Palermo, 9 aprile 2018 – Emergono ulteriori dettagli inerenti l’operazione condotta questa mattina dai militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo, nonché del Gruppo Carabinieri di Palermo e del Comando Compagnia Carabinieri di Bagheria.
Al centro delle indagini le attività illecite riferibili a Pietro Formoso (fratello di Giovanni e Tommaso, entrambi condannati alla pena dell’ergastolo per aver partecipato alla c.d. “stagione stragista” del 1993).
Formoso è un soggetto di riconosciuto elevato calibro criminale, già raggiunto da numerose sentenze di condanna irrevocabili per reati non di mafia (associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti nel ruolo di promotore e capo), per le quali si trova tuttora detenuto.
Secondo i collaboratori di giustizia sarebbe coinvolto nel contesto mafioso misilmerese e palermitano, e dotato di notevole capacità economica frutto delle sue attività delinquenziali.
Sino ad oggi, Formoso non era mai stato coinvolta dall’accusa di associazione mafiosa o di delitti aggravati dal metodo mafioso. Il suo nome era già emerso nel corso di approfondimenti di segnalazioni per operazioni sospette svolti, in materia antiriciclaggio, dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria.
Da qui è stato ricostruito il contesto imprenditoriale dell’indagato, tracciandone gli interessi economici.
Le misure cautelari costituiscono, quindi, l’esito di complesse attività d’indagine condotte dalla Guardia di Finanza e Arma dei Carabinieri che hanno effettuato una serie di accertamenti finanziari e patrimoniali, supportati dalle dichiarazioni raccolte da diversi collaboratori di giustizia.
È stata così dimostrata la partecipazione di Pietro Formoso alle attività della famiglia mafiosa di Misilmeri (PA), con il ruolo di referente per il traffico internazionale di stupefacenti proveniente dalla Spagna e dalla Colombia e per le estorsioni nei confronti di imprenditori locali, nonché per aver autorizzato l’affiliazione di soggetti all’associazione mafiosa “Cosa Nostra”.
Formoso avrebbe più volte effettuato estorsioni nei confronti di un imprenditore palermitano, richiedendogli 100.000 euro, come asserito corrispettivo per l’acquisto di pietre preziose, già saldate in passato. Sarebbero inoltre state accertate condotte fraudolente da parte di imprenditori finalizzate ad evadere il Fisco.
Secondo gli inquirenti ci sarebbe stata anche una condotta di un operatore nel settore dei compro oro per assicurarsi un atteggiamento di favore da parte degli organi di controllo.
Pietro Formoso avrebbe preteso dall’imprenditore dei soldi, in seguito alla cessione a quest’ultimo da parte dell’indagato di gioielli del fratello Giovanni. E sarebbe emerso l’intervento di altri soggetti nella fase di riscossione del denaro, soggetti notoriamente inseriti in contesti mafiosi. Quest’ultimi, secondo gli inquirenti, hanno posto in essere, con “metodo mafioso”, azioni idonee ad esercitare una particolare coartazione psicologica nei confronti della vittima, con i caratteri propri dell’intimidazione derivante dall’organizzazione criminale.
Durante l’operazione di Carabinieri e Guardia di Finanza sono state sequestrate, in via preventiva, somme di denaro depositate su conti correnti riconducibili ad imprese individuali, operanti nel settore della vendita all’ingrosso di carne e della vendita di oro ed oggetti preziosi, che avevano omesso il versamento dell’IVA e dell’imposta sul reddito, per un importo totale di circa 850.000 euro.
Per l’esecuzione dei provvedimenti sono stati impegnati circa 100 militari tra Carabinieri e Finanzieri, con l’ausilio di unità cinofile per la ricerca di armi ed esplosivi.