MONREALE – Con la conclusione delle indagini preliminari si chiude la prima parte di un’inchiesta cominciata nel 2016, e che coinvolge 27 tra impiegati dell’ufficio tecnico e del cimitero del comune di Monreale, titolari di imprese di pompe funebri, professionisti, medici dell’ASP, privati cittadini ed anche un ex vicesindaco del comune. L’indagine, condotta dal PM Giorgia Spini, ruota essenzialmente intorno alla vendita di alcuni loculi cimiteriali, al prezzo che in alcuni casi supera i 10.000 €, senza che i concessionari ne abbiano avuto il diritto.
Un filone dell’indagine coinvolge alcuni medici dell’ASP 6 di Palermo, coordinatori sanitari presso il cimitero monumentale di Monreale. Tra questi il dott. Ernesto D’Agostino che, secondo gli inquirenti, avrebbe messo in atto un disegno criminoso assieme al custode del cimitero, Giuseppe Venturella, ai necrofori del comune, Luigi Teodosio e Piero Basile, all’addetto ai servizi cimiteriali Salvatore Ganci. Gli impiegati comunali avrebbero redatto tra il giugno e l’ottobre del 2017 ben 26 verbali di estumulazioni relative ad altrettante salme, riportando di averlo fatto, come previsto da legge, in presenza del pubblico ufficiale. Appunto il dott. Ernesto D’Agostino che, secondo gli inquirenti, invece non sovrintendeva alle operazioni di estumulazione, ma avrebbe successivamente firmato gli atti attestando falsamente la sua presenza. Nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2017 altre 25 estumulazioni sarebbero state certificate dagli impiegati comunali, dichiarando stavolta la presenza del dott. Giovanni Ruggieri, altro coordinatore sanitario dell’unità sanitaria locale, quando questi invece, secondo i magistrati, non avrebbe preso parte alle operazioni e avrebbe successivamente apposto la sua firma sui verbali.
Tra le posizioni più pesanti, i carabinieri hanno ricostruito quella del custode del cimitero, Giuseppe Venturella. Secondo l’accusa Venturella, “con artifizi e raggiri”, avrebbe promesso falsamente a due donne l’utilizzo futuro, per entrambe, di due loculi siti nella sepoltura gentilizia di T. B., contravvenendo al regolamento comunale di polizia Mortuaria del comune di Monreale che prevede, ai fini della tumulazione nella sepoltura gentilizia, un grado di parentela con il concessionario entro il 6° grado. Venturella avrebbe fatto sottoscrivere alle donne, nel febbraio 2010, 2 scritture private dove indicava una diversa posizione dei 2 loculi promessi all’interno di una sepoltura di una società mortuaria. Questo a fronte di una somma di 5.000 € percepita da ciascuna in contanti e in 7 rate, più una quota annuale di 96 € percepita da marzo 2020 per l’iscrizione ad una società mortuaria.
Lo stesso custode, nel marzo 2018, avrebbe proceduto alla esumazione straordinaria della salma di V. S., per trasportarla nella sepoltura gentilizia della famiglia D. V., senza la necessaria autorizzazione del sindaco e senza la presenza del coordinatore sanitario dell’ASL. Avrebbe causato un danno al comune di Monreale in seguito al mancato pagamento delle tariffe di tumulazione e dei diritti di segreteria.
Ancora Venturella avrebbe tumulato negli anni numerose salme, contravvenendo al regolamento cimiteriale, all’interno di sepolture gentilizie concesse a soggetti consenzienti, poi finiti nel registro degli indagati. Si tratta di Giorgio Rincione e della moglie Rosalia La Parola (maggio 2016), di Antonino La Mantia (agosto 2015), di Francesco Sciortino e Antonio Prestidonato (settembre 2014), di Mariano Russo (febbraio 2017).
I concessionari avrebbero quindi tratto in ingiusto profitto, creando un danno al comune per l’omesso pagamento delle tariffe di tumulazione e dei diritti di segreteria, con l’aggravante di avere commesso i fatti con abuso di potere e con la violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio.
L’inchiesta ha coinvolto anche il gestore di una agenzia di pompe funebri, Salvatore Marchese, e il medico necroscopico della Asp 6 di Palermo, Francesco Paolo Sutera. Tra il marzo e il novembre 2017, il medico avrebbe compilato i certificati necroscopici relativi all’accertamento di 16 decessi sulla base delle indicazioni del Marchese, attestando invece, falsamente, di avere fatto i dovuti accertamenti. Ed ancora, nel caso di due decessi, entrambi avrebbero dichiarato che erano avvenuti in un luogo diverso da quello effettivo. Sutera, secondo le indagini dei magistrati, avrebbe ricevuto dal Marchese 50 € per ogni certificato, assieme ad una bottiglia di olio nuovo, una bottiglia di marsala alla fragola, una colomba artigianale.
