MONREALE – A seguito di segnalazione a constatare l’accaduto, sono arrivati sul posto, “zona maternità”, l’attivista monrealese P. F. e un membro del direttivo dell’associazione << il pelo sul cuore>>, T. R.
Ma cosa è successo stavolta?
Ad essere colpita e smantellata è stata una casetta che funge da riparo ad alcuni gattini randagi “adottati” dal quartiere, rimanendo poi sparsi per la strada i resti.
Atto deplorevole dunque, che ha sollevato indignazione da parte degli abitanti della zona, la cui area inoltre risulta invasa da tavole di legno con chiodi sporgenti pericolosi, erbacce, rifiuti di vario genere ed una macchina che, da quanto comunicato, da anni staziona sul posto.
T. R., ideatore dei ripari dei gattini su tutto il territorio monrealese, racconta che la casetta, realizzata grazie al finanziamento della medesima associazione di cui fa parte, << il pelo sul cuore>>, è stata distrutta già per la seconda volta e adesso ricollocata per la terza volta!
Circa otto mesi fa, la casetta era stata collocata in una porzione ristretta di territorio in modo da non recare intralcio a persone, cose e auto; trascorsi quattro mesi fu distrutta, smantellata facendo riversare i resti sul suolo, episodio che si è ripetuto a distanza di altri quattro mesi da quando era stata installata per la seconda volta.
La gente del posto si chiede, indignata, come può dar fastidio un nobile gesto, quale offrire un riparo a creature indifese, e non dar fastidio invece atti di insostenibile inciviltà, quali atti vandalici e creazione di isole di rifiuti, frutto di conferimento abusivo.
Si evince da questi fatti una profonda riflessione.
“La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali” – Mahatma Gandhi
Se da un lato le associazioni coadiuvano l’attività dell’amministrazione locale laddove ci siano dei vuoti, prestando attività no profit , ma con lo scopo di migliorare “la cosa pubblica” e in questo caso specifico, col fine di offrire riparo ai gattini randagi del territorio monrealese, dall’altro lato gli abitanti si schierano in due fronti. Chi ha rispetto da un lato, i trasgressori dall’altro.
Da varie testimonianze di quartieri sparsi per la cittadina monrealese si evince che tante sono le persone che offrono aiuto, in cibo, croccantini, coperte per i randagi, mantenendo pulito il territorio, quanti sono gli insulti e gli atti di inciviltà che subiscono rimanendo in silenzio.
T. R. oggi, portavoce di tanta gente, ha deciso di rompere questo silenzio denunciando un fatto grave, un gesto vile. “La gravità del fatto non cambia se destinatario di un atto incivile è un animale invece che un essere umano. La sofferenza o disagio inflitto non muta per il semplice fatto che gli animali appartengono ad una specie diversa dalla nostra.”
Per concludere, sottolineando in aggiunta riferimenti normativi dei quali talvolta si disconosce l’esistenza, si riportano di seguito due articoli del codice penale che puniscono comportamenti contra legem.
Art. 544 bis c.p. (“Uccisione di animali”, cd. animalicidio): “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale, è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”
Art. 544 ter c.p. (“Maltrattamento di animali”): “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale, ovvero lo sottopone a sevizie, o a comportamenti, lavori o fatiche insopportabili per le sue caratteristiche etologiche, è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi, o con la multa da 5.000 a 30.000 euro”.
La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate, ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi.
La pena è aumentata della metà se dal fatto deriva la morte dell’animale.
e tutta la merda paese paese che nessuno raccoglie non e incivilta capisco che ce gente stupida specialmente in questo paese d ignoranti che danneggia le casette ,mah delle incivilte quotidiane nessuno ne parla
Non si tratta solamente di un comportamento irrispettoso, ma di un vero e proprio reato: lasciare i bisogni del cane per terra integra la fattispecie di imbrattamento e deturpamento, sia per le feci che per la pipì.
Quindi, i padroni che non utilizzano i sacchetti appositi per la raccolta dei bisogni rischiano una multa fino a 103 euro. Se il fatto avviene su beni immobili o su mezzi di trasporto, invece, la sanzione può arrivare anche a 1.000 euro ed è prevista la reclusione da 1 a 6 mesi.
Ma non finisce qui: se il cane fa i propri bisogni su beni di interesse storico o artistico e il padrone non li raccoglie, il Codice penale prevede la reclusione da 3 mesi a un anno e la multa da 1.000 a 3.000 euro.
Il divieto di abbandonare i bisogni degli amici a quattro zampe si estende anche alla pipì; infatti anche in questo caso si parla di “deturpamento e imbrattamento delle cose altrui”, reato previsto dall’articolo 639 del Codice penale. Quindi se il cane fa la pipì su un muro condominiale o sulla ruota di una macchina altrui, il padrone deve pulire con dell’acqua i residui, altrimenti rischia le sanzioni di cui sopra.