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“Atto illegittimo”, la dirigente comunale ricorre al TAR contro l’amministrazione Arcidiacono

MONREALE – Con la determinazione sindacale n. 42 del 22 novembre 2019 alla dott.ssa Maria Rita Curcio era stata assegnata la dirigenza delle sezioni residue dell’Area II (Affari Generali e Istituzionali). Ma secondo i legali della dirigente comunale, gli avvocati Walter Miceli e Fabio Ganci, la decisione del sindaco Alberto Arcidiacono sarebbe illegittima, tanto da presentare ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale al fine di ottenere l’annullamento dell’atto.

Si sarebbe trattato, sostengono, di un vero e proprio demansionamento, che comprometterebbe la professionalità del lavoratore. Un inadempimento contrattuale, da risarcire anche nella forma della perdita di chance, per la lesione della dignità professionale.

Il provvedimento amministrativo non terrebbe in alcun conto dell’esperienza maturata dalla dott.ssa Curcio nel comune di Monreale (dove è dirigente dall’ottobre 1999) e in altre amministrazioni pubbliche, né dei positivi risultati conseguiti a seguito di valutazione del ciclo della performance negli ultimi due anni, né, ancora, dell’assenza a suo carico di provvedimenti disciplinari.

Con la determinazione sindacale il comune di Monreale aveva attribuito al Segretario Generale la “Sezione Risorse Umane”, incardinata nell’Area Affari Istituzionali e Generali, assegnando alla dott.ssa Curcio esclusivamente le “Sezioni Residue”, senza le risorse umane.

Una decisione che, secondo i legali della Curcio, comporterebbe l’attribuzione alla dirigente di un incarico solo “fittiziamente riconducibile ad una vera e propria funzione dirigenziale”, e che avrebbe “lasciato immotivatamente ed ingiustificatamente la D.ssa Curcio senza compiti di natura formalmente e sostanzialmente dirigenziale”, “senza alcuna motivazione riconducibile alle modalità con cui sono stati conferiti gli incarichi”.

Un atto illegittimo, secondo i legali, più arbitrario che discrezionale, in quanto sarebbe assente la motivazione esplicita.

La scelta dell’incarico, proseguono gli avvocati, deve essere subordinata a parametri oggettivi, e di merito, secondo principi di imparzialità e non legati ad orientamenti politici o a comportamenti che non siano nell’esclusivo interesse pubblico.

L’amministrazione non può a suo insindacabile arbitrio, spiegano i ricorrenti, affidare o non affidare incarichi dirigenziali e lasciare immotivatamente e ingiustificatamente il dirigente pubblico senza incarico e comunque senza adeguati compiti che sostanzino l’effettiva natura della funzione dirigenziale.

Sempre con la stessa determinazione sindacale n.42 del 22 novembre scorso, il comune aveva anche revocato alla dott.ssa Curcio l’incarico relativo all’Area Promozione Sociale e Territoriale, ricevuto pochi mesi prima, il 26 ottobre. Una revoca avvenuta “Senza alcuna motivazione né generica né specifica – scrivono gli avvocati – conferendo ad interim l’incarico ad un altro soggetto”.

I legali sostengono che la revoca, per legge, sarebbe potuta avvenire non prima di due anni dal conferimento dell’incarico, e solamente per motivate ragioni organizzative e produttive o per effetto dell’applicazione del procedimento di valutazione. Presupposti che non si sarebbero verificati. Una revoca quindi che prefigura “un atto arbitrario ed incoerente” e “pertanto illegittimo in assenza di una specifica motivazione”.

Infine, si legge nel ricorso, sarebbe stato violato il principio del buon andamento della Pubblica Amministrazione.

Gli avvocati hanno chiesto quindi ai giudici amministrativi di annullare la determinazione sindacale, ritenendo che la dirigente abbia il diritto di ottenere un incarico dirigenziale in un’area coerente con gli atti di macrorganizzazione dell’ente, o in subordine, un incarico di studio.

L’amministrazione comunale, da parte sua, rivendica la legittimità dell’atto, tanto da avere deciso di costituirsi in giudizio.

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