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Il tragico destino del canadair 28 e quella volta che intervenne per domare un incendio a Bellolampo

Una tragedia che non si scorda. Chi fa il pilota dei canadair lo fa ogni giorno con passione, ma soprattutto con sacrificio, rischiando la vita con manovre, spesso estreme

Un tragico destino quello del canadair 28, che ieri pomeriggio intorno alle 16 si è schiantato sull’Etna, provocando la morte dei due piloti, ritrovati solamente nel pomeriggio di oggi, dopo 24 ore di ricerche.

Una tragedia che non si scorda. Chi fa il pilota dei canadair lo fa ogni giorno con passione, ma soprattutto con sacrificio, rischiando la vita con manovre, spesso estreme, per gettare acqua alle fiamme, spegnendole solamente dopo tanti lanci. Ci si alza a qualsiasi ora, in pieno giorno o in piena notte, e si parte con destinazione “prossimo incendio”. Oggi, io stesso, per puro caso, ho ritrovato una fotografia del canadair 28 mentre prestava servizio il 10 luglio 2019 a Palermo.

Era una giornata caldissima, soffiava un forte vento di Scirocco, forse si toccarono anche i 40 gradi, e il canadair 28, come immortalato dalla foto, passò vicino a Monte Pellegrino mentre “correva” per spegnere le fiamme sulla collina di Bellolampo. Quel pomeriggio il vento si fece sentire a tal punto da spingere le fiamme in tutta la superficie montuosa.

Il canadair 28 coinvolto nell’incidente – foto Giuliano Merlo del 10 luglio 2019

 

Proprio come quel caldo giorno di luglio, ieri il canadair 28 stava operando nello spegnimento di un incendio nella zona di Linguaglossa, sull’Etna, quando improvvisamente, dopo aver lanciato l’acqua, ha toccato con l’ala di dritta la superficie montuosa, perdendo il controllo e “sfracellandosi” del tutto al suolo.

Fa venire i brividi, ritrovare una foto di quel mezzo che tre anni fa svolgeva a pieno la sua attività, ma soprattutto ricordare quel giorno e dire che “quel velivolo da me fotografato e visto con i miei occhi si sarebbe schiantato tre anni dopo”. Sconvolgente poi, la morte dei due piloti. Agghiacciante. Pozzoli di 58 anni, il comandante del canadair 28, e il primo ufficiale Roberto Mazzone di 62 anni. I due hanno volato anche nei cieli palermitani e monrealesi.

Non solo nel 2019, il canadair 28 è intervenuto spesso nei territori tra Palermo e Monreale fino a quest’anno. “Onore a voi cari angeli e conforto ai cuori delle vostre famiglie”, – scrive su Facebook il sindaco di Monreale, Alberto Arcidiacono, dopo aver appreso la notizia. “Combattevano contro il fuoco e contro quelle mani vigliacche che lo hanno generato. Hanno perso il dono più bello, la vita.”

Il canadair 28 è intervenuto anche nel territorio di Altofonte in questi ultimi anni e anche il sindaco Angela De Luca, esprime solidarietà: “esprimo le più sentite condoglianze alle famiglie dei piloti coinvolti. Dalle notizie apprese – scrive – questo personale è stato impegnato anche nello spegnimento degli incendi che si sono verificati nel nostro territorio.”

Per un fotografo amatoriale è sempre bello fotografare i canadair all’opera, ma quando accadono queste tragedie, o peggio, quando si assiste, come nel video pubblicato ieri da quella donna, la sensazione e lo stato d’animo è indescrivibile. Si resta sotto shock per parecchio tempo.

La tragedia di ieri ha fatto esprimere anche il governatore della Sicilia, Renato Schifani. Regione peraltro impegnatissima nella campagna antincendio che per un’intera estate ha visto coinvolti mezzi e uomini, spesso anche da altre regioni.

“Esprimo profondo cordoglio per la morte dei due piloti impegnati insieme ai nostri uomini e donne del Corpo forestale della Regione e della Protezione civile in attività di prevenzione e spegnimento incendi sull’Etna – ha detto il presidente -. Sono vicino alle famiglie e ai colleghi di lavoro colpiti da questa tragedia”.

 

Adesso è stata aperta un’indagine. Quando si è schiantato, il canadair 28 era al suo terzo passaggio sulla zona dell’incendio. Sono due i fronti dell’inchiesta aperta dalla Procura di Catania: Il primo riguarda essenzialmente le cause del disastro aereo, dunque verificare se si sia trattato di un errore di manovra o se si sono verificati problemi di volo o strutturali.

 

 

Il secondo fronte invece è quello di accertare se il canadair è stato appiccato e quindi se sia stato doloso. I reati ipotizzati per il momento sono disastro aviatorio colposo e incendio. La Procura di Catania domani conferirà l’incarico per l’autopsia sui resti dei due piloti e, successivamente, quello tecnico per l’analisi della scatola nera, che è stata trovata, per gli altri accertamenti sulle cause dell’impatto.

Per testimoniare e riconoscere il rischioso lavoro dei piloti dei canadair, in Italia una tragedia simile si è verificata a Forte dei Marmi nel 2005 quando un velivolo, sempre dopo aver lanciato acqua alle fiamme, ha toccato con il motore di dritta il filo dell’alta tensione. Il mezzo è precipitato a diversi chilometri di distanza provocando anche lì la morte dei due piloti.

Quando si vedono i canadair a Palermo, spesso e volentieri si dice: “C’è un incendio” e si prova quasi una sensazione di sicurezza, non sapendo però che questi uomini rischiano ogni giorno la propria vita.

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