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Roccamena e il cimitero della mafia

14 corpi ritrovati in una grotta a 40 metri di profondità, forse vittima di lupara bianca

A Roccamena, a circa 50 km da Palermo, potrebbe svelarsi un cimitero clandestino della mafia. Risale al 2016 la scoperta di quella che è stata battezzata la “Foiba di Cosa Nostra”, una grotta a circa 40 metri di profondità, non molto distante dal centro abitato ma collocato in un luogo impervio, difficile da raggiungere e nascosto agli sguardi. Qui sono stati ritrovati gli scheletri di circa 14 corpi. E non è escluso che nella fossa non possano essercene altri, perché delle indagini approfondite non sono state ancora fatte, sembra per la difficoltà tecnica e gli elevati costi.

L’ingresso del cimitero ritrovato a Roccamena

Dall’esame fatto con il carbonio 14 le prime ipotesi fanno risalire questi resti umani al periodo che va tra i due conflitti mondiali fino alla fine degli anni ’70, anni bui durante i quali gli omicidi per mano mafiosa furono tantissimi.

Dalle analisi svolte sui resti ossei ritrovati sembrerebbe comune la fine violenta dei soggetti, colpiti da arma da fuoco o da oggetti contundenti. Tra le vittime anche due adolescenti di 12 e 14 anni e una donna.

La scoperta della fossa risale al 2016, dopo la morte del boss di Roccamena Bartolomeo Cascio, amico fidato di Riina. È a quel punto che ai carabinieri del nucleo informativo dell’Arma di Monreale arriva la soffiata. L’informatore conosce il cimitero da almeno venti anni, ma avrebbe atteso questo momento per poterne parlare. 

Adesso le indagini potrebbero avere ricevuto un nuovo slancio. Sembra esserci la certezza che sotto il primo strato di detriti, al di sotto dei 14 resti umani ritrovati, ce ne possano essere altri. Forse vittima di lupara bianca. Ma è da dimostrare se si può parlare di cimitero utilizzato dalla mafia per occultare i corpi delle sue vittime. Perché finora i RIS di Messina non sono riusciti a trovare un’associazione tra il dna dei 14 corpi ritrovati e quello dei familiari delle persone scomparse a Roccamena per lupara bianca. Un lavoro reso ancora più difficile, perché di denunce di persone scomparse, a Roccamena, negli anni passati, ne venivano fatte poche.

Nessun pentito di mafia o collaborare di giustizia ha mai fatto riferimento a Roccamena. Ma per gli inquirenti il suo territorio, al centro del triangolo tra le province di Palermo, Agrigento e Trapani, era (é?) un luogo ideale per i latitanti e per i summit di mafia. Sarebbe stato frequentato anche da Matteo Messina Denaro, il cui padre, Ciccio, era un grande amico di  Bartolomeo Cascio.

 

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