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Monreale: Piero Faraci, una vita tra volontariato e solidarietà

"Dopo la malattia, il volontariato è stato il mio riscatto sociale. Ciò che mi ha spinto a fare volontariato è la voglia di aiutare gli altri e di sentirsi utili"

MONREALE – Il suo nome è Piero Faraci, 45 anni, monrealese doc. Piero è un punto di riferimento per tutta la comunità. Possiede un animo gentile, un cuore puro e sincero, è generoso ed altruista. Dal 2016, dopo aver sconfitto una malattia subdola, ossia un tumore al cervello, Piero si è dedicato al suo territorio e ai suoi concittadini.

Prima della malattia, Piero era impiegato come muratore presso una ditta edile.
Dopo un paio d’anni ha percepito il reddito di cittadinanza. “Ciò mi ha permesso di spendermi ancora di più sul territorio. Il volontariato è molto importante per la società in cui viviamo”. Inizialmente ha creato dei gruppi facebook per dar voce a coloro che hanno bisogno.
Centinaia di interventi effettuati nel territorio monrealese: l’abbiamo visto pulire i marciapiedi ricoperti dalle sterpaglie e dai rifiuti, i cortili delle scuole, i muretti, le ville comunali, le strade…

La sua disponibilità non è passata inosservata, infatti, tra 2018 e il 2019 ha ricevuto diversi encomi: dalla professoressa Beatrice Moneti e dal sindaco Alberto Arcidiacono. Il suo impegno è stato esempio per altri, come per il gruppo di Palermo “Basta Crederci” di Giovanni Terranova ed il gruppo monrealese di “Basta Crederci” dello stesso Piero Faraci. “Con quest’ultimi abbiamo fatto tantissimi interventi nelle scuole a Villaciambra, San Martino, Pioppo, Aquino e nella stessa Monreale. Dopo 17 anni, presso la scuola Morvillo in collaborazione con l’amministrazione comunale, abbiamo riaperto un ingresso, ripristinando la pavimentazione e togliendo centinaia e centinaia di canne che ostruivano il passaggio”.

Faraci si è speso anche nel sociale. Ha aiutato i clochard, ossia i senzatetto, sia a Monreale che a Palermo. Piero, una volta alla settimana, scendeva a Palermo per portare cibo, donato dai commercianti monrealesi (Mirto, Bar del Sole, Bar Darling, Tusa panificio e tanti altri) e abiti donati dall’associazione “La casa delle gioie” e da padre Ferdinando Toia di Poggio San Francesco. “Ogni volta che li incontravo, nei loro occhi vedevo tanta tristezza, mi si rimpiccioliva il cuore. Aiutarli, mi ha fatto stare bene”.

Quest’anno, grazie all’associazione “Humanitas speranza per una zampa” di Silvana Lo Iacono, Piero si è impegnato sul randagismo. “Anche gli animali fanno parte di noi e dobbiamo averne cura”.

Durante l’intervista, Piero ci spiega l’importanza del volontariato.

“Dopo la malattia, il volontariato è stato il mio riscatto sociale. Ciò che mi ha spinto a fare volontariato è la voglia di aiutare gli altri e di sentirsi utili. Il volontario è colui che lavora nell’ombra senza chiedere nulla. È colui che dona se stesso alla comunità e al territorio. Senza il volontariato, molte realtà non esisterebbero. È essenziale fare del bene, io mi sento meglio. Credo fortemente in ciò che faccio perché ciò che fai solo per te stesso è destinato a morire, invece, se fai qualcosa per gli altri è destinato a vivere per sempre. Non c’è niente di più bello vedere i tuoi concittadini sorridere. Ecco, questo sono io”.

1 Commento
  1. piero scrive

    dire senza chiedere nulla e una falsita e stato anche lui allo stesso modo aiutato e da il comune dalla chiesa ecc ecc ce stato un dare e ricevere siamo piu coretti

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