare antimafia, ha cominciato il suo intervento a Roccamena venerdì 11 novembre, nel corso della presentazione del libro di Marco Bova dal titolo “Matteo Messina Denaro, latitante di stato”, edito da Ponte alle Grazie.
Una domanda rivolta ai presenti, insegnanti e alunni della scuola elementare del comune siciliano che è stato in passato teatro di incontri notturni di soggetti vicini al superltitante.
“Lo chiedo anche al capitano (dei carabinieri presente all’evento, ndr). Evidentemente la mafia non dispiace. Solamente a parole la si vuole combattere, perché ha fatto le stragi, perché è un fattore di arretratezza, perché costringe il sud a rimanerne schiacciato”.
Don Luigi Sturzo diceva che Cosa Nostra aveva i piedi in Sicilia e la testa a Roma. Aveva già capito che quel fenomeno era voluto dallo Stato e non combattuto.
La vedova Agnese Piraino Borsellino ha voluto che non venissero celebrati funerali di Stato. Forse lo Stato le faceva schifo, ribrezzo?
Io sono stato, e sono tuttora, un pentito. Ma non di mafia, sono un pentito di Stato. Mi rendo conto che lo Stato è talmente impregnato di mafiosità che non solo non può combattere la mafia, ma non la vuole combattere”.
Morra, rivolto ai piccoli studenti, invitati a studiare per essere liberi, ha però dichiarato che
“Certe partite non si possono vincere. Agli italiani, in alcuni contesti soprattutto, la mafia sta bene. Ricordate che anche un ministro aveva detto che bisognava imparare a convivere con la mafia, era il ministro di uno dei governi Berlusconi, Pietro Lunardi”.
Morra, nel corso del suo lungo intervento, non ha nascosto la sua profonda sfiducia nella magistratura. “Recentemente il governo ha avuto la fiducia in Senato, e un famoso procuratore, Roberto Scarpinato (divenuto senatore per il Movimento Cinque Stelle, ndr), un lume dell’antimafia, ha preso la parola e ha bacchettato in maniera roboante chi sta governando il paese perché si trova in maggioranza con il partito fondato da Marcello Dell’Utri che – ha precisato morra – in sentenza risulta uno con problemi di mafiosità. Come si può dire di combattere la mafia se poi governi con un partito che è stato fondato da un mafioso? Il cui leader ha accettato di pagare il pizzo a Cosa Nostra per la Standa a Catania? Peccato però che il magistrato Roberto Scarpinato stia stato eletto per il partito dei 5 Stelle che nel governo Draghi governava proprio con il partito fondato da Marcello Dell’Utri. Cosa è cambiato?”
Tornando al tema dell’incontro, per Morra non ci sarebbe stata l’intenzione da parte dello Stato di catturare Matteo Messina Denaro. “Perché è impensabile che uno Stato di 60 milioni di persone possa permettere ad un latitante di essere tale per 30 anni. In quale altro paese si può essere latitante per 30 anni?”
Il presidente della commissione parlamentare antimafia ha ricordato alcuni errori eclatanti condotti dagli inquirenti nella lotta contro la mafia.
“Nei 14 giorni successivi all’arresto di Totò Riina il suo covo non venne perquisito, né tenuto sotto controllo. Forse volevano evitare che si scoprisse qualcosa?” Ed ancora: “Chi ha permesso che Matteo Messina Denaro rimanesse latitante è stato punito? No, paradossalmente è stato premiato”.
Al termine del suo intervento non si è rivolto agli studenti con parole di speranza, tutt’altro: “Se vi volete bene, prendete in considerazione l’idea che se non si cambia in tempi rapidissimi è il caso di andare altrove, a meno che non si vuole morire in una società disperata, perché ormai priva di speranza.
L’Italia è un paese senza futuro, perde popolazione, ricchezza, fa emigrare quelli che studiano di più. Un tempo partivano quelli che studiavano di meno, gli emigranti erano quelli con le valigie di cartone, legate con lo spago. Adesso partono i laureati, quelli con i master. Quanto più studi tanto più capisci che hai una dignità e che non puoi mortificarla. Avete tutto il diritto di andarvene se questo paese non vi vuole”.