A Carmelo La Ciura, nel novembre 2016, erano già stati inflitti 10 anni di reclusione. La sentenza d’appello avevo ridotto la pena di primo grado (15 anni e 4 mesi) comminata al mafioso monrealese nell’ambito dell’inchiesta denominata Nuovo Mandamento. L’operazione era scattata nel 2013 portando all’arresto di 39 persone e aveva inflitto un durissimo colpo alla Cosa Nostra di Camporeale, Monreale, Borgetto, Partinico, San Giuseppe Jato e Giardinello.
Nuovo Mandamento, in appello inflitti 238 anni di carcere. I monrealesi coinvolti
Il nome di La Ciura (Zu Melino) ritorna nell’operazione “Breccia” condotta dalla DDA di Palermo e dai ROS, che ieri ha portato all’arresto di 7 soggetti, accusati di usura ed estorsione condotta con il metodo mafioso.

Oltre a Carmelo La Ciura, 76 anni, in carcere sono finiti Gaetano Di Marco, 71 anni (nel frattempo deceduto) Alfredo Giordano, 70 anni (ex direttore di sala del Teatro Massimo), Francesco Di Marco, 37 anni, Santi Pullarà, 42 anni, Marco Neri, 47 anni, Salvatore Fileccia, 57 anni, Gioacchino Meli, 50 anni.
Il nome di La Ciura (Zu Melino) rispunta nell’operazione “Breccia”, nata in seguito alla denuncia di un imprenditore del settore dell’intermediazione immobiliare che, strozzato dagli usurai, decide di recarsi e raccontare le sue vicende alle forze dell’ordine. È il febbraio 2017. La Fiura assume un ruolo nella questione per motivi di competenza territoriale. L’imprenditore aveva in affitto un locale di La Ciura, dove commercializzava caffè e macchinette per il caffè. Una volta finito in carcere, Zu Melino gli aveva mandato a dire di essere offeso con lui perché dopo il suo arresto non gli aveva mandato i suoi saluti né aveva corrisposto denari alla moglie. Oltre al pagamento degli affitti sarebbe stato necessario a questo punto corrispondere un’altra somma di denaro per la “messa a posto”. L’inviato, Marco Neri, aveva spiegato che sarebbero stato l’unico modo per evitare estorsioni da parte di la Ciura, una volta uscito dal carcere.
Una volta anche la moglie di La Ciura – racconta l’imprenditore ai carabinieri – in seguito al ritardo di un pagamento, dal balcone gli avrebbe lanciato un vaso sulla sua automobile, invitandolo a denunciarla ai carabinieri.