Francesco Lo Cicero, 62 anni, marito esemplare, padre amorevole, insegnante temutissimo. Oggi, 4 Gennaio 2020, si sono celebrati i funerali per la sua scomparsa in una chiesa colma di gente, di parenti, di amici, di colleghi e di alunni.
Il professore Lo Cicero è stato insegnante di matematica e fisica al Liceo Classico “Basile-D’Aleo” per tantissimi anni, accogliendo nella sua aula le più svariate tipologie di allievi; nelle parole della professoressa Carmen Bonnano si ritrovano sincera stima ed affetto. Emozionante per tutti è stata la volontà della scuola di dedicare un’aula al suo professore, a colui che vedeva in quell’edificio una seconda casa.
Scrivere del Professore Lo Cicero con il distacco necessario per un articolo di giornale non è per nulla facile, quindi non lo farò e questo non sarà il solito articolo che si scrive in occasioni simili, queste righe vogliono essere un dolce ricordo e un grande ringraziamento per Lei, che ci ha insegnato tanto.
Inizialmente non riuscivo a trovare le parole, è stata una notizia terribile, ed è stato tremendo risentire i compagni di liceo proprio in questa occasione di grande tristezza. Scrivendo penso di parlare a nome di tutti i suoi alunni, e tutti insieme vogliamo dirle “GRAZIE”.
Grazie per averci insegnato che la matematica è sacrificio, che la fisica non è astratta, per essere stato un insegnante temuto, ma preparato, per averci rimproverato e fatto piangere, ma anche per averci ascoltato e supportato.
Il professore Lo Cicero entrava in classe con la fronte corrucciata che si rasserenava dopo pochi attimi, soprattutto se le interrogazioni andavano bene. Era severo, severissimo, non credeva in tutti, ma quando credeva in qualcuno lo faceva veramente, e non lo abbandonava. Pensandoci bene, non abbandonava nessuno, si arrabbiava sapendo di essere preso in giro o vedendo qualcuno sprecare le sue potenzialità in nome del “non mi piace la matematica”.
Con il Professore imparavi a non dire “non ce la faccio”, perché il non saper fare un esercizio significava essere chiamati alla lavagna, con le gambe che tremavano e la nausea che cominciava a crescere e le lacrime che spuntavano; però non eri solo, ti seguiva passo passo, ti dimostrava che non eri stupido. Sapeva leggerti negli occhi, quando non capivi la fisica, quando stavi male e ti sembrava che il mondo ti stesse crollando addosso. Ti prendeva in giro quando non ti entrava in testa un concetto, non accettava mai un no, voleva capire, conoscere, ascoltava, ascoltava veramente. Ti spingeva a riflettere “alla fimminina”, perché “le femmine sono più furbe, un ci piace perdiri tempo. Così si devono spicciare e trovare una soluzione veloce”. Questo è stato un grande insegnamento: c’era un problema? Ci doveva per forza essere una soluzione.
Per quanto terrore incutesse, riuscivi sempre a trovare la sua umanità, la vedevi nella preoccupazione per la moglie, nella dolcezza quando rispondeva al telefono dopo essere stato chiamato da una delle figlie che adorava, nell’incrociarti nel corridoio dopo un’interrogazione andata male o una lite con qualche professore e lui ti riaccompagnava in classe con una mano sulla spalla, dicendo “forza, ce la puoi fare”. Rideva, rideva di cuore, sapeva utilizzare il bastone e la carota, era uno di quegli insegnanti che ognuno avrebbe dovuto incontrare almeno una volta nella vita.
Molti dei suoi alunni oggi lo ringraziano per la strada intrapresa, per aver creduto in essi. C’è chi farà l’ingegnere, chi il medico, chi il manager, chi è entrato in Marina, chi ha capito che lo studio proprio non gli appartiene, ma tutti ricorderanno sempre il professore Lo Cicero come colui che dispensava trucchetti per rendere tutto più comprensibile.
Qualche mese fa sono tornata nella nostra scuola, questa volta come “quasi insegnante”, ho ritrovato soltanto alcuni dei miei professori e un giorno ho assistito ad una lezione di matematica di un professore giovanissimo, stava spiegando e mi ha ricordato Lei, con una passione smodata e una calma inaudita. Sapere che in quella stessa scuola in cui ha dato l’anima per colleghi e alunni ci sarà sempre un modo per ricordarLa, riempie il cuore di commozione. Ci scusi se non tutti hanno avuto il coraggio di venire a darle un ultimo saluto, se qualcuno era troppo impegnato o troppo distante per esserci, ma sarà sempre nel cuore di ognuno di noi.
Oggi la salutiamo, con un grande Arrivederci. Insegni lassù che ad ogni problema corrisponde una soluzione, e, mal che vada, c’è sempre Ruffini.
Arrivederci Professore Lo Cicero,
i suoi alunni.