Al caleidoscopio dei sostantivi di volta in volta attribuiti alle “Città del Mondo”, (città sacra, città dell’arte, della scienza, del cinema, dell’automobile, città leggera, città diffusa, città frattale) si è aggiunto un aggettivo ulteriore, quello di città “sospesa”.
Vocabolo inteso a definire “uno stato temporaneo di transizione, instabile, di interruzione parziale, alcune volte totale, di ogni funzione in essere di una città”.
Vocabolo che in qualche modo include il ripensamento di comportamenti singoli individuali, di gruppi, di categorie di persone, dell’intera collettività di una città.
A tale fine, colto dal convincimento di stare a casa e dal benevole slogan “Io resto a casa”, dovuto alla diffusione in Italia e su scala mondiale del CoronaVirus (COVID 19), “genere di virus responsabile di affezioni prevalentemente respiratorie e intestinali responsabile nell’uomo di una forma di polmonite atipica chiamata Sindrome Respiratoria, Acuta Grave Sigla SARS”), mi è parso opportuno pensare ad un modo per definire le Città del Mondo al tempo del Coronavirus; coniugare un termine apposito ed attribuire un altrettanto nome alla Città.
La locuzione di “Città sospesa” indica una città afflitta, sconvolta in un momento particolare come quello attuale, da una inaspettata epidemia pandemica, che speriamo si arresti al più presto, il cui virus “letale” inizia a serpeggiare e in alcuni casi prolifera, miete vittime, scuote e fa paura all’intera umanità.
Si tratta di un nemico invisibile, impercettibile ad occhio nudo, subdolo, dannoso per l’uomo e per l’economia. Pronto a minare l’esistenza umana.
La “Città sospesa” è il luogo in cui ci troviamo adesso tutti, proprio a causa di questo sconosciuto virus, tutti intesi a vivere in un “salubre deserto”, o meglio, in quello che dovremmo cercare di costruire con i nostri comportamenti virtuosi.
La “Città sospesa” è il luogo in cui ci troviamo adesso tutti a vivere in un “salubre deserto”
La città sospesa rivela una dimensione eterea, astratta, ma dai caratteri fortemente decisi e oggettivizzati dall’attuale circostanza: il rallentamento generalizzato delle nostre vite, delle nostre principali attività.
Esseri umani sospesi, come la città alla quale apparteniamo. Siamo immersi in “bolle di isolamento” in modo coatto, diventando monadi inavvicinabili nel contesto urbano, a sua volta trasformato in una bolla di isolamento dal resto del mondo.
Siamo immersi in “bolle di isolamento” in modo coatto
La città, così sospesa, quasi come fosse una liturgia religiosa, si eleva nel silenzio odierno delle strade, per tornare a descrivere nel prossimo futuro il suo destino, la sua ottimale dimensione. Il suo orizzonte collettivo, costituito da differenze e profonde trasformazioni, scenari antropici complessi.
In questo momento la città nasconde e cova, in attesa di una rinascita e come germogli in fioritura, le sue strade, le sue piazze, i luoghi di incontro, rimanendo questi per sempre oggetto di un passato che tratteniamo nella mente e che non torneranno più così come li abbiamo vissuti e come li ricorderemo.
La Città sospesa indica l’attuale essenza, dunque, dell’identità urbana, che trascende dalla dimensione architettonica e urbanistica, ma racchiude una valenza filosofica, religiosa e socio – economica.
La Città sospesa racchiude una valenza filosofica, religiosa e socio – economica
In questa fase di “sospensione”, le città si apprestano a cambiare per sempre, a ricostruirsi su nuovi modelli di contatto sociale, possibilmente anche più rispettosi dell’ambiente e dell’etica del lavoro.
Questo momento, terribilmente tragico, rappresenta l’occasione di avvicinamento del nostro tessuto vitale collettivo verso nuovi traguardi, in cui l’uomo non sarà più l’unico epicentro intorno al quale la città si muoverà, in quanto inevitabilmente maturerà un nuovo rispetto per l’ambiente, o meglio, per la sua tutela, intesa in senso lato anche come delimitazione del perimetro entro cui dovranno muoversi le attività umane.
Ambiente, in questo caso, vuol dire anche salubrità, che sicuramente non sarà più caratterizzata dal deserto delle strade in questi giorni, ma dalla piena consapevolezza di ogni cittadino di appartenere ad un contesto collettivo, in cui l’azione di ciascuno ha di certo conseguenze immediate ed evidenti sul prossimo.
Raccolta dei rifiuti, gestione dell’acqua e dei trasporti saranno i primi servizi che dovranno essere ripensati, per recuperare la natura di servizio pubblico essenziale vero e proprio così come la gestione della raccolta del risparmio, affinché le città possano vivere un nuovo Rinascimento entro cui è indispensabile l’esercizio del diritto – dovere di vivere con diligenza la propria cittadinanza.