Un comportamento apparentemente rodato, tanto che in altre due occasioni, nell’agosto del 2017, Marchese avrebbe proceduto allo stesso modo con un altro medico necroscopico della Asp 6 di Palermo, Salvatore Ciofalo, in cambio della promessa di “una bottiglia da bersi alla sua salute”.
Sempre Sutera avrebbe inoltre compilato un altro certificato necroscopico relativo all’accertamento di un decesso nell’aprile del 2017 sulla base delle sole indicazioni date una persona rimasta ignota appartenente alla ditta di onoranze funebri “Trinca Giovanni”.
Marchese è anche accusato di truffa. Avrebbe fatto tumulare nella sepoltura gentilizia di cui è concessionario 9 salme, dichiarando il falso sul grado di parentela previsto dal regolamento cimiteriale. In alcuni casi si sarebbe fatto pagare 3.000 € dai parenti dei defunti, in altri anche 7.000 €, comprensivi del servizio funebre. Nel caso di un altro defunto, Marchese riusciva ad incassare anche 10.000 €, in accordo con il titolare dell’impresa di onoranze funebri di Palermo “La Misericordia di Celano”, Gaetano Lo Monaco, anch’egli finito tra gli indagati.
Anche il monrealese Vincenzo Nicolosi avrebbe dichiarato nel 2015 di essere falsamente parente di ben 5 persone decedute, consentendone così la tumulazione nella propria sepoltura gentilizia.
Nicolosi avrebbe anche effettuato un illecito edilizio, costruendo nella propria sepoltura fino a 4 loculi in più rispetto a quelli autorizzati da concessione.
Tra gli indagati c’è anche Giorgio Rincione, che ha rivestito in passato il ruolo di consigliere comunale, di assessore e di vicesindaco. È indagato, assieme alla moglie Rosalia La Parola, per avere dichiarato nell’agosto 2014 di essere parente di un deceduto, così da ospitarlo nella sepoltura gentilizia della moglie, in cambio di un illecito profitto.
Stessa accusa per Giuseppe Maniscalco, che sempre nell’agosto 2014 accolse la salma di una donna nella propria sepoltura gentilizia. In quel caso in cambio di 4.000 €.
Nel 2016 sarà Antonio La Mantia a fare tumulare 2 salme nella propria sepoltura in cambio di un profitto non meglio specificato.Tra il marzo 2015 e l’aprile 2016 4 salme saranno tumulate senza diritto nella sepoltura di Bernardo Marcimino, anch’egli finito sotto indagine.
Anche Francesca Lo Piccolo e Massimo Alongi sono indagati con la stessa accusa, per un altro caso di tumulazione di un finto parente avvenuto nel 2016.
Ed ancora 11 salme, tra il 2014 e il 2015, finiranno nella sepoltura del finto parente Antonio Prestidonato. In un caso i magistrati hanno scoperto che per la tumulazione di un uomo e per la garanzia data alla moglie di ricevere in futuro un loculo vicino a quello del marito defunto, la donna avrebbe sborsato a Marchese e a Prestidonato 11.600 €. In un altro caso tumulazione e funerale costeranno alla figlia di un deceduto ben 12.500 €.
Mariano Russo compare tra gli indagati per due salme ospitate nella propria sepoltura senza diritto, nel 2014 e nel 2015. Antonino Di Cristofalo per un caso, nel 2014.
L’inchiesta ha coinvolto anche il dirigente dell’Area V del comune di Monreale, Maurizio Busacca, e i responsabili dei servizi cimiteriali, Maria Pia Cappello e Salvatore Palazzo, finiti nel registro degli indagati. Avrebbero omesso di effettuare i controlli sulla veridicità delle dichiarazioni rilasciate dai concessionari delle sepolture gentilizie, e avrebbero rilasciato illegittimamente le autorizzazioni alla tumulazione e/o estumulazione, procurandosi un ingiusto vantaggio patrimoniale, sia a proprio beneficio che a beneficio dei concessionari delle sepolture.
Indagato anche l’ing. Francesco Rincione. Avrebbe attestato il falso in una perizia giurata extragiudizialie davanti al Giudice di Pace. Ossia la conformità della sepoltura di Vincenzo Nicolosi all’Autorizzazione edilizia e alle norme igienico sanitarie vigenti in materia. Il consulente tecnico del PM avrebbe invece riportato la presenza di 16/18 posti invece dei 14 da progetto, e la mancanza di 14 posti ossario, così come il mancato rispetto di alcune norme in materia di Polizia Mortuaria.
Con simili accuse è finito nel registro degli indagati il geometra Marco Davì. Avrebbe rilasciato una perizia giurata falsa in relazione alla rispondenza all’autorizzazione edilizia e alle norme igienico sanitarie della sepoltura gentilizia di Salvatore Marchese.