“Le diagnosi di coronavirus venivano effettuate con l’utilizzo di 78 tamponi diversi e tra questi nessuno è stato regolarmente validato, valutato e autorizzato preventivamente”. La denuncia arriva dal Codacons e dall’associazione italiana dei diritti del malato attraverso un esposto presentato alle alla procure della Repubblica di Palermo, Catania, Siracusa, Ragusa, Enna, Agrigento, Trapani e Messina. Le associazioni chiedono dunque, di “svolgere adeguate indagini per i reati di truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, procurato allarme, falso ideologico e omicidio colposo”.
Un gruppo di esperti e diversi ricercatori scientifici di fama internazionale, hanno rilevato che i risultati dei tamponi, che stabiliscono una positività o una negatività al virus,” sono tutti inattendibili e che proseguire nell’utilizzo dei tamponi da cui ricavare dati utili e determinare proclami sullo stato di emergenza, quarantene individuali o di gruppo e per imporre limitazioni e lockdown alle scuole, alle famiglie e alle imprese, è praticamente senza alcun fondamento scientifico”.
Secondo il professore Stefano Scoglio, coordinatore delle attività peritali – “i tamponi di covid-19 producono fino al 95% di falsi positivi, come certificato anche dall’Istituto superiore di sanità”. Inoltre, l’avvocato Carmelo Sardella, ha affermato che il Codacons Sicilia ha chiesto “il sequestro probatorio dei tamponi Covid-19 presenti sul territorio”.
“Ciò comporta – si legge nella nota diramata dal codacons – che non esiste tutt’oggi nessun marker specifico del virus e quindi nessuno standard che possa rendere i tamponi affidabili. Dietro l’alto numero di tamponi falsamente positivi – prosegue la nota – si potrebbe nascondere inoltre, un grosso business ospedaliero”.
Complimenti al Codacons per aveer presentato come esperto di biologia molecolare un venditore di integratori laureato in giurisprudenza (che tra l’altro non è professore come riportato).
Ci fosse almeno qualcosa di vero tra quello che sostiene.