Oggi ricorre il 59esimo anniversario della strage di Ciaculli, costato la vita a 4 uomini dell’Arma dei carabinieri, 2 dell’Esercito e uno della Polizia di Stato. Nell’attentato di stampo mafioso avvenuto nella borgata agricola di Ciaculli il 30 giugno del 1963, morirono a causa dell’esplosione di una Alfa Romeo Giulietta imbottita di esplosivi, il tenente dei Carabinieri Mario Malausa, il maresciallo di P.S. Silvio Corrao, il maresciallo dei CC Calogero Vaccaro, gli appuntati Eugenio Altomare e Marino Fardelli, il maresciallo dell’Esercito Pasquale Nuccio, il soldato Giorgio Ciacci.
Alla commemorazione era presente il neo-sindaco di Palermo Roberto Lagalla che ha reso omaggio alle vittime. “La strage di Ciaculli rappresenta una delle pagine più sanguinose e dolorose della prima guerra di mafia, – dice il sindaco – colpendo anche figure che hanno combattuto per lo stato, mossi da profondo senso del dovere. Per questo, oggi è doveroso ricordare il loro sacrificio e quello di coloro che hanno pagato con la vita il proprio impegno nel contrasto a Cosa nostra”.
Le indagini dell’epoca ipotizzarono un fallito attentato architettato, studiato e preparato dai mafiosi Pietro Torretta, Michele Cavataio, Tommaso Buscetta e Gerlando Alberti contro il rivale boss di Ciaculli Salvatore Greco e il suo associato Giovanni Di Peri, basandosi su fonti confidenziali e ricostruzioni indiziarie. Torretta e Buscetta (che nel frattempo si era reso latitante) vennero rinviati a giudizio per le autobombe di Villabate e Ciaculli.
I due al processo di Catanzaro vennero assolti per insufficienza di prove, anche se nello stesso processo Torretta fu condannato a 27 anni di carcere per omicidio mentre Buscetta fu condannato a dieci anni per associazione a delinquere. Nel 1984 Tommaso Buscetta, divenuto un collaboratore di giustizia, si discolperà e dichiarerà che Michele Cavataio era l’unico responsabile delle autobombe di Villabate e Ciaculli.