MONREALE – Nessuno stop cautelare alla restituzione dei beni agli eredi ed ai soci di Paolo Giambruno, monrealese, ex presidente dell’Ordine dei medici veterinari, nonché ex direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asp, deceduto l’anno scorso.
La Corte d’appello rigetta la richiesta di sospensiva della Procura, dopo la sentenza di fine maggio emessa dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale. I magistrati avevano dissequestrato nove conti correnti e quattro aziende.
I giudici avevano ribadito il «deprecabile atteggiamento» e la «spregiudicatezza» di Giambruno anche se non non si è riuscito a provare il suo presunto ruolo da prestanome nei confronti di Salvatore Cataldo, imprenditore edile già condannato per mafia.
Il processo d’appello sulla vicenda andrà avanti, ma intanto i beni devono tornare ai loro proprietari.
La prima sezione penale della sezione misure di prevenzione, presieduta da Raffaele Malizia, aveva dichiarato la non pericolosità sociale di Paolo Giambruno, ex presidente dell’ordine dei medici veterinari dell’Asp di Palermo, deceduto lo scorso 3 agosto.
La vicenda ebbe inizio nel 2010, in seguito alla denuncia da parte di un collega dello stesso Giambruno. Era stato lui contestato di aver chiuso un occhio sulle carni infette durante i controlli agli allevamenti e di essere vicino ad alcuni ambienti mafiosi. Le indagini portarono, nel 2015, all’obbligo di soggiorno e al sequestro di diversi beni intestati a Giambruno: yacht di lusso, conti correnti, società, quote delle srl Penta Engineering immobiliare, Unomar, Marina di Carini e Nautimed.