PALERMO – Finalmente anche l’Assemblea regionale siciliana, al pari degli altri Consigli regionali d’Italia, si adegua alla legge nazionale che prevede la riduzione delle pensioni degli ex burocrati. Il recepimento è stato deciso dal consiglio di presidenza dell’Ars stessa all’unanimità.
La legge lo chiama contributo di solidarietà e non sarà però definitivo, ma avrà la durata di 5 anni, a partire dal primo gennaio 2019 fino al 31 dicembre 2023. È dal 2014 che si è cominciato a mettere mano agli stipendi e alle pensioni d’oro dei superburocrati dell’Assemblea siciliana.
Il primo agosto di quell’anno, sotto la presidenza di Giovanni Ardizzone, entrò in vigore il limite a 240 mila euro agli stipendi dei dirigenti Ars, molti dei quali decisero quindi di andare in pensione per non perdere i diritti acquisiti. Dopo solo dieci mesi di servizio se ne andò anche il segretario generale del tempo, che nonostante la totale mancanza di trasparenza, si è calcolato guadagnasse una cifra di circa 500 mila euro annui lordi, assolutamente anacronistica, viste le sofferenze economiche della Sicilia già in quell’anno.
Tradotto in termini semplici, il segretario generale dell’Ars guadagnava 1.400 euro al giorno lordi. Ecco quindi che, per non perdere la lussuosa pensione, molti burocrati di Palazzo dei Normanni hanno deciso di mettersi a riposo, caricando il bilancio dell’Ars delle nuove sostanziose pensioni, oltre alle liquidazioni calcolate sull’ultimo stipendio. Si parla di pensioni medie da 13 mila euro al mese e di liquidazioni di un milione e 700 mila euro.
Oggi il Consiglio di presidenza ha deciso di ridurre le pensioni rispettando i seguenti scaglioni: del 15 % da 100 a 130 mila euro, del 25% quelle da 130 a 200 mila euro del 30% per le pensioni da 200 a 350 mila euro, del 35% per quelle da 350 a 500 mila euro, del 40% per le pensioni superiori a 500 mila euro. Il taglio verrà fatto a prescindere dal sistema di calcolo adottato per la liquidazione delle stesse pensioni.
La riduzione delle pensioni non riguarderà gli ex dipendenti “dispensati dal servizio per motivi di salute”. Il consiglio ha fatto anche sapere che i risparmi della spesa pensionistica, derivanti dall’applicazione della norma, saranno accantonati in un apposito fondo istituito nel bilancio dell’Ars.
Esulta il Movimento Cinque Stelle, che in una nota spiega come si risparmieranno circa 4,3 milioni di euro ogni anno. I deputati Cancelleri, Siragusa e Zito aggiungono che non si fermeranno a questo risultato, ma che entro il mese di luglio si possano ridurre anche i vitalizi degli ex deputati dell’Ars.
In merito il governatore Musumeci qualche mese fa aveva passato la palla al presidente dell’Ars Miccichè, che a sua volta ha istituito una apposita commissione per decidere sui tagli. Ma ad oggi nessuna decisione è stata presa e sul bilancio interno di previsione per il 2019 le pensioni dei deputati pesano con una percentuale di circa il 10 per cento, per un importo pari a 18,5 milioni di euro all’anno.