Solo attraverso un viaggio consapevole lungo questo “deserto” metafisico che ci viene oggi chiesto di assicurare, sarà possibile legittimare la preminenza del valore della vita, nonché del recupero della Fede, per chi crede, o delle scienze filosofiche per chi vive in modo agnostico la propria esistenza, fattori fondamentali, da sempre, nello sviluppo composto del contesto urbano e delle arti.
Provare ad immaginare un nuovo modello di città, in cui tecnologia, scienza, arte, religiosità e diritto, riescono ad intersecarsi e a dialogare con equilibrio appare, dunque, ad oggi, l’unica via per accogliere nel prossimo futuro le ricadute socio – economiche di questa enorme tragedia e per non lasciare che l’uomo del post coronavirus si trovi per un lungo periodo completamente dissociato e disconnesso dal prossimo e dalla società.
Glossario
- “Città sospesa”, termine astratto, quasi etereo, che nella realtà ha carattere oggettivo, connotati reali, che riguardano il momentaneo rallentamento, una o più fasi di stasi, di buona parte delle attività umane della città contemporanea, che niente ha in comune con la pianificazione urbana e territoriale, con l’urbanistica in generale. Definizione attinente alla sociologia urbana, alle scienze antropologiche, alla psicanalisi, alla filosofia. Per citarne soltanto alcune. Stato, in cui si trova la città ogniqualvolta interessata, da eventi avversi eccezionali potenziali, improvvisi, in atto, e da venire. (Calamità naturali, quali ad esempio, sismi, maremoti, tempeste, trombe d’aria, uragani, inondazioni, eruzioni vulcaniche, slavine, frane, guerre, epidemie pandemiche virali, esplosioni di centrali elettronucleari, fughe di gas tossici, sommosse, guerre civili e quant’altro) Spazio, luogo fisico – temporale, urbano, correlato a spazi, ambiti territoriali extraurbani, periferici, limitrofi e confinanti, sedi delle attività umane, delle relazioni sociali, degli interessi collettivi pubblici, privati. Rioni, quartieri, agglomerati urbani e extraurbani. Micro e macro aree. Aree centrali e periferiche, aree territoriali extraurbane, agglomerati di città, di aree metropolitane, di grandi metropoli, di conurbazioni di più città vicine, le megalopoli.
- “Salubre deserto”, ossia lo stato d’essere, la condizione temporanea – interruttiva, a carattere obbligatorio, necessaria a creare un “vuoto”, una “bolla, altrettante bolle” la cui finalità principale è l’esclusione, l’impedimento, la presenza dell’uomo in contesti e ambienti circoscritti. Interdire i cittadini, da uno, più spazi della stessa città. Formare “bolle di isolamento”, con la funzione di “distanziatore sociale”. Spazio soggetto temporaneamente a misure cautelative di carattere anche restrittivo, aventi come finalità la salvaguardia, l’incolumità fisica, psicologica, mentale, di ogni singolo cittadino. La protezione e tutela, della stessa vita dei cittadini in cui bloccare, interrompere, arrestare, fermare ogni tipo di attività umana, limitarne i movimenti, il concentrarsi di gruppi di individui, di persone, al fine di evitare il sovraffollamento dei luoghi.
- “Salubre deserto” = “Spopolamento forzato”. Condizione, temporanea di uno, più luoghi della stessa città, sottoposti in caso anche estremo al fermo generale, esteso all’intera città. Determinare, favorire condizioni ottimali e futuro benessere, azioni, misure di rigenerazione dell’ambiente urbano. Migliori condizioni vita e ambientali e di salute delle popolazioni insediate. Circoscrivere, ridurre, se inevitabile, come condizione ultima annullare, fare cessare ogni forma di funzioni, da e per la città. Ogni tipo di mobilità, compresa quella vettoriale al fine di limitare i comportamenti individuali e collettivi, le abitudinarie attività umane in ambiente esterno pubblico e privato, aperto o circoscritto nonché il movimento, la circolazione in ambiente urbano, ed extraurbano. In senso espansivo e includente circoscrivere, delimitare il territorio di un Comune, di una Provincia, di una Regione, se necessario l’intero territorio di una Nazione. Spazio soggetto temporaneamente a misure cautelative di carattere anche restrittivo, avente come finalità la salvaguardia, l’incolumità fisica, psicologica, mentale, di ogni singolo cittadino. Spazio in cui limitare in casi estremi ed eccezionali, la presenza umana, per impedire la frequentazione, il contatto fisico diretto fra più individui. Fare affievolire, interrompere, cessare il contagio virale epidemico, inibendo assembramenti, raggruppamenti, folle di persone. Stato di necessario benefico isolamento forzato indispensabile al ripristino di condizioni di vita positive e di convivenza pacifica.
* Natale Sabella, architetto Italiano
– Esperto in “Analisi, Valutazione e Progettazione del Paesaggio”.
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