Ieri pomeriggio, gli abitanti delle Madonie sono scesi in piazza a Petralia Soprana per dire basta all’emigrazione forzata dalla Sicilia. La fiaccolata, alla quale hanno partecipato giovani e adulti, istituzioni locali e figure di riferimento cittadine, è stata organizzata dalle Consulte giovanili e i forum della Madonie e dall’associazione “Nun si parti”.
«Mancano all’appello più di 800 mila siciliani, che sono andati via negli anni per studiare o lavorare al Nord Italia e all’estero – spiegano i rappresentanti delle consulte madonite – I Comuni delle alte Madonie hanno perso più di cinque mila abitanti dal 2001 a oggi: è come se un intero paese come Gangi fosse scomparso. È una vera e propria emergenza e pretendiamo che venga affrontata come tale, con piani di investimento mirati e strategie all’altezza».
Un problema che tocca soprattutto le aree interne, ma che coinvolge in realtà tutta l’isola, e che ogni anno vede migliaia di siciliani, giovani e non, partire per fare poi ritorno solo durante le feste – dovendo per giunta pagare cifre esorbitanti per rivedere i propri cari.
Secondo l’Istat, in soli dieci anni l’Isola ha visto diminuire la propria popolazione di ben 310.219 residenti. Più degli abitanti della città di Messina e oltre 31 mila siciliani ogni anno. Di questo passo, nel 2066 in Sicilia ci saranno solo 3.408.228 residenti: in 45 anni perderà quasi un milione e mezzo di abitanti.
Una vera e propria emergenza, che riguarda persino i Comuni più popolosi come Palermo, Catania e Messina, che risultano essere i più colpiti in termini di perdita di abitanti. Un problema che, a cascata, tocca anche Comuni come il nostro, e sul quale recentemente persino il neo-eletto Vescovo Gualtieri, insieme all’amministrazione comunale, ai docenti e agli studenti dell’Istituto D’Aleo, si è interrogato in un incontro tenutosi durante la Notte del Liceo.
Per quanto Monreale non soffra di un grave spopolamento come altri Comuni siciliani, sono molti i giovani che scelgono ormai di iniziare i propri studi superiori fuori dall’Isola e spesso, proseguendo poi lì il loro percorso di vita – in luoghi dove le opportunità di lavoro e di studio, i servizi e le infrastrutture non mancano. Una situazione che si presenta già dal liceo, quando i nostri ragazzi scelgono di andare a studiare a Palermo invece che formarsi sul territorio.
Un dato che meriterebbe un’attenzione e una rilevanza che invece non gli viene data, e per il quale andrebbero cercate soluzioni concrete a problemi strutturali della nostra terra: carenza di opportunità, definanziamento dell’istruzione, scarsità di servizi, disoccupazione e via dicendo.
Perché ovviamente non c’è nulla di male nel partire per fare un’esperienza fuori, per ricevere una formazione più specifica in un particolare ambito di studi o nello scegliere di trasferirsi all’estero per propria vocazione o piacere. Il punto che i giovani delle Madonie sottolineano è però un altro: perché non abbiamo diritto a poter scegliere di restare nella nostra isola e di investire nella nostra terra, di crescere qui la nostra famiglia?
Lamentano le difficoltà legate ai servizi sempre più a rischio smantellamento, soprattutto in ambito scolastico e sanitario, l’isolamento dovuto alle strade fatiscenti e l’incapacità delle istituzioni sovracomunali di far seguire l’adeguamento della spesa alla programmazione di investimenti per le aree interne.
Se da una parte questi giovani promettono di impegnarsi per costruire le condizioni per restare, dall’altra chiedono che la politica faccia un passo avanti e si curi del tema.
«Le difficoltà oggettive con cui ci scontriamo, rischiamo di creare disillusione e sconforto. Vogliamo e possiamo invertire la tendenza. Momenti pubblici come questa fiaccolata ci permettono di accendere i riflettori sul tema. Ma già da domani torniamo a lavoro, con un sondaggio da sottoporre ai giovani rimasti sulle Madonie e a quelli emigrati, per fare una fotografia della realtà. Vogliamo comprendere quali sono le ragioni che hanno spinto i giovani ad andare via o restare e, soprattutto, capire che percezione hanno di questa area interna. Poi, bisogna passare ai fatti e pretendere dal governo siciliano e italiano interventi urgenti» – concludono i Presidenti delle Consulte madonite.