Dopo l’operazione “super mandamento“, che aveva colpito i livelli più alti di Cosa Nostra monrealese, adesso ad essere colpita è stata la cosiddetta “criminalità comune”.
Le indagini, durate circa un anno, erano inizialmente indirizzate a reprimere il crescente fenomeno dei furti in abitazione e di incendi dolosi ai danni di vetture o di dimore degli abitanti del centro.
Solo in un secondo momento si è capito, attraverso un controllo capillare del territorio da parte delle forze dell’ordine, che queste attività servivano a reperire il denaro necessario all’acquisto di stupefacenti, volto a soddisfare le proprie esigenze personali (erano tutti tossicodipendenti) e, soprattutto, ad organizzare delle reti di rivendita.
Si è arrivato, quindi, alla scoperta di due gruppi di pusher:
1. Un gruppo faceva riferimento a Claudio Alongi e Pietro Cassarà, e si occupava dello smercio di cocaina, con progetti anche ambiziosi (l’obiettivo era quello di conquistare prima la piazza di Monreale e poi controllare anche Palermo).
A questo gruppo appartenevano anche Carlo Cassarà (padre di Pietro), Davide Adimino e Maria Leto.
Questi spacciatori “professionisti” erano capaci di soddisfare immediatamente le esigenze dell’acquirente, a qualsiasi ora, e di fidelizzare i propri clienti anche attraverso il risarcimento in caso di prodotto di bassa qualità.
I luoghi preferiti di spaccio erano i vicoli della Bavera e Piazza Inghilleri (“il Canale”).
2. Un altro gruppo, invece, faceva capo a Giovanni Pupella, e si occupava dello spaccio di hashish attraverso un’ampia schiera di collaboratori e fiancheggiatori che garantivano un controllo capillare del territorio.
Gli altri membri del gruppo erano Giovanni Pupella (detto “Nanni”, cugino del capo), Giuseppe La Corte e Daniele Massaro.
I luoghi di spaccio preferiti erano via Togliatti (alla cava), piazza Guglielmo (al vincoletto) e via Torres.
La droga a Monreale arrivava grazie a Mauro Picarella e Cristian Madonia, quest’ultimo arrestato nell’operazione antimafia e figlio del boss, Vincenzo.
Quest’ultimo arresto può far pensare ad un collegamento tra le due attività criminali.
I due gruppi non si contendevano la piazza, ma se la dividevano occupandosi di droghe diverse. Il territorio coperto era quello del centro di Monreale e della frazione di San Martino. Non è comunque escluso che nelle altre frazioni vi sia una rete di spaccio diversa.
Le foto degli arrestati:
GRUPPO 1 (COCAINA)
ALONGI Claudio, detto “U scuparu”, nato a Palermo il 17/02/1984, residente a Monreale, in via Verdi 26. Celibe e disoccupato.
Era il capo del gruppo che spacciava cocaina.
(Custodia in carcere)
CASSARÀ Pietro, detto “U pem pem”, nato a Palermo il 31/07/1984, residente a San Martino delle Scale, via s.m. 1. Celibe e disoccupato.
Era il capo del gruppo che spacciava cocaina.
(Custodia in carcere)
CASSARÀ Carlo, detto “Salvuccio”, nato a Monreale il 11/08/1963, residente a San Martino delle Scale, via S.m. 1, separato e dipendente dell’Ato2 (!!).
È il padre di Pietro Cassarà.
(Custodia in carcere)
(Custodia in carcere)
(Arresti domiciliari)
Era il leader del gruppo, ma non si occupava direttamente dello spaccio, poiché già sorvegliato speciale.
(Custodia in carcere)
PUPELLA Giovanni, detto “Nanni”, nato a Palermo il 19/06/1992, residente a Monreale in via Paratore 7. Celibe e muratore.
Era incaricato di ricevere e controllare la merce dei fornitori. Cugino e omonimo del capo del gruppo.
(Arresti domiciliari)
Si occupava della cessione definitiva della droga agli acquirenti.
LA CORTE Giuseppe, detto “Femminedda”, nato a Palermo il 19/06/1988, residente a Monreale in via Soldano 64. Celibe e disoccupato.
Era incaricato del taglio e del confezionamento della droga.
(Arresti domiciliari)
Era uno dei più importanti spacciatori palermitani e anche lui faceva arrivare la droga a Monreale.
(Custodia in carcere)
È figlio del boss mafioso di Monreale, Vincenzo. Entrambi erano stati arrestati nei giorni scorsi nell’operazione “Super mandamento”. Si occupava di far arrivare la droga a Monreale.
(Custodia in carcere)